CALANQUES CLIMBING TRIP
“I see a picture
By the lamp’s flicker
Isn’t it strange how
Dreams fade and shimmer”
Da “To France” – Mike Oldfield
Spesso la genesi dei miei viaggi di scalata è legata ad una foto: vedo un’immagine che mi colpisce, leggo la descrizione, mi informo e in molti casi decido di andare a vedere di persona. Ogni racconto, ogni figura, ogni video, dico sempre, non è che un surrogato dell’esperienza reale. Ed anche questo viaggio non fa eccezione. Sono rimasto affascinato da questa zona della Francia che ci ha regalato giornate stupende: quell’immagine che aveva attirato la mia attenzione, quella torta a tre strati, si è rivelata davvero un’attrazione da non mancare. Questo piccolo racconto, sotto forma di diario, vuole anche fornire delle indicazioni pratiche a chi volesse visitare il Parco Nazionale delle Calanques in ottica verticale.
Sabato 26 aprile 2025
Una sveglia antelucana, di quelle che da anni ho imparato ad odiare per bene, ma non so per quale strana ragione poi mi ritrovo sempre a “spegnere”… tipo le 3 di notte per affrontare 3 ore abbondanti di auto, mollarla al garage ed incontrarmi all’aereoporto di Fiumicino con Fabrizia “Nord” per il nostro volo, destinazione Nizza. Assonnati ci salutiamo ma siamo entrambi super felici di rivederci..l’ultima volta in realtà risale a Marzo, non troppo tempo addietro, per un altro splendido viaggio verticale in terra sarda.
A Nizza ci attende Fabrizia Sud, che in questo racconto (ma anche nella realtà) sarà “Fibra”. Ritiriamo l’auto a noleggio e via destinazione “Calanques”. Morale e meteo sono ottimi, il tempo in auto scorre veloce ed ecco che ci ritroviamo presto a “La Ciotat”, felice centro turistico sulla costa, non lontano dalla più famosa e blasonata “Cassis”. Fibra ha trovato un alloggio assai carino nel centro storico in zona porto. Siamo fortunati perché i parcheggi qui sono tutti a pagamento, ma fino al 2 maggio sono gratis; resta comunque un’impresa trovare un posto libero e questo sarà il rompicapo finale di ogni giornata del nostro viaggio! “La Ciotat” sembra una Napoli in miniatura: zone affollate e zeppe di locali si alternano a zone “interne”, vicoli sostanzialmente deserti dove non è difficile incrociare incarnazioni reali di “Remy”, il topolino protagonista del cartone “Ratatouille”, dalle dimensioni davvero ragguardevoli! Trascorriamo la sera a casa per un meritato riposo e attorno ad una buona cena decidiamo per la spettacolare scogliera di Cap Canaille che tanto aveva animato i miei sogni..
Domenica 27 aprile 2025
Usciamo di casa motivatissimi e da La Ciotat ci dirigiamo verso l’ingresso della Route des Crȇtes, una spettacolare strada che percorre tutto il ciglio della scogliera che divide La Ciotat da Cassis. Ma non avevamo calcolato che la domenica la strada è chiusa al traffico e arrivare al settore Ouvreur de bouse da questo lato, a piedi, è davvero troppo lungo. Quindi tramite una strada interna arriviamo a Cassis e da qui verso l’inizio della Route des Crȇtes; lasciamo l’auto in prossimità della sbarra e con 40’ circa di cammino sulla strada asfaltata raggiungiamo il bellissimo punto panoramico del settore “Ouvreur de bouse”. La via scelta è la stessa a dare il nome al settore.
DISCESA
Il punto di calata è abbastanza visibile in quanto c’è una corda fissa che dal sentiero conduce alla parte esposta dove è collocata la catena di calata. Con due doppie, una da 35m e l’altra da quasi 60m si è alla base della parete. Ci si sposta 20 metri a destra risalendo su una piccolo e comodo ripiano e si reperisce l’attacco della via.
“Ouvreur de bouse”, 90m, D+, 6a max, 5c obb.
L1, 6a: tiro chiave con un passaggio atletico su strapiombo poi super godibile
L2, 3a: traverso orizzontale (non andare sopra dove si sviluppa un’altra via!) dalla sosta su una comoda cengia a raggiungere la sosta su due punti alla base di una rampa-diedro.
L3, 5a/b (var): percorrere la rampa diedro con andamento obliquo da dx verso sx
L4, 5c: bellissimo muro rosso
L5, 5c: come il precedente
Per rientrare alle auto decidiamo di percorrere un sentiero (e non la strada asfaltata) che ci permette di risparmiare un po’ di tempo e che sbocca a poche centinaia di metri dal parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto.
A cena studiamo il piano per il giorno seguente e la scelta cade su una delle insenature più famose (“calnques” è infatti da tradurre con i termini “cala” o “insenatura” piuttosto che con “calanchi” che in italiano hanno tutt’altro significato..): “En Vau”!
Lunedì 28 aprile 2025
“En Vau” è una delle cale più famose di questa zona e la sua fama devo dire è del tutto meritata. La raggiungiamo con un’ora e 1/2 di sentiero da Cassis e vi troviamo già di prima mattina 4-5 bagnanti che diventeranno 40-50 al nostro rientro. Spoiler: il blu che ho visto in questo luogo l’ho visto solo in alcuni luoghi della Sardegna, quindi per gli amanti del mare cristallino è una tappa da non mancare!
Dalle 11:00 circa le pareti che bordano il lato destro della baia entrano in ombra e la nostra scelta cade su questo settore, più precisamente sulla via “Le Calendal”, itinerario sportivo di ridotto sviluppo ma su roccia spettacolare che ci consentirà di fare un giro sul plateau sommiate di Castelviell e studiare il rientro a piedi.
Ci avviciniamo alla via seguendo un traverso che parte a filo d’acqua per poi salire in un canalino (tutto ben tracciato) ed infine aggancia una cengia orizzontale. La percorriamo in conserva protetta dalle diverse protezioni fisse presenti nei punti più esposti, fino a giungere alla base della via che si riconosce, oltre che per un paio di ancoraggi fissi, ma perché si colloca all’inizio di una zona strapiombante rossastra, appena a sx di uno spigolo accennato. Evitiamo di calarci per salire il primo tiro che parte a pelo d’acqua, attaccando quindi dal secondo tiro (qui descritto come L1)
“Le Calendal” 130m, TD-, 6b max, 6a obb.
L1, 6b, 25m: partenza boulderosa, poi godibile ed uscita infine con altro passo di blocco, sosta comoda sulla sx.
L2, 6a, 40m: Bel tiro di placca su roccia molto lavorata, sosta a dx.
L3, 6a+, 40m: ci si sposta a dx della sosta (presente un’altra via che va però a sx), per placca, ci si porta sotto un bombamento (passo chiave, protezioni distanti) e poi in leggero obliquo verso sx (attenzione alla roccia non solidissima in uscita).
DISCESA
Reperiamo il sentiero che percorre il plateau e ci dirigiamo verso il margine nord-est dell’altopiano dove il sentiero si fa più marcato. Raggiungiamo un grande pino e appena al di sotto una sosta per una corda doppia di 20m che ci deposita poco distante dal “Trou du Canon”. In altri 10’ e siamo nuovamente a poca distanza dalla cala che nel frattempo si è riempita di bagnanti. Il rientro in salita sul sentiero assolato non è dei più piacevoli e quindi, nonostante non avessimo il “necessarie”, ci tuffiamo anche noi..l’acqua è decisamente fredda, ma è un toccasana per i piedi..e poi una trasparenza che davvero mi incanta! Ripeto, un angolo da non mancare assolutamente per la bellezza e l’unicità dell’ambiente circostante. Il lento rientro ci regala altri scorci spettacolari su queste insenature, fino ad approdare all’affollata piazzetta di Cassis per la birra di rito, accompagnata da un forte ed improvviso temporale!
Martedì 29 aprile
Fibra oggi non sarà con noi, quindi con la Fabri decidiamo di visitare il settore Grand Draioun a Cap Canaille e spingere un pelo sulla difficoltà. La parete è in ombra per tutta la mattina e la via “Rêve d’abricot” sembra essere una buona introduzione al settore; la via è totalmente attrezzata a fittoni resinati zincati sul primo tiro e a fix inox nella parte alta.
Una nota va dedicata alla geologia di questo settore, come anche del seguente (“Il semaforo”): una successione verticale di 3 litologie che fa sembrare questa parete una torta a tre strati! Per me è la prima volta che scalo iniziando una via su calcare, passando poi all’arenaria e terminando su conglomerato: semplicemente pazzesco!
Parcheggiamo al settore “Belvedere”, rintracciamo il sentiero che dalla “Route des cretes” scende al di sotto delle pareti (ben tracciato), transitiamo sotto il settore “Belvedere” ma continuiamo per altri 10’ circa portandoci sotto la base del nostro settore, comoda e con le iniziali dei nomi alla base di gran parte degli itinerari, reperendo anche quelle della nostra.
“Rêve d’abricot” 170m, TD+, 6c+ max, 6b obb.
L1, 6a+, 35m: bel diedro e poi in traverso a sx con sosta in comune con una via a sx
L2, 6b, 30m: tiro bello su atletici passaggi su tetti ben appigliati, in leggero diagonale a sx per poi rientrare a dx.
L3, 6a, 15m: diedro
L4, 6b+, 30m: bella fessura su arenaria
L5, 6c+, 25m: tiro su conglomerato prima di placca, poi a prendere una costola e da questa traversare a dx (passaggio chiave di dita e di equilibrio..non facile da interpretare)
L6, 6a+, 35m: altro tiro su conglomerato, attenzione agli attriti!
L7, 5a, 25m: facile tiro di uscita, prima su zona appoggiata ed in ultimo più verticale.
Spuntiamo sul margine della scogliera dove ci accoglie un bel sole e diversi escursionisti che percorrono il sentiero: siamo decisamente soddisfatti, una via spettacolare che consiglio a tutti come primo approccio al settore “tre strati” come l’ho ribattezzato io! Tuttavia è appena ora di pranzo e finire al bar a quest’ora sarebbe uno sbaglio non perdonabile, soprattutto per il buon funzionamento del fegato.. Provo a proporre una seconda via a Fabrizia che mi appoggia entusiasta: torniamo al settore “Ouvreur de bose” e questa volta saliamo la via più sostenuta del settore, “Bourreur de rousse”, ma la difficoltà massima resta 6a+. Insomma dovrebbe essere un piacevole defaticamento! Bene, forse non finirò mai di ringraziarmi in un certo senso per aver scelto questo itinerario: semplicemente stupendo..come ho scritto già sui social, non per forza difficoltà = bellezza, questa via dimostra quanto possa essere stupenda la scalata anche su gradi popolari! Il pezzo forte è di sicuro la penultima lunghezza che sembra disegnata da un esperto tracciatore che ha disposto in maniera magistrale appigli e appoggi su un muro rosso leggermente inclinato. Anche Fabri raggiungendomi in sosta esclama “un tiro stupendo, strepitoso!” e quindi capisco che non è solo la mia impressione!
“Bourreur de rousse” 130m, TD, 6a+ max, 6a obb.
L1, 6a+, 35m Attaccare un muro, si aggira un tetto a sinistra, poi un diedro ed un pilastro. Si traversa a sinistra e si sosta.
L2, 6a+, 30m Si sale un diedro, si obliqua a destra fino ad una comoda cengia dove si sosta.
L3, 4, 30m Si percorre la cengia a dx per una ventina di metri (protezioni presenti), poi si risale un diedrino un po’ friabile (il primo spit potrebbe essere poco visibile). Si sosta su cengia a sinistra della seconda calata di Ouvreur de mouse.
L4, 6a+, 30m Si risale uno splendido muro con arrampicata entusiasmante e in diagonale verso sx. Sosta poco visibile perché in piano, ma super comoda.
L5, 6a, 15m Ci si sposta a dx poi dritti puntando ad un tettino che si supera con spettacolare arrampicata atletica.
A sorpresa sul ciglio della parete, ci attende un pubblico di turisti armato di macchine fotografiche e cellulari.. sembra di essere in un teatro e alla fine scattano anche gli applausi!
Mercoledì 30 aprile
Anche oggi saremo soltanto io e Fabri a scalare, nei piani c’è di tornare alle Calanques ed andare sempre zona En vau, sulla via “La promesse des profoundeurs” (160m, TD, 6a+ obb.). Si torna sul calcare “classico” anche se dalle descrizioni questa via è molto varia. Soprattutto è disposta su un versante decisamente a picco sul mare aperto e di sicuro non mancherà l’esposizione. Dato l’accesso dall’alto non è esattamente scontato ritrovare la calata (grande lavoro cibernauta di Fabri..) che si effettua sulla via “Les dents de la mer”, in prossimità di un grosso pino. La scritta della via di calata è tuttavia presente in rosso, anche se un po’ sbiadito. Ci sono zaini sul ciglio, segno che qualcuno è già sceso. Caliamo con un blu assurdo alle spalle, ma cerchiamo di essere veloci perché il caldo si fa già sentire.
La penultima doppia ci deposita in un grosso antro-grotta e troviamo in sosta il gruppetto che ci ha preceduto che sta effettuando l’ultima calata per arrivare a pelo d’acqua e poi risalire. Guardo Fabri e ci intendiamo “ripartiamo da qui per non avere loro come tappo” e devo dire che la scelta si mostrerà azzeccata. Questo secondo tiro parte su roccia un po’ sabbiosa poi passa dietro un pilastro e traversando orizzontalmente si riporta all’esterno. Un tiro facile ci deposita alla base di una grotta con la volta altissima. Quello che la percorre è un tiro spettacolare in cui si arrampica davvero in 3 dimensioni, tanto è che più di una volta devo capire dove sono gli spit per capire in che direzione muovermi: davvero spettacolare!
Il tiro successivo riporta di nuovo “alla luce” con un passo più difficile in un un diedro-fessura e poi placca mai banale. L’ultima lunghezza è una placca da sogno che rappresenta la giusta conclusione di questo itinerario così caratteristico. Come nota, a parte un po’ di difficoltà nel reperire la calata, i lati positivi sono rappresentati dal fatto che resta sostanzialmente in ombra tutta la mattinata a causa della morfologia della roccia e del fatto che è un itinerario assai vario. L’ambiente circostante è di assoluta bellezza.
Giovedì 1 maggio
E’ la festa del lavoro e anche Fibra si unisce a noi! Ancora non ha visto il settore “torta a tre strati”, quindi decido di percorrere la via classica del settore “Belvedere” che si chiama “Le vojage du crabe”. L’itinerario è caratterizzato da un lungo traverso a circa metà parete. Proprio lungo questo traverso bisogna fare attenzione a non tenersi perfettamente orizzontali ma scendere dopo la prima protezione ed agganciare una cengia sottostante. Purtroppo io ho continuato in orizzontale sostando in un ampia grotta.
Da questa con due tiri si è fuori dalle difficoltà. Con altra arrampicata facile in cresta, una doppia, un trasferimento sulla parete opposta e un altro tiro si esce sul ciglio della scogliera. Dovrò tornarci per percorrere i tiri terminali originali e questa è pur sempre un’ottima scusa!
Venerdì 2 maggio
Ultimo giorno di scalata, la sera ci attende il volo di rientro a Fiumicino. Torniamo ad essere solo io e Fabri…la “torta” ci ha stregati e grazie anche al veloce avvicinamento, torneremo al Belvedere per salire la spettacolare “La loi du chaos” che si rivelerà essere una perla con tiri spettacolari. Averla salita tutta a vista mi ha riempito anche di felicità rendendo il tutto ancora più incantevole. Fabri è super soddisfatta e si gode tiro dopo tiro il susseguirsi geologico, esplodendo di gioia quando arriva ai tiri di conglomerato.
“La loi du chaos” 170m, TD+ 7a max, 6b obb.
L1, 6a Salire in obliquo verso destra (attenzione agli attriti) fino alla base di un diedro con corde fisse (usate per accedere alla grotta del Draioun)
L2, 5b Seguire le corde fisse, salendo il diedro poi traversare a destra fino alla sosta.
L3, 6a+ Salire dritti attraverso per una serie di strati, scalare un camino e poi leggermente verso sinistra sostare su buona cengia.
L4, 6c Partire un po’ a destra attaccando muro di conglomerato, traversare obliquamente a sinistra e attaccare una fessura stupenda di sapore giordano!
L5, 7a Leggermente a sx della sosta, poi dritti ed infine a descrivere un arco verso sx. Tiro spettacolare, anche qui attenzione agli attriti.
L6, 6b Tiro lungo ed assai piacevole su conglomerato, gestire gli attriti.
L7, 6c+ Prima sezione facile su conglomerato, si raggiunge una colata calcarea (bianca), infine si supera un tetto con passo atletico (a dx dello spit).
Rientriamo a “La Ciotat”, raggiungiamo Fibra per un gelato in centro (gelatiere di origine italiana, prodotto super, così Fabri può recuperare dalle delusioni “gelatose” dei giorni precedenti..). E’ tempo di riprendere la strada per Nizza dove ci attende l’aereo per il rientro. Durante il volo siamo assorti immagino ognuno in quelli che sono già i ricordi di questa spettacolare esperienza. Sento che quelle coste mi hanno lasciato un segno indelebile ed io torno sempre dove c’è qualcosa che mi ha segnato..*
Grazie alle mie compagne di viaggio per le giornate uniche trascorse insieme.
Riccardo
*Se questo racconto ti ha incuriosito e ti andasse di vivere questi luoghi, dal 27 aprile al 3 maggio 2026 organizzo un climbing trip proprio in Calanques!