La stagione lavorativa estiva lentamente sta volgendo al termine, anche se le belle giornate continuano ad invogliare appassionati a trascorrere tempo in montagna. Quindi il lavoro non manca, nonostante siamo già a metà settembre.
Decido di prendermi una giornata di stacco, che poi stacco non è..alla fine i giorni che dedico “a me” sono sostanzialmente giorni verticali. Quindi “l’ufficio” resta sempre quello, la montagna!
Trovare qualcuno libero il lunedì, ed in generale giorni feriali, non è facile.. soprattutto perché non ho mai amato legarmi con chiunque capitasse.. per me è sempre stato più importante il rapporto di amicizia e rispetto piuttosto che la giornata da trascorrere scalando. Con gioia Simone mi dice di essere libero anche lui e dopo una telefonata decidiamo di andare a ficcare il naso su uno dei pochi itinerari che ancora non ho salito alle Spalle del Corno Piccolo, “Spleen et idéal”, sulla Seconda Spalla Ovest.
Alla fine di quella che è stata una giornata comunque intensa, ci ritroviamo io e Simone in cima alla Seconda Spalla soddisfatti e piacevolmente colpiti (in positivo) dalla qualità dell’itinerario. Visto che diverse relazioni cartacee consultate contengono pesanti inesattezze (ben due guide riportano uno spit che non esiste, per esempio..), decido di scriverne una aggiornata che possa essere di supporto a chi vorrà cimentarsi in una ripetizione.
Qui qualche considerazione che spero possa tornare utile. La via è molto bella ed è alla stregua di tante altre vie divenute delle classiche (come “Icosaedro” o “Zarathustra”): contiene un mix di stili di scalata assolutamente vario, dalla placca, al muro a buchi, alle fessure della parte alta. Quindi un bel test di arrampicata poliedrica. Il materiale presente in via è poco e questo probabilmente ha contribuito alle poche ripetizioni di cui ho notizia; a questo si aggiunge che quello presente è poco visibile (diversi chiodi e clessidre che non hanno cordino). Quindi non è facile orientarsi ed a volte si spera di aver preso la “strada giusta”; il tutto rende l’impegno mentale importante, se si considerano anche diversi run-out non evitabili. Ecco, se si ha voglia di mettersi alla prova su un terreno poco battuto, su roccia stupenda, questa può essere la via giusta.
A margine ritengo che una via bella ed impegnativa come questa meriterebbe un piccolo restauro conservativo; almeno andrebbero sostituiti i vecchi spit 8mm e ri-attrezzate le clessidre, molte delle quali attualmente risultano senza cordini e quindi poco visibili. Magari se questo articolo capitasse sotto gli occhi degli apritori potrebbe essere uno spunto per un contatto ed un confronto circa questa possibilità (io farei volentieri il lavoro).
Grazie a Simone per aver condiviso con me una giornata tutt’altro che malinconica!
_________________________________________________________________________________________
AGGIORNAMENTO 2024
Beh questa storia ha avuto un piacevole sviluppo e sono assai felice di poter scrivere qualche riga qui. Dopo la nostra ripetizione del settembre 2023 sono stato contattato da Marco Zitti, uno degli apritori. Marco si è subito detto entusiasta della possibilità di restaurare l’itinerario, dandomi carta bianca. Inoltre ha arricchito il nostro scambio di messaggi con piacevoli ricordi dell’apertura. Ma la stagione volgeva al termine ed ho aspettato quella dell’estate in corso (2024) per dare forma al progetto.
Fin dall’inizio l’idea è stata quella di fare un “semplice” lavoro di restauro, senza apportare modifiche al numero e al posizionamento delle protezioni fisse presenti (spit 8mm), col fine di conservare lo spirito con cui la salita è stata affrontata dagli apritori. Poi ho meditato sul materiale da usare e qui ho voglia di aprire una piccola parentesi, sperando di non annoiare.
La parentesi riguarda proprio i lavori di richiodatura, siano essi in quota o in falesia. La roccia non è infinita e non lo sono nemmeno le porzioni di roccia adatte ad ospitare la nuova protezione che sostituisce quella invecchiata. La longevità di un ancoraggio cresce di almeno 15-20 anni se si passa da un materiale zincato ad uno inox, ancora di più se di tipo 316L. Se si passa ad ancoraggi resinati in inox 316L tale longevità aumenta diventando il top. Il resinato evita anche tristi sorprese di trovare, ad esempio, una o più piastrine mancanti in itinerari in quota (per i più curiosi Michele Piolà, non uno sprovveduto, ha scritto diversi post sul tema..). Il concetto è che se richiodo con materiale scadente, tale lavoro durerà di meno e sarà presto necessario un nuovo lavoro.. ma alla fine la porzione di roccia per posizionare il nuovo ancoraggio correttamente si esaurisce. Ragioniamo non in ottica della nostra vita, ma anche in ottica delle future generazioni verso le quali dovremmo avere molto più rispetto di quanto ne abbiamo avuto finora. Morale della favola (una morale personale, ma sposata da gran parte della comunità di grandi apritori e chiodatori): se vogliamo fare un lavoro di ristrutturazione facciamolo bene, altrimenti è quasi meglio non farlo affatto.
Il vecchio e il nuovo..
E’ in questa ottica che ho impostato il lavoro su “Spleen”. I materiali utilizzati sono stati fittoni Climbing Technology di 12mm in acciaio inox 316L e resina epossidica pura. Questa scelta ha determinato una logistica ed una mole di lavoro ben superiore a quella necessaria se si fosse utilizzato un ancoraggio meccanico, ma credo che ne sia valsa decisamente la pena. Oltre alla sostituzione delle soste e degli spit con resinati, abbiamo anche reso più visibili i chiodi aggiungendo dei cordini e attrezzato con cordoni le clessidre in maniera che il tracciato fosse più intuibile. Il tutto ci ha impegnato per due giornate. Per i benpensanti “eh ma tanto ci portate i clienti” vorrei rispondere: a) ne avessimo di clienti che girano su quelle difficoltà b) 2 giornate guida moltiplicate per due persone fanno 1200 euro, 10 resinati costano almeno 60-70 euro, 30 euro per una cartuccia di resina epoxi, benzina ecc… ci si rende forse conto che una frase del genere non ha alcun senso.
Lavori in aperta parete
Siamo stati semplicemente felici e soddisfatti di aver dato nuovo splendore (mai termine fu più azzeccato) ad una via che merita e che ora può essere percorsa da tutti gli appassionati con qualche garanzia in più. L’impegno complessivo, ricordo, resta sempre da non sottovalutare perché non sono state aggiunte protezioni oltre quelle lasciate in apertura.
Spleen torna a splendere! Alessio sul passo chiave di L3
RINGRAZIMENTI
Il primo ringraziamento lo devo al mio fratellone e collega Alessio Nunziata che mi ha affiancato per due giorni in parete. Per un lavoro del genere è stato fondamentale poter fare affidamento su di lui che ha curato tutta la parte di salita da primo in entrambe le giornate e mi ha potuto far concentrare sul lavoro da svolgere in parete; è stato il mio angelo custode e per la sua sempre infinita disponibilità ogni ringraziamento è riduttivo. Il secondo ringraziamento lo devo a chi mi sostiene materialmente da anni, ovvero Campo Base Outdoor Roma e Climbing Technology. Il terzo ed ultimo va ai gestori degli impianti di Prati di Tivo (https://www.pdtx.it) che ci hanno prontamente sostenuto nella logistica delle due giornate.
_________________________________________________________________________________________
VAI ALLA RELAZIONE (PDF)
VAI ALLA NUOVA RELAZIONE (POST RESTYLING) NEW!
-
-
Il traverso iniziale di L3
-
-
Simone in arrivo su S3
-
-
Il tetto di L4
-
-
Simone su L3
-
-
L3
-
-
Simone su L1
-
-
Simone in grande esposizione su L2
-
-
Simone su L2
-
-
L3 two is meglio che one!
-
-
L3
Ringrazio al solito Climbing Technology e Campo Base Outdoor Roma per il supporto.
“Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente, nel mio cuore: la Speranza,
Vinta, piange, e l’Angoscia atroce, dispotica,
pianta, nel mio cranio riverso, il suo vessillo nero”
C. Baudelaire