Quando ho iniziato ad arrampicare lo facevo per superare i miei limiti, fisici e mentali. Oggi lo faccio per sentirmi vivo.
Posso riassumere così la visone attuale di una passione che mi accompagna da quasi 25 anni. Un tempo lungo a cui guardo con intima gioia quando mi capita di voltarmi indietro ad osservare il mio cammino. Oggi la mera difficoltà di una salita ha per me un significato ed un valore tutto sommato contenuti.. da anni ho capito che per conservare l’entusiasmo della scalata ho bisogno di qualcosa di più di un numeretto ed una lettera. Ho bisogno di sentirmi vivo. Ho bisogno che quella via, che quel percorso, quella sequenza richiedano il mio massimo impegno mentale; ho bisogno di sapere che potrebbe non andare tutto per il verso giusto e che è meglio se indosso una spessa corazza. La scalata su ghiaccio/misto e l’arrampicata “trad” sono attualmente i terreni che maggiormente alimentano la mia visone di scalata, la voglia di sentirmi vivo, che potrebbe tradursi con il provare ancora emozioni esattamente come la prima volta in cui ho indossato un imbraco ed ho provato a scalare.
Allora mi torna in mente una linea intuita proprio durante un corso di arrampicata “trad”… mi capita spesso di collegare stati di desiderio con idee archiviate nella mia testa, in cassetti da aprire al momento opportuno. Il momento è arrivato. Siamo nella falesia di Celenza sul Trigno, in Abruzzo ma tanto vicina al confine con il Molise. Luogo che ho contribuito a salvare da un dimenticatoio assolutamente immeritato, visto il fascino e l’unicità della scalata che qui si pratica. Si sale su arenaria di un marrone scuro, su muri a tacche o lunghe fessure diagonali, con vie generalmente lunghe dai 20m in su. Per la sua natura la roccia non brilla a solidità: il problema principale è la tendenza a sfogliarsi; pertanto l’apertura di vie (se si vuole fare un bel lavoro) è preceduto da un lungo iter di pulizia e test delle tacche rimaste. Oppure, sugli itinerari più difficili, di consolidamento delle prese per poter conservare un minimo di appigli su tutte le sezioni. Insomma una fatica non da poco, ma vi assicuro che il risultato finale ripaga del tutto, almeno ha ripagato le lunghe giornate trascorse da solo appeso alla corda.
Così decido ad aprile 2022 di tirare fuori dal cassetto quell’idea, di andare a vedere se davvero c’era tutto per potere aprire una nuova linea trad alla destra di “Mickey Mouse”, bellissimo 6a+ sportivo di fessura. Ne approfitto prima di tutto per aprire una variante a quest’ultima, un tiro che prosegue sulla fessura diagonale a dx e porta ad una sosta che sarà quella della futura “Senjutsu”. Mi calo con una certa emozione, nella parte alta le prese e qualcosa per proteggersi c’è ma ricordavo che i dubbi erano concentrati nei primi 6-8 metri da terra. Ultimo buco buono per piazzare qualcosa, continuo a scendere con gli occhi avidi di qualche fessurina o buchetto che rompa la continuità di sole microtacche.. “Eccole!!!!” due micro fessure lunghe ognuna 2-3 cm… meglio di niente penso… beh affare fatto! Posso iniziare a pulire ma soprattutto a segnare tutte le tacche che hanno bisogno di essere resinate per non andare via alla prima trazione. Un lavoro lunghissimo che mi impegnerà per due giornate. Ma alla fine “Senjutsu” è pronta e posso finalmente provare a farci un giro autoassicurato con la corda dall’alto.
La via si divide sostanzialmente in 3 parti. La prima super tecnica di piedi e micro tacche con protezioni abbastanza aleatorie dove bisogna restare sempre lucidi e precisi. La seconda, sotto un piccolo bombè, contiene il passaggio chiave, protetto da una micro clessidra di 1 cm, un boulder in cui incastro di dita e Dulfer si amalgamano alla perfezione per alzare a sufficienza il numero di battiti del cuore. Infine una terza sezione in cui le difficoltà diminuiscono ma le protezioni sono davvero lontane (7-8 metri).
Bene ora bisogna cercare un giorno in cui non lavori e qualcuno che abbia voglia di venire con me alla Morgia delle Lame per provare finalmente la via. Ho il piacere di incastrare qualche giorno di ferie con quelle degli amici di sempre. Ci sono Laura ed Agnese, Sacchetto e la crew pugliese capitanata da Niko… insomma un bel gruppo per festeggiare Pasquetta e magari qualche bel brivido verticale. Porto con me anche un paio di crash pad per eventuali voli a terra, premio di consolazione per le mie caviglie. I giorni precedenti ho ordinato anche un friend 1 della Wild Country, l’unico che entra in una delle due micro fessure. Faccio un giro da due per vedere che protezioni portarmi e memorizzare dove piazzare cosa. Aspetto che la parete entri in ombra e parto ma proprio al passo chiave volo perché un appoggio si rompe…un urlo ma la micro clessidra tiene, per fortuna. Torno a terra, dovrò aspettare una mezz’ora per tentare nuovamente; non mi sento stanco fisicamente ma sento che metà della mia testa se ne è già andata. Allora faccio un giro sotto la falesia, è bello vederla popolata di tante ragazzi e ragazze in una giornata spettacolare di primavera, tanti puntini colorati che animano il marrone dei lisci muri della Morgia.
Ma “Senjutsu” è lì a guardarmi, severa e affascinante allo stesso tempo ed è ora di tornare a fare i conti con le mie paure, con la strategia del combattimento.
C’è un leggero vento freddo, la parete è ormai in ombra piena. Chiedo a Sacchetto se ha voglia di farmi sicura nuovamente.. si prepara a gestire le mezze corde.. ormai abbiamo vissuto tante belle e forti esperienze insieme, so che è una sicurezza. Parto, mi accompagna solo il vento, le dita sono fredde e cerco di scaldarle stringendo e aprendo i pugni. Supero la prima parte abbastanza agevolmente, forse la cosa più difficile è stata piazzare la terza protezione perché il buco serve anche come presa, l’unica presa. Sono al passaggio. Recupero un po’ e parto, via senza indugio; sento le dita incastrarsi, seppur con dolore, avverto che sono solide nella fessurina verticale. Via allora con la Dulfer atletica ad approdare al buco ottimo dove posso tornare ad allargare i piedi e cercare di riposare un po’. Mi proteggo con un eccentrico e cerco di recuperare un braccio alla volta. Un piede inizia a tremare: capisco che è ora di lasciare il riposo e terminare il viaggio. Un ultimo passo tecnico verso sinistra e sono alla presa buona di uscita. Mi aspettano altri 6-7 metri facili sotto la catena ma non devo rilassarmi.. l’ultima protezione è chilometricamente distante. Resto concentrato ed infine la catena: un urlo che viene fuori forte dal mio cuore, un misto di gioia ed emozione che solo chi scala può provare. Sono commosso: tanto lavoro, tanta dedizione, tanta paura hanno trovato finalmente uno scopo. A terra abbraccio Sakky, Niko, Laura: in silenzio o con parole di incitamento mi hanno accompagnato lungo tutta la salita.
Una giornata stupenda per duellare con le mie paure e sentirmi ancora VIVO.
GRAZIE ad Antonio, Nico, Laura, Agnese e tutta la crew pugliese!
“SENJUTSU” 22m, 7a+ TRAD, R2/3. Aperta da R. Quaranta il 8 e 9 aprile 2022. FA R. Quaranta il 18/4/22. Falesia “Morgia delle Lame”, Celenza sul Trigno (CH).
Tutte le info sulla falesia su “Molise rock” Ed. Versante Sud, anche in formato digitale.
Il video uncut della salita: