“Back in black” nuova via invernale allo Sperone Franchetti – Gran Sasso

Visto che in diversi mi stanno scrivendo per avere info su questa linea aperta nel Vallone delle Cornacchie, sullo Sperone Franchetti, nel cuore del Gran Sasso, scrivo qui una veloce relazione.

Si tratta di un couloir che delimita a sx lo sperone su cui sono state tracciate le vie estive. Ben visibile già dal parcheggio di Cima Alta con un buon binocolo per accertarsi delle condizioni. L’itinerario è facile e godibile; con assenza o poca neve durante l’avvicinamento diviene ancora più piacevole e può nel caso essere abbinato ad una salita più lunga ed impegnativa se resta tempo. Spunta proprio a ridosso dei nuovi bagni del rifugio Franchetti ed è possibile facilmente reperire la sosta se ci si vuole calare alla base (sufficienti due doppie, la prima da 40m e la seconda da 60m). Nella relazione descrivo l’accesso dal basso.

Prestare molta attenzione alla stabilità del manto alla base dello sperone, nonché ad accidentali scivolate perché ci si ritroverebbe direttamente sull’A24 …

 

“BACK in BLACK” 100 m, AI 2+, M3, II (AD+/D-)

Sperone Franchetti, Vallone delle Cornacchie, Gran Sasso

Riccardo Quaranta e Francesco Del Vecchio dal basso il 6/1/2023

Prima Rp S. Mazzolini, D. Donini & Co. il 8/1/2023

 

ACCESSO

Come per le vie estive ma al cippo di cemento traversare decisamente a sx, in discesa, per portarsi alla base della parete sottostante (prestare attenzione co terreno particolarmente ghiacciato). Individuare una rampa di AI che sale in diagonale verso dx verso un evidente colatoio.

L1, 60m, AI 2+ e 60°

Salire la rampa al termine della quale c’è un fix, poi dritti per una bellissimo tratto di alpine ice (sottile) fino ad una zona più pianeggiante; proseguire dritti su pendio più facile, bordato da rocce a dx (friend) al termine del quale si traversa a sx e si sosta comodamente. Sosta su fix inox 8mm e maglia di calata.

L2, 40m, AI2, M3 e 60°

Ci si porta a dx su ghiaccio sottile, poi dritti verso un piccolo bombamento che si supera con divertente passaggio di misto (M3), poi lungo il canale nevoso a reperire la sosta sulla sx (2 fix con cordone, fin qui 40m) o direttamente alla staccionata del rifugio con altri 15 m circa.

DISCESA

A piedi lungo il sentiero di accesso al rifugio Franchetti.

MATERIALE

Corda da 60m, ganci da ghiaccio, scelta di friend dal grigio al rosso BD, scelta di dadi; chiodi da ghiaccio sostanzialmente inutili essendo il ghiaccio abbastanza sottile e comunque possibilità buone di proteggersi su roccia.

Grazie a Francesco per aver condiviso con me in spensieratezza questa salita.

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

 

 

Share

“WILD CHILD” Nuova via alla Rocca di Oratino

“Wild Child” è la seconda via della trilogia iniziata con “Moonchild” alla Rocca di Oratino, saga dedicata a tutti gli scalatori che in fondo si sentono ancora dei ragazzi (per la terza bisognerà aspettare l’autunno..)

Correva l’aprile del 2020 e magari qualcuno ricorda che l’Italia era sotto l’assedio del virus più famoso, credo di non  sbagliare, della storia moderna. Periodo quindi di lock-down, tutti a casa e non sia mai a farsi trovare in strada a correre o a raccogliere asparagi nei boschi. Verbale subito e dritti a casa. Beh, oggi forse sorridiamo, ma in quei giorni probabilmente un po’ meno… il clima non era certo dei migliori. Che poi io pensavo, da amante in generale delle attività outdoor, “ma non sarebbe meglio dire invece che tutti a casa, tutti fuori, basta che non siate a casa?”. Perché era anche il tempo in cui sotto un’abitazione di 50 mq vedevo anche 5-6 automobili..alla faccia del divieto di assembramenti!! 

Forte e convinto di questa mia idea decisi che quel chiodo in lontananza che avevo visto aprendo “Moonchild” dovevo andarlo a prendere, sicuramente era una via storica, aperta negli anni 80’ dal gruppo del soccorso alpino della Guardia di Finanza. Quindi mi armai di tutto e da solo, in auto-sicura raggiunsi quella che era solo una piantina tremendamente simile ad un chiodo da roccia. A quel punto, mi dissi “che fai, non prosegui la via?” La risposta è nella relazione che trovate allegata a queste quattro chiacchiere. Tornai il giorno seguente e nacque “Wild Child”, omaggio ai W.A.S.P. che mi hanno tenuto compagnia nelle cuffie durante il sali scendi della salita auto-assicurata. 

La via è stata aperta in libera, adoperando chiodi o protezioni mobili per appendersi e piantare i fix. Sono servite un paio di giornate di pulizia per rendere la via scalabile con piacere, non tanto per la roccia (che è sempre da buona ad ottima) ma per i cuscini di muschio-terra presenti su alcuni tratti. E’ caratterizzata vari stili di scalata, dalla placca, ai diedri alle fessure.. insomma non ci si annoia mai e si sale sempre su difficoltà contenute. E’ comunque un itinerario da integrare e richiede quindi buona padronanza delle tecniche alpinistiche. Si sviluppa quasi totalmente sul versante N, quindi è praticabile anche in estate.  

Un altro tassello nell’offerta di divertimento e scalata nell’area del borgo di Oratino, che spero possa raccogliere il favore dei ripetitori. 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

Grazie a Climbing Technology ed a Campo Base Outdoor Roma per il supporto!

 

“WILD CHILD”  Parete NE Rocca di Oratino, Oratino (CB)

85 m circa, 6a max, 6a obb. , RS1, I

Aperta in libera auto-assicurato dal basso da Riccardo Quaranta il 30/4/2020. Prima RP R. Quaranta e Fabio Madonna il 8/6/2022.

ACCESSO

Come per la falesia “La Rocca”

AVVICINAMENTO 

Si costeggiano degli scavi archeologici, tralasciando il sentiero che sale  alla torre, poi per ampia mulattiera in discesa si perviene ad un casolare in pietra. Si prende una traccia di sentiero alle sue spalle, traccia che costeggia la parete E della “morgia”. In leggera discesa si perviene all’ampia parete N dove ci sono una serie di vie sportive monotiro (falesia “La Rocca”). Si percorre la base di tale settore raggiungendo il suo estremo margine dx. Prima degli ultimi due tiri sportivi c’è l’attacco della via, in comune con “Moonchild”.   

L1, 40m, 5c

Si attacca un’ampia fessura, si supera un tratto leggermente strapiombante (fix), accedendo ad una cengia un po’ terrosa. Si punta verso sx ad una rampa obliqua sormontata da uno strapiombo (ch), ancora in obliquo ad un grande masso (da non usare!). Si prosegue su placca verso sx (ch) poi ad un fix ancora a sx ed infine dritti per poi tornare a dx (vari fix). Si sosta su fix e clessidra. Attenzione agli attriti!

L2, 28m, 6a

Dalla S1 a dx quasi in orizzontale si affronta un passaggio delicato, si prende un piccolo diedro rampa (cl) leggermente verso sx, giungendo sotto un piccolo tetto (fix) Lo si raggiunge e si traversa a dx (friend) verso il bordo. Si continua lungo la rampa ascendente a dx (vari fix non vicinissimi) finché non muore sotto un piccolo sgrottamento. Da qui dritti nel diedrino soprastante (fix) ad una facile placca, ancora dritti in direzione di una zona di diedri strapiombanti. Sosta su singolo fix da 12mm.

L3, 15m, 5b

Dalla S2 brevemente in placca e poi ad attaccare una bella fessura obliqua da sx a dx (friend), sulla porzione superiore di un tettino. La si segue verso dx (esposto ma facile) fino allo spigolo ed infine dritti per via intuitiva fino in cima. Sosta su spuntone da attrezzare. 

DISCESA

A piedi. Si percorre la cresta verso S, passaggi di II e III, fino alla torre medioevale (15’), da questa con breve sentiero (5’) nuovamente al parcheggio.

MATERIALE

n.d.a., serie di friend dallo 0.3 al 3 misure BD, scelta di dadi medi, 10 rinvii, fettucce e cordini per ridurre gli attriti.

Share
  • IMG_7186
  • IMG_7189
  • IMG_7194 2
  • IMG_7213 2
  • IMG_7225 2
  • IMG_7233 2
  • IMG_8002
  • tracciato battle hymn copia

Battle Hymn – Inno di Battaglia, M. Croce Matese – Relazione

Questo inverno non ci possiamo lamentare: iniziato come da anni non si vedeva..infatti eravamo ancora nel 2020 e qualche ulteriore novità ce la doveva riservare. Non male comunque, quindi, per gli amanti della neve e del ghiaccio. Nel gruppo del Matese già da dicembre 2020 si sono potuti salire diversi itinerari sia classici che più moderni, segno di condizioni già più che buone.

Soliti giri quindi con il naso all’insù per cercare di capire dove potersi divertire magari salendo qualcosa di nuovo. 

Rientro da una due giorni in zona Sperlonga per lavoro e subito il giorno successivo sono in giro di perlustrazione insieme a Michele (“Slot” per gli amici). Visto che in alto c’è già nebbia, decidiamo di vedere la situazione alla Grotta delle Ciaole, altro luogo culto per gli amanti del ghiaccio/misto/dry matesino. Per fortuna avvicinamento su fondo duro, che goduria…ogni volta che si esce dal boschetto e la parete si palesa, per me è come grattare un “gratta e vinci”. C’è sempre emozione, c’è sempre la foga di sapere come stanno le “classiche” (in realtà qui di vie classiche in senso alpinistico ce ne sono un paio al massimo…sic) Dato uno sguardo generale, mi cade l’occhio su una bella linea accanto a “The talisman”, via che ho aperto anni addietro. Sembra un giusto compromesso tra ghiaccio, roccia e impegno atletico.. Finiamo il giro di perlustrazione e saliamo alla fine “Spyroid”, che regala sempre belle emozioni (e mutande parzialmente colorate..).

Dopo un paio di giorni siamo alla base, armati di tutto punto per aprire la linea che avevo osservato. A noi si è unito anche Antonio, in arte “Sacchetto”, per lui si tratta della prima apertura di una via di misto. La costante della giornata sarà un freddo micidiale, visto che partiamo dal parcheggio con – 5 °C e vento sostenuto da N. Ovviamente la parete dove ci troviamo è esposta a N. Attacco la linea di ghiaccio con ottimismo, ma alla fine la situazione è peggiore di quanto avessi immaginato visto che in alcuni tratti il ghiaccio è staccato totalmente dalla base (probabile effetto della pioggia dei giorni precedenti). Quindi si succedono i “crock”, come se stessi scalando su una parete di patatine fritte..e tutto ciò non mi rende affatto tranquillo. Sarà anche per questo che dopo nemmeno 5-6 m e il primo fix messo, mi arriva una bollita epica e..blasfema. Intanto più si sale e più il venticello aumenta. Mi porto sotto quello che sarà il tratto chiave della via, ma decido di recuperare i miei compagni, per evitare che congelino del tutto. Attrezzo una sosta che sarà solo provvisoria per l’apertura e li recupero. Il morale sembra buono, come i processi di congelamento in atto (sorrido ripensandoci..). Riparto con un bel runout dalla sosta, passo a 95° non protetto (pur volendo non si metteva niente), quindi stringo i denti e continuo.

Uno dei passi chiave della via, su L1.

Finalmente riesco a proteggere in maniera a discreta e poter mettere l’ultimo fix di progressione che mi resta. 

Anche mettere la sosta definitiva di questo primo tiro non è facile, ma alla fine riesco e posso finalmente dare l’ok ai miei compagni per recuperarli. La novità è che entrambi hanno deciso di scalare con il piumino..cosa che non è mai accaduta; in particolare Michele di piumini addosso ne ha due..tanto per dare un’idea sulla temperatura. Dal canto mio, mentre li recupero, bevo tè caldo e indosso anche io il piumino, con cui concluderò poi tutta la scalata.   

Il secondo tiro si apre con un traverso a piombo come  un muro di cemento, una serie di passi tecnici per aggirare uno spuntone di roccia e andare ad agganciare una lingua di ghiaccio (vista in realtà dal basso il giorno della perlustrazione). La verità è che quando riesco ad affacciarmi e vedere di persona la consistenza e cosa mi aspetta, beh confesso che non sono stato proprio entusiasta.

Terreno sempre con ghiaccio sottile e senza roccia dove proteggersi. Vabbè vado, ne uscirò anche questa volta..spero senza niente di rotto! Alla fine tiro salito quasi slegato, ad eccezione di un chiodo decente messo poco prima della sosta..mi viene in mente un ritornello cantato da un mio caro amico, sempre durante un’apertura..”comunque andare..”. Anche l’ultimo tiro, che doveva essere una passeggiata, nasconde l’insidia dell’erba non piccozzabile e di un sottile strato di ghiaccio non portante. Quindi sempre con attenzione e senza mai mollare la concentrazione arrivo al boschetto che è sopra la parete. Qui il vento è davvero intenso e con esso il freddo: gela tutto, geliamo noi, materiale compreso. Quindi via di corsa, doppie e scendiamo a temperature più ragionevoli.

E’ nata “Battle Hymn”, come al solito una bella lotta, lotta che per me significa sempre un onesto confronto con me stesso. Grazie ai miei compagni di salita, Sacchetto & Slot per il freddo condiviso! 

“Battle Hymn” – Inno di Battaglia  – M. Croce Matese. 100 m, TD/TD+, tratti a 90/95° 

Riccardo Quaranta, Michele Di Chiro, Antonio Patullo il 18/1/2020 dal basso.

ACCESSO GENERALE

Dalla località di Campitello Matese si segue l’accesso alla parete della Grotta delle Ciaole, per il quale si rimanda alle informazioni reperibili facilmente in internet o alla guida cartacea “Ghiaccio d’Appennino”.

Il settore è il primo che si incontra uscendo dal bosco, dove corre la via “The talisman”, sul margine sx della parete N di M. Croce Matese.

Rispetto a “The talisman”, l’attacco di “Battle Hymn” è circa 10-15 m a dx su un muro abbastanza verticale (spit visibile a 5m). Si veda anche la foto del tracciato.

ITINERARIO

L1 (40m, M5/M6, 3 spit)

Si attacca un muretto a 70°, si supera un tratto a 80° (fix) e poi più facilmente, in leggero diagonale a dx, ci si porta alla base di un camino appena accennato (fix). Da qui dritti con passo a 90-95°, poi in leggero traverso a sx. Di nuovo dritti (fix), a prendere una leggera diagonale a dx, puntando ad un evidente zona rocciosa con un piccolo sgrottamento. Sosta a fix.

L2 (25m, M5) 

Dalla scomoda S1 si traversa pressoché orizzontalmente a sx (passo a 90°, tecnico e delicato) ad agganciare una lingua di ghiaccio, erba gelata e roccia. Da qui dritti puntando ad una specie di tetto che sbarra la parete in alto: terreno sempre delicato con difficoltà nella protezione. Si perviene sotto il tettino dove si sosta. Sosta a fix. 

L3 (35m, M3/M4 ed erba gelata)

Dalla S2 in traverso a dx, si supera un tratto più verticale (70/75°) ma non difficile se in condizioni, poi dritti su terreno via via più appoggiato, puntando agli alberi al termine del pendio. Sosta su albero (cordone lasciato).

DISCESA

In doppia con mezze corde da 50m o 60m. Da S3 a S2 e da S2 a terra. 

MATERIALE

Ganci da misto (almeno 2-3), 1-2 viti da ghiaccio corte, chiodi da roccia, friend piccoli, n.d.a.

Share

Speciale vacanze di Natale 2019-’20

 

Martedì 24 dicembre 2019

Lezione di arrampicata su roccia – Liv. intermedio – Loc. Caprile (FR)

 

Venerdì 27 dicembre 2019

Lezione di introduzione allo scialpinismo – Majelletta

 

Sabato 28 e domenica 29 dicembre 2019

Corso base alpinismo invernale (Matese/Mainarde)

 

Lunedì 30 dicembre 2019

Esperienza di dry tooling ed arrampicata su misto – Matese

 

Martedì 31 dicembre 2019

Via di misto, livello intermedio/evoluto

 

Mercoledì 1 gennaio 2020

Attività su richiesta

 

Venerdì 3 gennaio 2020

Uscita alpinismo invernale, liv. intermedio/evoluto Mainarde

 

Sabato 4 gennaio 2020

Arrampicata multi pitch alla Rocca di Oratino (Oratino, CB)

 

Lunedì 6 gennaio

Attività su richiesta

 

BUONE FESTE!!

Riccardo Quaranta – Guida Alpina e Maestro di Alpinismo UIAGM

Share

Falesia di Villa Santa Maria

Villa Santa Maria è un paese della provincia di Chieti in Abruzzo ed è situato nella Valle del Sangro. Famoso per la sua tradizione culinaria, è altrettanto caratterizzato da alte e verticali pareti che ne dominano l’abitato. Proprio per valorizzare tale peculiarità, da qualche anno sono stati inaugurati due settori di arrampicata con il fine di incentivare la pratica di questa attività e di creare un piccolo indotto per le attività commerciali della zona.

Il settore nel borgo di Villa Santa Maria

Decido quindi di farci un salto in un solare sabato di fine maggio con un gruppetto di allievi appena usciti da un corso di arrampicata sportiva. Per me rappresentava una novità ma sapevo che nel settore nel paese c’erano vie “tranquille”. Infatti i settori attrezzati sono due, uno proprio interno al centro abitato, l’altro appena al di fuori, sulle verticali pareti che lo dominano. Per entrambi si posteggia nel medesimo luogo (in fondo trovate una breve descrizione del settore e del suo accesso).

Pasquale toglie un po’ di ruggine dopo la pausa invernale

Ora qualche considerazione. Per quanto riguarda le vie che abbiamo potuto provare, quindi quelle proprio all’interno del paese, l’impressione è positiva. In Molise abbiamo un altro esempio di paese in cui si arrampica proprio dentro il borgo, ed è Pescopennataro. Si tratta sempre di situazioni caratteristiche, piacevoli per chi voglia anche approfittarne per scoprire borghi che altrimenti resterebbero sostanzialmente sconosciuti. La comoda base si presta a portare anche bambini che magari possono giocare comodamente o familiarizzare con gatti e cani del vicinato! Spesso sono realtà che conservano un grande fascino e che hanno bisogno di interventi di valorizzazione affinché continuino a vivere e non si spopolino.

Elio lanciatissimo verso questa nuova disciplina!

Le vie in questione sono gradevoli, chiodate a misura di neofita, con i passi difficili tutti azzerabili. Inoltre una catena orizzontale collega tutte le soste di modo che ci si possa spostare da una via a quella contigua, avendo la possibilità di provarla prima da secondi. Pazienza per un po’ di cemento che si trova lungo i tiri, dobbiamo sempre considerare che sono tutte pareti consolidate da interventi precedenti che hanno il fine di evitare che pezzi o blocchi di roccia cadano sulle case sottostanti.

Al termine della giornata per curiosità siamo andati a visitare il settore “alto”, quello per intenderci con le vie multipitch, al fine magari di tornarci un’altra volta per provare gli itinerari. L’impressione avuta, sinceramente, è di un posto che richiede ancora molto lavoro. Non solo per l’abbondante vegetazione presente in parete, ma anche perché la base della stessa non è affatto sistemata ed è davvero difficile trovare un posto dove poggiare il materiale e fare sicura con un minimo di tranquillità. Le piante stanno riprendendo il sopravvento anche alla base e credo che a breve sarà difficile proprio accederci se non si interverrà.

 

Inoltre se alla base dei delle vie del centro si trovano almeno i gradi scritti, per il settore alto non c’è alcuna indicazione ne’ sulla difficoltà ne’ sullo sviluppo dell’itinerario. Ma all’attacco del sentiero c’è una tabella con tutte le norme di comportamento…

Regolamento nei pressi del parcheggio

Insomma io credo che l’idea di fondo complessiva sia buona, ma che ci sia ancora tanto lavoro da fare perché la parete diventi davvero frequentata e si raggiunga lo scopo della promozione turistica. Lavoro che è necessario non solo per la sistemazione e la pulizia degli itinerari, ma anche nella divulgazione di informazioni fondamentali come numero, lunghezza e difficoltà delle vie realizzate, sia attraverso cartelli che mediante guide da mettere in rete.

FALESIA VILLA SANTA MARIA (Settore all’interno del paese)

Accesso

Raggiungere l’abitato di Villa S. Maria e dirigersi verso il centro, percorrere via Roma e dopo qualche centinaio di metri prendere un tornante a sx che conduce su via Fontana. Da questa proseguire sempre dritti, raggiungere via Torretta e parcheggiare prima che la strada entri nel borgo. Coordinate parcheggio

Avvicinamento

Al settore alto si accede mediante un varco tra le reti para massi e con ripido sentiero in 5′ si è alla base. Per il settore all’interno del paese proseguire lungo via Torretta, entrare nel centro abitato e dopo 5′ si raggiunge un piccolo slargo con le vie sulla dx.

Esposizione: EST

Vie

Tutte le vie hanno sosta con moschettone di calata.

Partendo da sx:

  1. 5b+, 20m
  2. 5c, 20m
  3. 6a, 20m
  4. 5b+, 20m
  5. 5c+, 20m
  6. 5a, 12m

 

 

 

 

 

 

Share

Corso alpinismo su roccia, Gran Sasso: il report.

Luglio, tempo di montagna, tempo di corsi. E dove se non sul re degli Appennini, sua maestà il Gran Sasso?

Appuntamento formativo programmato in tarda primavera, ha avuto come ospiti Bruno, Luigi ed Antonio. Gruppo ristretto per poter garantire ottima didattica e possibilità di salite anche di un certo impegno.

The band!

Due wend trascorsi sul Corno Piccolo, il primo sulle Fiamme di Pietra il secondo alle Spalle del Corno Piccolo. Roccia sempre al top e vie ormai divenute classiche per la bellezza e per gli scorci di cui si può godere.

Nel primo step siamo tra l’altro stati ospiti del Rifugio Franchetti: non mi stancherò mai di descrivere l’importanza che questa (ed altre strutture) rivestono per la fruizione della montagna, sia da parte dei professionisti che dei semplici frequentatori. Ed al Franchetti troverete sempre personale attento alle esigenze sia del trekker che dell’alpinista.

Vetta orientale dal Rif. Franchetti.

Beh, lasciatemelo dire, sono stato profondamente soddisfatto del gruppo e di quello che siamo riusciti a realizzare. Livello davvero alto, anche perché conosco la storia arrampicatoria di alcuni dei partecipanti. Quello che segue è un brevissimo video che sono riuscito a montare tra un’uscita e l’altra di questo periodo di lavoro intenso. Per chi volesse vivere l’esperienza di una o più giornate sulla roccia spettacolare del Gran Sasso può scrivermi ad info@riccardoclimbing.com e concordare l’esperienza che più si adatta alle proprie capacità ed esigenze.

Ancora buona estate ricca di montagna ed emozioni!

Grazie a Climbing Technology, Campo Base Outdoor Roma, Rifugio Franchetti.

 

Share

Via “Waterfall gully DIRETTA”, M. Miletto, Matese. Relazione e tracciato.

Ci troviamo nel gruppo montuoso del Matese, più precisamente a Campitello Matese. La località sciistica della provincia di Campobasso è dominata dallo sguardo austero dell’anticima N di M. Miletto (2050 m slm), la cima più alta del gruppo matesino. Su questo versante della montagna corrono diverse linee di arrampicata su ghiaccio e misto, per tutti i gusti e di difficoltà medio-alta se si eccettuano 1 o 2 linee più abbordabili (“The thin ice” e “Sud gully”).

Inquadramento del settore

Quella che relazionerò è semplicemente una via stupenda, non tutti gli anni in condizione, in cui si miscelano stili di scalata da vera e propria cascata di ghiaccio a sezioni più tipicamente “appenniniche”, con alpine ice e misto.

Grazie a Chiara per averla condivisa con me, 1000 giornate come questa!

 

“WATERFALL GULLY” DIRETTA, parete N anticima N di M. Miletto, Matese.

Cristiano Iurisci e Luca Luciani il 18/03/2006, la DIRETTA durante la prima Rp di Iurisci – Zulli il 17/01/2009

Relazione e foto della Rp di Riccardo Quaranta e Chiara Delpino nel marzo 2018

Diff. TD+, 65°, diversi tratti a 80° e 90°/95°. I, AI 4+, R2+

Dislivello: 120m, sviluppo 130m; dislivello complessivo 600m (senza impianti)

Tracciato “Waterfall gully” M. Miletto

Accesso

Dal piazzale di Campitello Matese si risale la pista da sci “Lavarelle”, poi la pista dell’ “Anfiteatro” fino ad arrivare in prossimità dell’arrivo dell’impianto di risalita omonimo. Da qui si punta a risalire il conoide di neve dirigendosi verso la porzione centrale della parete fino a pervenire all’attacco (si veda foto);1h-1h15′ dal parcheggio in caso di pista battuta. Una seconda ipotesi, se gli impianti sono aperti, è quella di utilizzarli: da tempo l’impianto dell’Anfiteatro non è attivo, basta tuttavia utilizzare l’impianto “Del Caprio” che conduce a Colle Del Caprio. qui con un traverso a mezza costa verso N si raggiunge l’anfiteatro. Da qui si risale il conoide fino all’attacco dell’itinerario, 30′ dal parcheggio.

Le indicazioni sono date tutte faccia a monte se non espressamente specificato.

Attacco

La via parte in corrispondenza di nette colate di ghiaccio che ne caratterizzano gran parte della prima lunghezza; queste si trovano a sx di un netto diedro/rampa con alla base un grosso sgrottamento da cui conviene far sicura.

Relazione

L1 40m, AI4. Dallo sgrottamento si traversa a sx verso le evidenti colate e stalattiti, si attacca il loro margine sx dove le pendenze sono meno sostenute. Si percorrono quindi 6-7 m di arrampicata su ghiaccio da sogno a  80°-85°, poi si obliqua a sx con pendenze inferiori dirigendosi verso il diedro roccioso su cui si sosta (vecchio chiodo artigianale arancione inservibile, sosta da attrezzare)

L2, 30m, AI3. Dalla S1 si torna a sx, si affronta prima un tratto a 60°, poi il muro tecnico  e continuo a 80°, si perviene ancora ad un tratto più facile e si sosta sempre sul diedro a dx, alla base di un tetto in cui il diedro è sbarrato da un tratto verticale di misto/ghiaccio (sosta da attrezzare)

L3, 50m, AI4+, M5. Dalla S2 nuovamente in obliquo a sx, ci si porta sotto il primo muro, si superano 3 m verticali su misto e/o ghiaccio fino ad una piccola zona appoggiata dove è possibile proteggersi nuovamente. Da qui con delicato obliquo si torna a dx (80°/85°) puntando al fondo del diedro, lo si raggiunge e si sale per 7-8 m a 90° in spaccata su ghiaccio e misto (protezioni distanti e roccia non sempre buona). Poi con difficoltà via via minori si raggiunge il pendio nevoso sommiate. Sosta da attrezzare su roccia o neve.

Con altri 80-90m circa di pendio nevoso si perviene alla cresta in prossimità del caratteristico casotto dei VV.FF. (ripetitore con antenna circolare)

DISCESA

Due possibilità. La prima è dirigersi verso N (con piste da sci sulla dx) mantenendosi in prossimità della cresta, perdere quota fino ad un intaglio netto ed ampio. Imboccarlo, con un primo tratto più ripido 40°-45°), poi con pendenze minori riporta all’interno della conca. Si passa sotto la parte del “Pandoro” ed infine si perviene di nuovo all’attacco della via (20′)

La seconda è preferibile se non si sono lasciati gli zaini alla base, se si vogliono riprendere gli impianti per scendere o se la condizione del manto nevoso sconsiglia di ripercorrere il conoide alla base delle pareti.  Seguire la cresta in direzione S (opposta quindi alla prima soluzione), perdere leggermente quota fino ad intercettare un recinto in cavo di acciaio ed aste di ferro. Seguirlo costantemente man mano che degrada verso valle fino alla quota dell’arrivo dell’impianto del Caprio: qui si potrà decidere di traversare a dx per raggiungerlo o proseguire verso la sottostante pista da sci.

MATERIALE

N.d.a, 6 chiodi da roccia, 4-6 chiodi da ghiaccio medio-corti, 2 ganci tipo “Bulldog” DMM, friend medi (viola, verde, rosso BD)

 

Chiara in uscita da L1

 

Chiara dalla S1

Verso la vetta da S3

Il lago del Matese

Prospettive dal terzo tiro!

L2

Ancora Chiara su L2

Chiara in uscita da L1

Qui in uscita dalle difficoltà di L3

Io prima di iniziare l’impegnativo terzo tiro

Inn azione su L3

Verticalità su L1

 

 

 

 

Share
  • tracciato-somewhere-in-time
  • a
  • b
  • c
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
  • 6
  • 7

“SOMEWHERE IN TIME”, M. MOZZONE (2290 m), parete E – Gran Sasso

Ci sono luoghi persi nel tempo, c’è del tempo che si perde nei luoghi. Che si perde nel senso di smarrimento, dell’uscire fuori dalla realtà spaziale per catapultarsi in qualcosa che è un vero e proprio viaggio. Il Rifugio del Monte (http://www.rifugiodelmonte.it), posto alle pendici del Monte Corvo e del Monte Mozzone, è uno di quei posti dove le coordinate spazio-tempo non esistono più. Isolato, nascosto ed immerso in un ambiente ancora incontaminato, è attualmente gestito dall’amico e AMM Arnaldo Di Crescenzo. Durante una visita questa estate avevo fatto due passi nei dintorni, spinto dalla curiosità di quell’anfiteatro di rocce che circonda gran parte della vallata in cui è collocato. In generale ero stato colpito dall’evidentissima stratigrafia delle rocce, con pieghe nette e marcate, assolutamente suggestive. Tali strati piegati dalle forze endogene formano sulla parte est del Monte Mozzone dei suggestivi camini curvi, forme talmente caratteristiche che nessun passante non può aver notato. Già ad agosto avevo pensato che proprio quei camini potevano essere delle splendide vie invernali, con probabile ghiaccio all’interno ed ambiente simile alle goulotte.

Come ogni buon pensiero nel cassetto che si rispetti, quelle pieghe tornano a galla ad inizio dicembre…un paio di giorni liberi a causa di variazioni di programma negli appuntamenti lavorativi ed eccomi in compagnia di Valeria e Arnaldo a cenare in una notte di luna piena al Del Monte. La giornata successiva regalerà a me e a Valeria la bellissima avventura dell’apertura di “Somewhere in time”, terza linea recensita sulla est del M.Mozzone, trovandola decisamente più “secca” di quanto immaginato, ma comunque divertente. Si attende quindi la prima ripetizione che spero non tarderà ad arrivare, magari con un po’ di neve ad accompagnarla.

Foto mie e di Valeria De Simone

Riccardo Quaranta

a. Guida Alpina

 

“SOMEWHERE IN TIME”, M. MOZZONE (2290 m), parete E. Dedicata a Pino Sabbatini

160 m, TD, M5, tratti a 90°

Aperta totalmente in libera dal basso da Riccardo Quaranta e Valeria De Simone il 11/12/2016. Soste attrezzate a fix con maglia rapida di calata.

Accesso ed attacco

Da prato Selva si raggiunge il Rifugio del Monte (indicazioni in rete), da qui ci si inoltra nel fosso del Monte, facendo attenzione alla traccia in caso di forte innevamento. Circa a quota 2020 m si devia a dx (faccia a monte) raggiungendo l’attacco della via. Questo è in corrispondenza di uno dei due evidentissimi camini curvi presenti sulla parete, quello di dx. (1 h dal rif. del Monte, con innevamento scarso)

Relazione.

L1, 40m, 80° max

Si attacca in una goulotte appena accennata per una decina di metri, poi in leggero obliquo verso dx, si affronta un ultimo tratto più ripido (80°) per guadagnare la sosta posta alla base sx dell’evidente camino

L2, 60m, M5, tratti a 90°

Tiro chiave della via, lungo e tecnico, ma non particolarmente continuo nelle difficoltà. Si attacca il camino che presenta i primi metri godibili su fondo innevato (60°), poi le pendenze gradualmente aumentano fino a farsi verticali. Si superano un paio di strettoie (90°, M5) con buoni incastri per le picche ma appoggi minimi per i ramponi in caso di assenza di ghiaccio. Si esce attraverso un tratto semplice a 70° su un’ampia cengia con sosta sulla dx (faccia a monte)

L3, 60 m, 70°

Si prosegue superando dapprima un tratto quasi in piano ma esposto (a sx si apre un canalino che affaccia sulla sottostante via “Neve del Sahara”) andando ad attaccare il canale naturale prosecuzione della via. Questo presenta roccia sulla dx, dove è possibile proteggersi. Con difficoltà omogenee si raggiunge il termine dello stesso, su una zona quasi pianeggiante. Sosta sulla dx, non troppo evidente, 5-6 m dopo una zona di roccia gialla – residuo di un recente distacco – presente anch’essa sulla dx (faccia a monte).

DISCESA

In doppia lungo la via, soste attrezzate con anello di calata.

MATERIALE

Mezze corde da 60m, 5-6 chiodi da roccia, anche a lama sottile, friend fino al 2 BD, n.d.a.

Si ringrazia Climbing Technology, Petzl Italia, il negozio Alta Quota di Isernia.

tracciato-somewhere-in-time

 

Share
  • tracciato-olio-palma
  • inquadramento-senza-olio-palma
  • a
  • b
  • c
  • e
  • g
  • h
  • i

“SENZA OLIO DI PALMA”, Gallinola, Matese, Molise

Continua l’esplorazione del versante NE del M. Gallinola, Matese, a confine tra Campania e Molise. Una nuova linea tirata fuori al volo durante un veloce giro con Fabio, dopo aver ripetuto quella che si candida ad essere una classica della parete, “Per Elisa”.

“Senza olio di palma” corre a dx del “Canale di Estrema Destra” (C.E.D.), quindi ci troviamo nella parte iniziale del versante NE della Gallinola.

Via facile anche questa, si dirama dall’attacco del C.E.D. dirigendosi verso una crestina nella parte iniziale, che inizia con un netto pinnacolo roccioso. Al facile primo tiro (conserva), segue un divertente secondo tiro ed un breve terzo tiro (il più tecnico) che spunta in cresta, con un crescendo quindi di difficoltà e divertimento.

“SENZA OLIO DI PALMA”, 110m, AD, 70°, un tratto a 80° (evitabile)

Riccardo Quaranta e Fabio Madonna il 2/12/2016

Materiale: corda 60m, pecker, n.d.a.

tracciato-olio-palma

 

inquadramento-senza-olio-palma

Share

RELAZIONE VIA: KING KONG’S CRACK – PIZZO D’INTERMESOLI

E’ inutile, certe linee sono un tarlo per la testa di uno scalatore…come un tarlo scavano, scavano e ti entrano dentro negli angoli remoti del cervello. Spuntano ogni qual volta l’occhio cade su quella parete, dove dimora la “tua” linea, quando qualcuno ti racconta di essere stato da quelle parti, quando prendi in mano la guida e guarda caso la pagina si apre proprio li’.

King Kong’s Crack per me è stato questo: sempre guardata ogni volta che passavo in Val Maone, sempre rimandata perché è difficile combinare le 6000 variabili per poterci andare. “Ric guarda che mi sto liberando per venerdì, torniamo a legarci insieme!!” mi scrive Fabio. Lui è la persona giusta, è una di quelle variabili prima menzionate che quando c’è mi fa stare decisamente più tranquillo. Insieme abbiamo condiviso tante salite, sempre di impegno, come quella che ci attenderà in questa chiusura di stagione roccia al Gran Sasso; sapere di avere accanto una persona che sa cavarsela sempre non è poca cosa per chi normalmente è abituato ad avere sulle spalle la responsabilità della gita e della cordata.

Mattinata splendida quella che si prospetta arrivando a Prati di Tivo: deserto quasi assoluto se si eccettuano un paio di cordate intente a preparare i materiali sul piazzale. Per il resto la montagna è solo nostra. Ci incamminiamo dopo il rito della selezione del materiale – “Fa’ il n. 4 lo porto?!?!…dai ok lo porto” – che chi è dell’ambiente e conosce un po’ le caratteristiche della via, non stenterà a capire di cosa parlo..

img_20160930_140422

Giunti alla base del Pilastro Giallo la fessura è evidentissima, ma in mano la foto della relazione de “Il Chido Fisso” di Ledda ci fa riflettere un po’: la linea tracciata su questa passa a sx della evidente (e anche un po’ intimidatoria) fessura che solca la gialla parete. Decidiamo di non indugiare ulteriormente, ma salire e vedere poi dalla seconda sosta dove andare. Dei primi due tiri se ne occupa Fabio e devo dire meno male: roccia discreta, erba e terra ridondante, senza farsi mancare densi gineprai. Insomma due lunghezze in cui bisogna salire con il massimo dell’attenzione, con “sleghi” notevoli, a meno che ci si voglia portare qualche picchetto da tenda.

Lo raggiungo alla seconda sosta, ci guardiamo in faccia chiedendoci “ed ora”?!? Dove andiamo? Sx come dice il tracciato della guida o decisamente a dx (traverso orizzontale) ad attaccare la netta fessura, per niente incoraggiante? Ok leggiamo la relazione…niente, un laconico “ci si porta sotto la fessura che incide la parete (V) e la si aggredisce con decisione..” Siccome c’ho fatto il callo su relazioni poco rispondenti, capisco che la fessura non è quella del tracciato nella foto del “Chiodo Fisso”, ma quella a dx; Fabio mi conferma smanettando su alcune foto on line: ok andiamo, è ora di passare all’azione.

Il terzo tiro, un mix di tecnica di incastro e Dulfer è semplicemente spettacolare, almeno per gli amanti dell’arrampicata in fessura. Del quarto tiro se ne occupa Fabio ed anche questo è davvero degno di nota per bellezza ed impegno. Il quinto è una rampa di roccia che obliqua verso sx e conduce poi ad una parete aperta (sesto tiro) che si supera con un unico tiro di 60 m secchi; la ciliegina sulla torta è il tiro di uscita, un canale prevalentemente erboso che conduce sui ripidi prati sommitali.

Scendiamo con cautela ed in tra quarti d’ora siamo nuovamente sul sentiero d’accesso dove avevamo mollato gli zaini. Solo ora guardo Fabio e gli dico “ora possiamo stringerci la mano frate'”, la discesa è parte integrante della salita! Ci attende un piatto di fettuccine ad Intermesoli, andiamo, prima che venga buio….e che la sete di birra ci consumi dentro.

Insomma che dire su questa via: il mio parere è che merita unicamente per il terzo e quarto tiro, molto belli e che in parte “ripagano” delle restanti lunghezze e della discesa a piedi. Forse se partisse dal basso, seguendo la linea naturale del diedro fessura che parte dallo zoccolo e fossero attrezzate le soste per le doppie, acquisirebbe maggior valore ed appetibilità. Per il resto ovviamente complimenti agli apritori che hanno risolto, ai tempi, una linea così esigente.

FOTO di Fabio Ferranti e Riccardo Quaranta (cliccare sull’immagine per ingrandirla)

 

“KING KONG’S CRACK” – Pizzo d’Intermesoli, Pilastro Giallo, versante S

Paolo Abbate, Giuseppe e Robero Babieri il 4 giugno 1988

215 m, ED, passaggi fino al VII

 

Tracciato della via "King kong's Crack"

Tracciato della via “King kong’s Crack”

 

RELAZIONE  (salita del 30 settembre 2016 da Riccardo Quaranta e Fabio Ferranti)

MATERIALE: n.d.a., serie di friend fino al n. 3 BD, doppiata per n. 2 e 3, n.4 utile ma non indispensabile; nut, qualche chiodo utile per il sesto tiro.

img_2228

Accesso

La Val Maone si raggiunge attraverso un ampio sentiero che parte dal piazzale di Prati Di Tivo (TE): per attaccarlo si prosegue a dx, oltrepassando la stazione della funivia, per qualche centinaio di metri, fino a prendere una sterrata sulla sinistra (chiusa al traffico da una sbarra). Prima in discesa e poi in salita, superando il torrente “Rio Arno” si accede alla valle; oltrepassato un caratteristico grande masso, si lascia il sentiero (freccia di legno che indica “Grotta dell’Oro) e per traccia evidente si inizia a salire il pendio erboso sulla dx. Si costeggia la macchia boschiva, si oltrepassa la “Grotta dell’Oro” (netto antro dall’ingresso squadrato) e dopo pochi minuti si è alla base del “Pilastro Giallo” (50′ dal parcheggio)

Quasi all'attacco della via

Quasi all’attacco della via

Attacco

Si oltrepassa lo spigolo del Pilastro Giallo e ci si porta sotto uno zoccolo di roccia ed erba che forma un netto diedro con il pilastro stesso. L’attacco della via è all’incirca al centro dello zoccolo stesso.

L1, 30m, IV

Si risale la prima parte dello zoccolo, con arrampicata su roccia discreta mista ad erba e ginepro, puntando al centro di uno scudo roccioso, alla base del quale si sosta. Sosta su 2 chiodi.

L2, 50m, IV+

Si obliqua leggermente a sx, evitando una zona strapiombante, poi si torna a dx, prima su terra ed erba, poi su roccia via via migliore, fino al termine dello zoccolo. Sosta su chiodo e spit.

 

Fabio su L2

Fabio su L2

L3, 20m, VII sost.

Si traversa pressoché orizzontalmente a dx, con poche possibilità di proteggersi (V) fino ad attaccare la netta fessura; attenzione agli attriti se si è riuscito a piazzare qualcosa lungo il traverso. Si segue la fessura con tecnica di incastro incontrando, dopo il primo passo impegnativo, un chiodo e poco sopra, un friend incastrato. Da qui ci si protegge con friend medio grandi (n. 2 e 3 BD)….l’arrampicata è a dir poco entusiasmante e mixa tecnica d’incastro a tratti di Dulfer puri, (VII sostenuto). Dopo un ultimo passo su roccia non perfetta si guadagna la sosta sulla sx.  Sosta su 2 chiodi.

Io su L3

Io su L3

 

Fabio disperso nel vuoto siderale di L3

Fabio disperso nel vuoto siderale di L3

 

Ed eccolo che arriva!

Ed eccolo che arriva!

 

L4, 25m, VII-

Si riprende la fessura, si supera un primo tratto aggettante (VI+), poi questa si allarga diventando una specie di diedro che obliqua leggermente a sx, si supera un passo liscio e poco intuitivo (utile friend n. 4 BD, VII-) e con un ultimo passaggio atletico (ch.) si perviene ad una comoda sosta. Sosta su 1 ch. e 1 spit.

 

Fabio da primo su L4

Fabio da primo su L4

 

Fabio mi recupera su L4

Fabio mi recupera su L4

L5, 30m, V-

Seguire una bella ed invitante rampa verso sx, su roccia non sempre buona come appare dal basso; dopo un passo non banale si sosta in prossimità di un alberello. Sosta su spuntone da attrezzare.

L6, 60m, VI

Si esce a sx della sosta, si perviene alla base di una placca, che si apre a dx di un canale-camino. La si affronta pressoché al centro (VI) su roccia all’inizio compatta e difficile da proteggere, utile qualche chiodo. A circa metà parete le difficoltà diminuiscono (V e V-) ma la qualità della roccia peggiora e bisogna prestare attenzione. Dopo un diedro accennato che obliqua a sx si perviene alla crestina sommitale, dove si sosta. Dato lo sviluppo del tiro, prestare attenzione alla gestione degli attriti. Sosta su spuntone da attrezzare.

L7, 55m, III+

Si sale l’evidente canale erboso, che presenta qualche roccia ai lati dove assicurarsi, pervenendo ai prati sommitali. Sicura a spalla.

Fabio su L6

Fabio su L6

DISCESA

Si traversa lungamente verso dx (faccia a monte) su ripidi pendii erbosi, superando una prima zona di detrito; si perde quota fino ad imboccare il canale che delimita il margine dx (osservando dalla Val Maone) del settore denominato “le Strutture”. Prestare molta attenzione con erba bagnata o umida e non sottovalutare questo aspetto della salita.

 

Legati insieme ancora una volta!

Legati insieme ancora una volta!

 

 

 

 

 

 

 

 

Share