Nuove calate seconda spalla, parete NE – Corno Piccolo, Gran Sasso

Da qualche giorno sono operative nuove soste di calata dalla parete NE della Seconda Spalla del Corno Piccolo. Era ormai tempo di dare una sistemata alla linea di calate presente su questo versante, soprattutto perché tante cordate adoperano soste di progressione di vie presenti in parete; queste ultime sono di solito su chiodi e clessidre collegate da cordoni (sempre più cordoni che si aggiungono a cordoni..) che versano in cattivo stato. 

Il vecchio e il nuovo..

Ho cercato di realizzare un lavoro che fosse il più possibile duraturo e sfruttabile con diverse lunghezze di corda. Il materiale utilizzato sono fittoni resinati inox 316L da 14mm e resina epossidica pura; i due fittoni resinati sono collegati in serie da un cordone (attualmente verde), il punto basso è dotato di anello di calata. E’ possibile effettuare le calate con corda singola da 60m (4 calate) oppure con una coppia di mezze da 60m (2 calate). Nel primo caso prestare molta attenzione perché le prime due doppie sono “al pelo” (nodi ai capi consigliati!)

La C2

CONSIGLI PER L’USO

Prima delle note tecniche vorrei dare qualche indicazione generale sulla discesa da una delle pareti più frequentate del Gran Sasso: l’aumento costante di praticanti pone sempre più problemi di sicurezza e di sovraffollamento (le due cose sono spesso legate).

  • Formarsi correttamente sulle manovre di corda doppia che resta pur sempre una tecnica “delicata” e addestrarsi a tempi di esecuzione che non siano geologici: spesso ci sono altre cordate che devono aspettare le lungaggini di cordate impreparate..
  • Preferire sempre calate corte a dubbie calate lunghe, per ridurre sia le possibilità di incastro che gli attriti nel recupero delle corde.
  • Preferire sempre la discesa a piedi alla discesa in doppia; quindi nel caso specifico scendere lungo il Canale Bonacossa che prevede qualche passo di III generalmente coadiuvato da corde fisse.
  • Per le cordate provenienti dalla parete N sarebbe auspicabile NON scendere sulle linee di salita, ma raggiungere la cresta e scegliere la calata in doppia dal versante NE o la discesa a piedi dal canale, al fine di non intralciare le cordate ancora impegnate nella salita. 

La C4

DISCESA VERSANTE NE

Per reperire la prima calata bisogna dalla cresta muoversi verso N e prima che inizi a degradare abbassarsi su una piccola cengia verso NE dove è presente la prima comoda sosta. Per chi esce dalle vie Vecchiaccio, Aquilotti 72, Placche del Totem del versante SO, la sosta di calata è 4m a sx  dell’uscita in cresta (faccia a monte). Le soste sono tutte a fittoni resinati Climbing Technology con anello di calata sul punto inferiore. 

Da C1 a C2: 30m!

Da C2 a C3: 29m! (in leggero obliquo a dx faccia a valle)

Da C3 a C4: 25m (in leggero obliquo a dx faccia a valle)

Da C4 al canale: 30m (oppure 15m e si arriva su comoda cengia)

Ringrazio Corrado Vaccaro ed Alessio Nunziata per il supporto logistico; Lorenzo di Tullio, Luigi Ciano, Mirco Di Girolamo, Giampiero Continenza, Alessio Angeloni per il supporto economico nell’acquisto del materiale d’armo. 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina UIAGM

Al lavoro! (foto di C. Vaccaro)

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Calate “Punta dei due” – Fiamme di Pietra – Corno Piccolo

La Punta dei Due è una delle guglie che costituiscono il complesso di pinnacoli noto come “Fiamme di Pietra”, nella propaggine sud del massiccio del Corno Piccolo, sul Gran Sasso.

Diversi e sempre interessanti sono i tracciati alpinistici che terminano su questa cima: la famosa via “Gervasutti” oppure la bella e panoramica cresta sud-ovest alle Fiamme, tanto per citarne alcuni.

Dato che è uno dei settori con avvicinamento maggiore, ho pensato potesse fare comodo integrare le soste per le doppie già presenti con altre soste che consentono ora di scendere anche con corda di 50m; questo sia per risparmiare peso durante l’avvicinamento, sia per ridurre la possibilità di incastro. Queste soste possono tornare utili anche a chi percorre la via Chiaraviglio-Berthelet al “contrario” e voglia adoperare una corda da 50m per scendere sul versante sud delle Fiamme.

Prima doppia dalla cima della Punta dei Due, versante est

Doppia dal termine del primo camino della Chiaraviglio (versante sud)

Le soste aggiunte sono a fix inox 316L da 8mm

Di seguito prima una descrizione testuale e poi le foto descrittive.

Dalla Punta dei Due si reperisce una sosta a fix sul versante Est (ce ne sono due, ma da entrambe è possibile calarsi con corda da 50m)

Dalla sosta a cui si perviene (è posta lungo l’ultimo tiro della via “Perdenti nati”) con un’altra calata si raggiunge il balcone della Chiaraviglio. Da qui a piedi ci si sposta a dx (faccia a valle) lungo facile cengia e si reperisce la sosta a fix posta al termine del camino della Chiaraviglio.

Da questa con una calata di 23m circa fino alla base del camino (sosta su due fix 8mm collegati)

Dalla precedente con una calata di 25m (attenzione!) fino ad un comodo ripiano con blocchi incastrati intercettando la linea della Gervasutti. Da qui due opzioni: o ultima calata su cordone blu su blocco o disarrampicando (passo di III) fino alla base lato vallone dei Ginepri.

Grazie a chi mi supporta da tempo: Climbing technology – Campo Base Outdoor – Parbat

 

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“SPLEEN ET IDÉAL” – CORNO PICCOLO, SECONDA SPALLA – RELAZIONE

La stagione lavorativa estiva lentamente sta volgendo al termine, anche se le belle giornate continuano ad invogliare appassionati a trascorrere tempo in montagna. Quindi il lavoro non manca, nonostante siamo già a metà settembre. 

Decido di prendermi una giornata di stacco, che poi stacco non è..alla fine i giorni che dedico “a me” sono sostanzialmente giorni verticali. Quindi “l’ufficio” resta sempre quello, la montagna!

Trovare qualcuno libero il lunedì, ed in generale giorni feriali, non è facile.. soprattutto perché non ho mai amato legarmi con chiunque capitasse.. per me è sempre stato più importante il rapporto di amicizia e rispetto piuttosto che la giornata da trascorrere scalando. Con gioia Simone mi dice di essere libero anche lui e dopo una telefonata decidiamo di andare a ficcare il naso su uno dei pochi itinerari che ancora non ho salito alle Spalle del Corno Piccolo, “Spleen et idéal”, sulla Seconda Spalla Ovest.

Alla fine di quella che è stata una giornata comunque intensa, ci ritroviamo io e Simone in cima alla Seconda Spalla soddisfatti e piacevolmente colpiti (in positivo) dalla qualità dell’itinerario. Visto che diverse relazioni cartacee consultate contengono pesanti inesattezze (ben due guide riportano uno spit che non esiste, per esempio..), decido di scriverne una aggiornata che possa essere di supporto a chi vorrà cimentarsi in una ripetizione.

Qui qualche considerazione che spero possa tornare utile. La via è molto bella ed è alla stregua di tante altre vie divenute delle classiche (come “Icosaedro” o “Zarathustra”): contiene un mix di stili di scalata assolutamente vario, dalla placca, al muro a buchi, alle fessure della parte alta. Quindi un bel test di arrampicata poliedrica. Il materiale presente in via è poco e questo probabilmente ha contribuito alle poche ripetizioni di cui ho notizia; a questo si aggiunge che quello presente è poco visibile (diversi chiodi e clessidre che non hanno cordino). Quindi non è facile orientarsi ed a volte si spera di aver preso la “strada giusta”; il tutto rende l’impegno mentale importante, se si considerano anche diversi run-out non evitabili. Ecco, se si ha voglia di mettersi alla prova su un terreno poco battuto, su roccia stupenda, questa può essere la via giusta.

A margine ritengo che una via bella ed impegnativa come questa meriterebbe un piccolo restauro conservativo; almeno andrebbero sostituiti i vecchi spit 8mm e ri-attrezzate le clessidre, molte delle quali attualmente risultano senza cordini e quindi poco visibili. Magari se questo articolo capitasse sotto gli occhi degli apritori potrebbe essere uno spunto per un contatto ed un confronto circa questa possibilità (io farei volentieri il lavoro).

Grazie a Simone per aver condiviso con me una giornata tutt’altro che malinconica!

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AGGIORNAMENTO 2024

Beh questa storia ha avuto un piacevole sviluppo e sono assai felice di poter scrivere qualche riga qui. Dopo la nostra ripetizione del settembre 2023 sono stato contattato da Marco Zitti, uno degli apritori. Marco si è subito detto entusiasta della possibilità di restaurare l’itinerario, dandomi carta bianca. Inoltre ha arricchito il nostro scambio di messaggi con piacevoli ricordi dell’apertura. Ma la stagione volgeva al termine ed ho aspettato quella dell’estate in corso (2024) per dare forma al progetto.

Fin dall’inizio l’idea è stata quella di fare un “semplice” lavoro di restauro, senza apportare modifiche al numero e al posizionamento delle protezioni fisse presenti (spit 8mm), col fine di conservare lo spirito con cui la salita è stata affrontata dagli apritori. Poi ho meditato sul materiale da usare e qui ho voglia di aprire una piccola parentesi, sperando di non annoiare.

La parentesi riguarda proprio i lavori di richiodatura, siano essi in quota o in falesia. La roccia non è infinita e non lo sono nemmeno le porzioni di roccia adatte ad ospitare la nuova protezione che sostituisce quella invecchiata. La longevità di un ancoraggio cresce di almeno 15-20 anni se si passa da un materiale zincato ad uno inox, ancora di più se di tipo 316L. Se si passa ad ancoraggi resinati in inox 316L tale longevità aumenta diventando il top. Il resinato evita anche tristi sorprese di trovare, ad esempio, una o più piastrine mancanti in itinerari in quota (per i più curiosi Michele Piolà, non uno sprovveduto, ha scritto diversi post sul tema..). Il concetto è che se richiodo con materiale scadente, tale lavoro durerà di meno e sarà presto necessario un nuovo lavoro.. ma alla fine la porzione di roccia per posizionare il nuovo ancoraggio correttamente si esaurisce. Ragioniamo non in ottica della nostra vita, ma anche in ottica delle future generazioni verso le quali dovremmo avere molto più rispetto di quanto ne abbiamo avuto finora. Morale della favola (una morale personale, ma sposata da gran parte della comunità di grandi apritori e chiodatori): se vogliamo fare un lavoro di ristrutturazione facciamolo bene, altrimenti è quasi meglio non farlo affatto.

Il vecchio e il nuovo..

E’ in questa ottica che ho impostato il lavoro su “Spleen”. I materiali utilizzati sono stati fittoni Climbing Technology di 12mm in acciaio inox 316L e resina epossidica pura. Questa scelta ha determinato una logistica ed una mole di lavoro ben superiore a quella necessaria se si fosse utilizzato un ancoraggio meccanico, ma credo che ne sia valsa decisamente la pena. Oltre alla sostituzione delle soste e degli spit con resinati, abbiamo anche reso più visibili i chiodi aggiungendo dei cordini e attrezzato con cordoni le clessidre in maniera che il tracciato fosse più intuibile. Il tutto ci ha impegnato per due giornate. Per i benpensanti “eh ma tanto ci portate i clienti” vorrei rispondere: a) ne avessimo di clienti che girano su quelle difficoltà b) 2 giornate guida moltiplicate per due persone fanno 1200 euro, 10 resinati costano almeno 60-70 euro, 30 euro per una cartuccia di resina epoxi, benzina ecc… ci si rende forse conto che una frase del genere non ha alcun senso.

Lavori in aperta parete

Siamo stati semplicemente felici e soddisfatti di aver dato nuovo splendore (mai termine fu più azzeccato) ad una via che merita e che ora può essere percorsa da tutti gli appassionati con qualche garanzia in più. L’impegno complessivo, ricordo, resta sempre da non sottovalutare perché non sono state aggiunte protezioni oltre quelle lasciate in apertura.

Spleen torna a splendere! Alessio sul passo chiave di L3

RINGRAZIMENTI

Il primo ringraziamento lo devo al mio fratellone e collega Alessio Nunziata che mi ha affiancato per due giorni in parete. Per un lavoro del genere è stato fondamentale poter fare affidamento su di lui che ha curato tutta la parte di salita da primo in entrambe le giornate e mi ha potuto far concentrare sul lavoro da svolgere in parete; è stato il mio angelo custode e per la sua sempre infinita disponibilità ogni ringraziamento è riduttivo. Il secondo ringraziamento lo devo a chi mi sostiene materialmente da anni, ovvero Campo Base Outdoor Roma e Climbing Technology. Il terzo ed ultimo va ai gestori degli impianti di Prati di Tivo (https://www.pdtx.it) che ci hanno prontamente sostenuto nella logistica delle due giornate.

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VAI ALLA RELAZIONE (PDF)

VAI ALLA NUOVA RELAZIONE (POST RESTYLING) NEW!

Ringrazio al solito Climbing Technology e Campo Base Outdoor Roma per il supporto.

“Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente, nel mio cuore: la Speranza,
Vinta, piange, e l’Angoscia atroce, dispotica,
pianta, nel mio cranio riverso, il suo vessillo nero”

C. Baudelaire

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“Back in black” nuova via invernale allo Sperone Franchetti – Gran Sasso

Visto che in diversi mi stanno scrivendo per avere info su questa linea aperta nel Vallone delle Cornacchie, sullo Sperone Franchetti, nel cuore del Gran Sasso, scrivo qui una veloce relazione.

Si tratta di un couloir che delimita a sx lo sperone su cui sono state tracciate le vie estive. Ben visibile già dal parcheggio di Cima Alta con un buon binocolo per accertarsi delle condizioni. L’itinerario è facile e godibile; con assenza o poca neve durante l’avvicinamento diviene ancora più piacevole e può nel caso essere abbinato ad una salita più lunga ed impegnativa se resta tempo. Spunta proprio a ridosso dei nuovi bagni del rifugio Franchetti ed è possibile facilmente reperire la sosta se ci si vuole calare alla base (sufficienti due doppie, la prima da 40m e la seconda da 60m). Nella relazione descrivo l’accesso dal basso.

Prestare molta attenzione alla stabilità del manto alla base dello sperone, nonché ad accidentali scivolate perché ci si ritroverebbe direttamente sull’A24 …

 

“BACK in BLACK” 100 m, AI 2+, M3, II (AD+/D-)

Sperone Franchetti, Vallone delle Cornacchie, Gran Sasso

Riccardo Quaranta e Francesco Del Vecchio dal basso il 6/1/2023

Prima Rp S. Mazzolini, D. Donini & Co. il 8/1/2023

 

ACCESSO

Come per le vie estive ma al cippo di cemento traversare decisamente a sx, in discesa, per portarsi alla base della parete sottostante (prestare attenzione co terreno particolarmente ghiacciato). Individuare una rampa di AI che sale in diagonale verso dx verso un evidente colatoio.

L1, 60m, AI 2+ e 60°

Salire la rampa al termine della quale c’è un fix, poi dritti per una bellissimo tratto di alpine ice (sottile) fino ad una zona più pianeggiante; proseguire dritti su pendio più facile, bordato da rocce a dx (friend) al termine del quale si traversa a sx e si sosta comodamente. Sosta su fix inox 8mm e maglia di calata.

L2, 40m, AI2, M3 e 60°

Ci si porta a dx su ghiaccio sottile, poi dritti verso un piccolo bombamento che si supera con divertente passaggio di misto (M3), poi lungo il canale nevoso a reperire la sosta sulla sx (2 fix con cordone, fin qui 40m) o direttamente alla staccionata del rifugio con altri 15 m circa.

DISCESA

A piedi lungo il sentiero di accesso al rifugio Franchetti.

MATERIALE

Corda da 60m, ganci da ghiaccio, scelta di friend dal grigio al rosso BD, scelta di dadi; chiodi da ghiaccio sostanzialmente inutili essendo il ghiaccio abbastanza sottile e comunque possibilità buone di proteggersi su roccia.

Grazie a Francesco per aver condiviso con me in spensieratezza questa salita.

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

 

 

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SPERONE FRANCHETTI – GRAN SASSO: nuova falesia di arrampicata

Quella della falesia dello “Sperone Franchetti” è una storia che inizia un po’ di tempo fa. Da anni transitavo spesso per lavoro al Rifugio Franchetti e altrettanto spesso mi capitava di commentare con clienti ed amici quanto sarebbe stato bello poter scalare lo sperone su cui l’edificio è posto. Un po’ sulla falsa riga dei tanti rifugi dell’arco alpino che hanno falesie o vie davvero a due passi. 

Immaginavo potersi svegliare la mattina, fare colazione e catapultarsi a scalare a due passi, immersi in un ambiente che non ha bisogno di presentazioni, una cornice divenuta iconica per tutto l’Appennino, dove è possibile contestualmente osservare il mare e cime che sfiorano i 3000 m. 

Finalmente questa idea è stata realizzata e dal cassetto si è trasferita sulla roccia. Il percorso non è stato rapido, tantomeno scontato. Incuriosito dalla mia idea, prima di tutto, ho avuto l’appoggio del presidente dell’ASD Respira Il Gran Sasso, Antonio Scipioni. Collaboro ormai da anni con tale realtà che si rivolge ai professionisti della montagna per divulgare la sua frequentazione attraverso corsi ed uscite. Ricordo le parole di Antonio che mi disse, sempre con il suo fare estremamente operativo e pragmatico “Ricca’ se te serve ‘na mano partecipiamo volentieri al progetto”. Aprire vie di stampo sportivo in un luogo del genere poneva tuttavia alcune problematiche, prima di tutto quella ambientale. Quindi da subito abbiamo concordato che l’iter dovesse essere quello stabilito dalle leggi vigenti sia a livello comunale che del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga. L’ASD RGS ha quindi fatto propria l’idea, finanziandola. Dopo esser stato redatto, il progetto ha seguito il regolare iter prima attraverso il Comune di Pietracamela e successivamente per il parere del Parco circa il disturbo che l’attività di arrampicata potesse arrecare alla fauna e flora presente. In quest’ultima fase un lavoro estremamente importante è stato svolto dal dott. Guido Morini (storico socio di RGS!!) che con passione e professionalità unica ha redatto lo studio di impatto ambientale, che tecnicamente si chiama “VINCA”. Ad un anno circa dalla presentazione dei documenti,  finalmente tutti i permessi sono stati rilasciati..siamo all’estate ormai agli sgoccioli, quella del 2021. 

Anche la fase operativa non è stata delle più banali, non fosse altro che non abbiamo potuto usufruire della cabinovia che da Prati di Tivo conduce alla “Madonnina”. Per dare alcuni numeri, solo il materiale d’armo pesava più di 30 kg., per non parlare di tutto il resto necessario ai lavori. 

Grazie al contributo sia di alcuni soci di RGS che di Simone “Zeta” Saccomandi, Leonardo, Antonio Patullo, abbiamo trasportato in quota tutto il necessario. I lavori sono potuti così iniziare, negli ultimi dieci giorni di agosto. Le giornate si sono svolte in maniera abbastanza intensa con lunghe permanenze in parete; in questo sono stato affiancato da Simone ed Antonio “Sacchetto” con cui ho condiviso la tracciatura e realizzazione di un po’ tutti gli itinerari. A supportarci energeticamente e moralmente ci ha pensato tutto lo staff del Rifugio Franchetti a cui ci siamo rivolti ogni qual volta cali glicemici o di idratazione (i famosi sali minerali..) si prospettavano all’orizzonte!

L’ultima “fatica” è stata il trasporto della bacheca descrittiva da valle fino al sentiero di accesso alla falesia: il merito va al solito gruppetto di RGS capitanati dal “Pres”. Per una giornata hanno indossato i panni di sherpa o muli (fate voi) terminando la missione con successo!  

Il sito di arrampicata attualmente conta 3 vie a più tiri (sviluppo 70m ciascuna) e 6 vie monotiro dai 20 ai 24m; le difficoltà sono contenute, 5c+ e 5a rispettivamente per le due tipologie. La chiodatura è ravvicinata a fittoni resinati inox della Vertical Evolution (con una particolare finitura mimetica per ridurre l’impatto visivo), le soste sono tutte con due punti collegati da catena (tranne sulla S1 di Bandiera Bianca). 

Il progetto si aggiunge al progetto Trad Climbing Flames (arrampicata trad alle Fiamme di Pietra) del 2019 e quello di ristrutturazione dei Diedri Lucchesi del 2020

La speranza è quella di aver dato un’opportunità di divertimento, crescita e lavoro a chiunque volesse coglierla.

I miei ringraziamenti personali:

ASD Respira Il Gran Sasso

Rifugio Franchetti (tutto lo staff)

Ente Parco Nazionale Gran Sasso – Monti della Laga

Comune di Pietracamela

Simone “Zeta” Saccomandi, Antonio “Sacchetto” Patullo, Guido Morini, Maura Bonaduce

Antonacci srl Campobasso per il supporto tecnico

Chi mi affianca tutti i giorni: Climbing TechnologyCampo Base Outdoor RomaGarmont

 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina del Collegio Abruzzo

SCHEDA TECNICA e RELAZIONE VIE

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SPERONE FRANCHETTI – RELAZIONI

 

Settore multipitch
Nome Lunghezza Difficoltà
1) Lo psicanalista 72m L1: 25m L2: 20m L3: 27m L1: 5a+  L2: 4c L3: 5c+
2) Diretta al Franchetti 70 m L1: 20m, L2: 25m, L3: 25m  L1: 5c  L2: 5b   L3: 4c
3) Bandiera bianca 70 m L1: 25m L2: 20m L3: 25m L1: 5a  L2: 5a   L3: 5b+
Settore monotiri
1) Zen 22 m 4c
2) Glicemia portami via 22 m 5a
3) Muffin 20 m 4b
4) Sintomi pasturali 22 m 4c
5) La canzone dei vecchi amanti 23 m  4c
6) Citrone volante 20 m 4c

ACCESSO Dall’arrivo della cabinovia che da Prati di Tivo collega “La Madonnina”, seguire le indicazioni per il rifugio Franchetti. Superare un breve tratto attrezzato, continuare a salire fino ad arrivare in vista dello sperone. All’altezza di un tornante a dx, in una zona pianeggiante, lasciare il sentiero e rintracciare la fila di ometti che in pochi minuti, passando accanto ad un cippo di cemento, conduce alla base del settore dei multipitch; 50’ dalla stazione de “La Madonnina” (o se la cabinovia non funziona 1 h e 30’ da loc.Cima Alta). Per il settore dei monotiri: dal settore multipitch costeggiare la parete verso dx (faccia a monte), prima scendendo un po’ di metri poi risalendo sul margine di una conca sassosa (5’).

MATERIALE NECESSARIO: 10 rinvii, corda singola da 50m sufficiente, casco. 

ESPOSIZIONE: NE per “Lo psicanalista”, N per le altre vie; il settore monotiri è esposto a NW. 

PERIODO IDEALE: estate, da evitare in giornate fredde. Generalmente riparato dal vento. 

NOTE: per limitare l’impatto visivo delle protezioni si sono adoperati fittoni resinati inox 304 con una superficie opaca, molto simile al colore della roccia. Ciò li rende poco visibili durante la progressione: cercateli attentamente prima di ingaggiarvi in pericolosi run-out!!!

1) “LO PSICANALISTA”, 72m, 5c max, S1 (S. Saccomandi – R. Quaranta, agosto 2021)

L1, 25m, 5a+

Si attacca in placca sul margine sx della parete, prima dritti poi a sx a cercare la roccia migliore. Sosta su resinati collegati.

L2, 20m, 4c

In obliquo a sx poi dritti ad affrontare un tratto più verticale ma ben ammanigliato e sostare sotto una pancia. sosta su resinati collegati.

L3, 27m, 5c+

Si affronta la pancia con un paio di passaggi di forza, la si supera e si prosegue via via su difficoltà minori. Sosta su resinati collegati.

Discesa: vedi “Diretta al Franchetti”

 

2) “DIRETTA AL FRANCHETTI”, 70m, 5c max, S1 (R. Quaranta – A. Patullo, agosto 2021)

L1, 20m, 5c+

Si attacca sulla verticale di una specie di nicchia erbosa, poi a sx in placca, quindi dritti (passo chiave). Continuare dritti su bellissima roccia ed infine deviare a dx verso la S1. Sosta su resinati collegati.

L2, 25m, 5b

Dalla S1 a sx, poi dritti ad una fessura; si perviene su una piccola cengia, quindi leggermente a dx ad affrontare un leggero strapiombo. Si affronta una solida placca fin sotto una pancia che si supera con arrampicata atletica, infine si sosta comodamente sulla sx. Sosta su resinati collegati.

L3, 25m, 4c

Dritti sopra la S2, si supera una vecchia sosta a chiodi, poi in costante leggero diagonale a dx si perviene a pochi passi dalla bandiera del rifugio. Sosta su resinati collegati.

Discesa: in doppia lungo la via o a piedi lungo il sentiero di accesso al rifugio. 

 

3) “BANDIERA BIANCA”, 70m, 5b+ max, S1 (R. Quaranta, agosto 2021)

L1, 25m, 5a

Prima in placca su roccia un po’ rotta che migliora lungo il tiro; si supera una zona più verticale e si sosta in una nicchia. Resinati da collegare. 

L2, 20m, 5a

In diagonale verso sx con arrampicata divertente su prese buone, poi dritti una bella fessura ed infine in obliquo a dx fin sotto un piccolo strapiombo. Sosta su resinati collegati

L3, 25m, 5b+

Dalla sosta leggermente a sx, poi dritti su placca verticale ed atletica; la si supera e poi si abbandona il canalino rimontando su bella roccia a sx fino alla S3.

Discesa: vedi “Diretta al Franchetti”

 

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DIEDRO LUCCHESI di SINISTRA e DESTRA, RELAZIONI

SETTORE “FIAMME DI PIETRA” del CORNO PICCOLO, GRAN SASSO.

Relazioni aggiornate al settembre 2020.

 

DIEDRO LUCCHESI di DESTRA

Gianluigi Barbuscia, Sergio Lucchesi – Settembre 1957

70m, IV+ max, R2, II. 

Attacco: dalla “Normale” al Campanile Livia, poco più in basso di un evidente diedro-camino. 

L1, 25m, III+/IV-. Si risalgono dei facili gradoni che conducono alla base di un canalino (1ch.) che successivamente diventa camino. Si perviene ad un comodo terrazzo dove si sosta. Sosta su due fittoni resinati sulla sx.  

L2, 30m, IV+. Dalla sosta leggermente a dx a prendere due fessure parallele (1ch) che conducono ad un comodo terrazzo (vari ch. di sosta); da questo ci si porta leggermente a sx su placca (se si continua lungo la fessura sopra al terrazzo il grado è V/V+) per poi rientrare a dx e raggiungere un altro comodo terrazzo. Sosta su due fittoni resinati.

L3, 15m, IV+. Dritti con bella arrampicata in diedro-fessura (1ch) su roccia ottima si esce su comoda cengia in cresta. Sosta su due fittoni resinati. 

DISCESA. Due possibilità: 

  1. in doppia lungo la via di salita, sufficiente una corda singola da 50m (prestare attenzione, siamo “al pelo”..) 
  2. b) dalla S3 ci si abbassa a prendere l’ultima sosta del “Diedro Lucchesi di sinistra”; da questa con una doppia da 25m si perviene al forcellino che divide il Campanile Livia dalla Punta dei Due; da qui con un’altra doppia di 25m ci si cala lungo la “Normale al Campanile Livia” superando così il suo tratto più impegnativo. A piedi, sempre lungo la Normale, si rientra alla base della parete sul sentiero che conduce alla Sella dei due Corni.  

 

DIEDRO LUCCHESI di SINISTRA

Gianluigi Barbuscia, Sergio Lucchesi – Settembre 1957

90m, IV+ max, R2, II.

Attacco: dall’inizio della “Normale al Campanile Livia” si prosegue una ventina di metri lungo il sentiero che conduce alla ferrata Danesi. Subito dopo aver aggirato in discesa un grande masso, ci si porta alla base di una placca compatta, bordata a dx da un diedrino e a sx da una fessura.

L1, 40m, IV+. Si prende la fessura (passo di IV+, friend), poi su terreno più facile in leggero obliquo a sx (ch) si incrocia la “Normale al campanile”. Si prende una placca e poi un diedro-rampa obliquo a sx al termine del quale si sosta. Sosta su due fittoni resinati sulla sx. In alternativa si può saltare la parte iniziale più difficile di questo tiro partendo dalla “Normale”.

L2, 22m, IV+. Leggermente a dx a prendere una fessura obliqua (consigliato stare in placca sul lato sx), la si sale con bella ed esposta arrampicata; si entra poi in un diedro via via più verticale (passi di IV+) e si esce su terrazzo. Sosta su due fittoni resinati. 

L3, 28m, IV. Si sale il diedro soprastante (ch), da un terrazzo si prende un diedro obliquo a sinistra (ch.), qualche metro prima del termine lo si abbandona per una placca ammanigliata a sx. Si esce su comodo terrazzo. Sosta su due fix con anello di calata. 

DISCESA. Due possibilità: 

  1. in doppia lungo la via di salita dalla S3 alla S2, dalla S2 alla S1, da quest’ultima alla intersezione con la “Normale”. In questo caso sufficiente una corda singola da 50m (prestare attenzione, siamo “al pelo”..) 
  2. b) dalla S3 con una doppia da 25m si perviene al forcellino che divide il Campanile Livia dalla Punta dei Due; da qui con un’altra doppia di 25m ci si cala lungo la “Normale al Campanile Livia” superando così il suo tratto più impegnativo. A piedi, sempre lungo la Normale, si rientra alla base della parete sul sentiero che conduce alla Sella dei due Corni.  

MATERIALE n.d.a, serie di friend dal grigio al giallo BD. 

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Stage di trad climbing alle Fiamme di Pietra, Corno Piccolo, Gran Sasso

Qualche foto ed un piccolo video della prima giornata dello stage di arrampicata trad svoltosi nello spettacolare scenario delle Fiamme di Pietra del Corno Piccolo, sul Gran Sasso.

Abbiamo iniziato con lo sgranchirci con un po’ di arrampicata in fessura in top rope, parlando delle varie tecniche di incastro.

Ci siamo poi occupati dell’attrezzatura necessaria a praticare il trad climbing (o arrampicata tradizionale), cioè friend, nut e cordini/fettucce.

Alla teoria è seguita la pratica nel posizionamento delle protezioni, fatta prima in top rope e successivamente da primi.

Le vie salite fanno parte del progetto #tradclimbingflames 2019 che ha dato vita a 20 tiri nuovi, tutti in stile “trad” su questo spettacolare angolo del Corno Piccolo (qui tutte le info sugli itinerari)

Grazie a Tony, Nicola e Pasquale per la fiducia e la bellissima giornata trascorsa insieme!

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Via Chiaraviglio – Berthelet al Corno Piccolo, Gran Sasso

Oggi giornata di pioggia, ne approfitto per montare qualche video realizzato durante questa stagione alpinistica così intensa. Estate 2020,  8 agosto.. tuttavia le condizioni, come si potrà vedere, non erano affatto estive. Ma avendo al seguito due tipi tosti come Lorenzo e Giuseppe, ce la siamo goduta lo stesso. Resta un itinerario storico e da non mancare sul Corno Piccolo.

Grazie a Garmont (le Dragontail LT si comportano ottimamente su questi terreni), Climbing Technology e Campo Base Roma per supporto nel mio lavoro come nella mia passione.

 

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“Maria Grazia Mondanelli”, Corno Piccolo, Gran Sasso

“Via bella e difficile” si legge in rete su questo itinerario; questi due sembrano essere gli aggettivi più ricorrenti, anche in chi la ripete. Io devo confermare questi giudizi, tanto che finora rappresenta di sicuro una delle vie più belle salite sul Gran Sasso. Non solo per il tracciato, la franca qualità della roccia (in alcuni tratti è davvero perfetta) ma anche per un impegno psicologico che permane nonostante il re-styling subito: soste e fix nuovi a sostituzione dei vecchi spit 8mm.

Laura mi raggiunge ad S3

L’ingaggio resta ed è bene che lo sappia chi vuole cimentarsi in una sua ripetizione; ad i lunghi tratti sprotetti, su difficoltà che non sono proprio popolari, si aggiunge, nella prima metà della via, la necessità di cercare l’itinerario in un mare di placca. Insomma un viaggio nella testa che a me è piaciuto molto e che merita di restare tale: il fascino di vie come questa permane se restano invariate le regole del gioco stabilite dagli apritori. 

Grazie a Laura che mi ha accompagnato in questa splendida giornata e si è mostrata all’altezza del su primo itinerario di ED-!!

MATERIALE n.d.a., set di friend dal n. 0.3 al 1 BD, set di tricam, cordini e fettucce.  

Tracciato della via. Foto tratta dalla guida “Il chiodo fisso” di P. Ledda, Ed. Il Lupo

RELAZIONE

“Maria Grazia Mondanelli” Corno Piccolo, Seconda Spalla, parete SW

Pio Pompa e Carlo Di Marco, luglio 1986. 

ED-, VII oppure nella scala moderna: 6b, RS3, II 

210 m, (5L)

Relazione basata sulla RP del 21/8/2019 di R. Quaranta e L. D’Alessandro

n.b. indicazioni date “faccia a monte”

ACCESSO

Percorrere il “Sentiero Ventricini” dall’arrivo della cabinovia alla “Madonnina”, superare i primi tratti attrezzati a cui seguono due scalette metalliche fino a pervenire alla “Forcella del Belvedere”. Da qui scendere, sempre lungo il sentiero, percorrere un tratto in piano e fermarsi una ventina di metri prima di un forcellino.

ATTACCO

7-8m a dx della via “Aquilotti 75”, quest’ultima riconoscibile per un paio di chiodi visibili dal basso. La via qui descritta attacca in un diedro accennato chiuso a dx da un arco di roccia rotta che piega verso sx.

L1 Attaccare sfruttando inizialmente l’arco di roccia che piega verso sx, poi lasciarlo a favore del diedro accennato (ch), continuare lungo questo fin sotto un tettino (ch) che si supera in costante obliquo verso sx. Pervenire alla base di una parete a rivoli. Salirla in leggero obliquo verso dx (poca o nessuna possibilità di protezione) oppure salire sfruttando la fessura un po’ erbosa che la borda sulla sx ed infine traversare a dx. Si perviene ad una comoda cengia dove si sosta. Sosta su due fix. (V+, 40 m)

L2 Ci si porta leggermente a dx poi dritti (tratto sprotetto) puntando ad uno strapiombo accennato, ci si protegge prima con un friend (meglio doppiarlo) su una fessura orizzontale visibile dal basso, si affronta lo strapiombo (VI-) e si attacca la fessura immediatamente al di sopra (proteggibile bene a friend) fin dove si esaurisce. Poi leggermente a sx puntando ad un chiodo ( possibile friend ma distante dal passo, VI+), successivamente ad un fix, che si supera. Leggermente a dx (friend piccolo poco sopra una zolla d’erba), poi dritti (cl), poi in traverso a sx puntando ad fascio di cordini (ch. e cl. delle “Placche di Manitù”). Da questi in traverso verso sx (VI-) alla sosta. Sosta su due fix. (VI+, 40m)

L3 Salire un po’ a dx verso un tratto di roccia lisciato (chiodo nascosto), poi a sx ad uno spit, si affronta la parete leggermente strapiombante alla dx della protezione (VII), si rimonta su una scaglia (non la userei per piazzare protezioni..), poi a dx ad un secondo spit, poi poco a sx ad un diedro fessurato un po’ erboso (cordone visibile in alto) al termine del quale si sosta su comoda cengia. Sosta su due fix. (VII, 40m)

L4 Piu o meno dritti in placca (V+) a raggiungere una fessura orizzontale (più facilmente se dalla sosta si traversa bassi a sx) che si segue spostandosi a sx fino ad intercettare una fessura verticale. La si segue (ch) fin dove muore (spit). Dallo spit traversare a sx (cl) a raggiungere un’aerea ma comoda sosta. (V+ 35m)

L5 Verticalmente fin sotto un tetto (friend), lo si supera con buone prese (V), poi in traverso a sx a due chiodi ravvicinati. Da questi leggermente a dx e poi di nuovo dritti su roccia spettacolare ma proteggibile solo con tricam (V) fin sotto un tetto (friend) che si aggira a dx. Si prende una fessura verticale (V+, ch) e con difficoltà decrescenti si esce sul ciglio della parete. Sosta su due fix sul bordo (scomoda) oppure su spuntone in cresta (V+, 50 m) 

Discesa

E’ possibile anche lungo la via stessa essendo tutte le soste attrezzate per le doppie; sempre in doppia è possibile reperire le soste di calata che fiancheggiano sulla sx (faccia a valle) il canale Bonacossa. Oppure a piedi lungo il Canale Bonacossa che riconduce al margine della parete N della Seconda Spalla.

Vuoto e “slego” su L2

 

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