• 1 rp
  • avvicinamento durante una giornata di apertura
  • avvicinamento il giorno della 1 rp
  • fessura strapiombante 1 rp
  • freddo in parete
  • in apertura
  • in apertura autoassicurato
  • in vetta prima rp
  • l'inizio del liscio diedro
  • la piramide prima rp
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  • liscio diedro prima rp
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  • liscio diedro, prima rp - foto m di chiro
  • Michele durante la prima rp
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  • traverso inverso prima rp
  • tracciato brave new world

“BRAVE NEW WORLD” – Nuova via alla Grotta delle Ciaole, Matese

Brave New World – Monte Croce Matese 

È la lunga storia di un sogno che finalmente si è realizzato. Fin qui niente di nuovo per tutti quelli, come me, che ancora si entusiasmano a tracciare linee mentali su pareti di roccia e ghiaccio. Forse il “viaggio” in questo caso è stato ancora più affascinante di quello che avevo semplicemente immaginato. Non è stato un viaggio facile, per tanti motivi e a dire il vero non sono mancati momenti di sconforto, momenti in cui mi sono sentito piccolo ed inconcludente nei confronti del mio sogno. Giornate in cui sembrava remasse tutto contro. 

La storia di questa linea inizia con la storia di un’altra via, “Learning to fly”. Era il gennaio del 2014 e con Michele aprimmo tre tiri di “Learning”, dal basso. Questi presentavano difficoltà costantemente crescenti (non che avessi dubbi), ma alla roccia molto strapiombante nel terzo tiro si univa anche una carenza di appigli.. tutto diventava aleatorio. L’idea di vincere, con difficoltà umane, la parete che sovrasta la “Grotta delle Ciaole” subì dunque un brusco arresto. Tuttavia non mi ero mai rassegnato: ogni volta che passavo da quelle parti, come un bambino col naso spiaccicato contro la vetrina del negozio di giocattoli, mi fermavo a cercare un’idea, una soluzione  che mi portasse fuori da tanto vuoto strapiombante per attaccare la parte più “umana” di parete. 

La lampadina si accese quando aprii la mente ad una linea che non fosse una goccia d’acqua, bensì qualcosa che cercasse il meno difficile in quel mare di vuoto. Dalla S2 di Learning parte una stretta cengia verso dx che conduce ad un netto diedro al centro della parete. Quella poteva essere la chiave di tutto, quantomeno di accesso al diedro. Affiancato da Laura aprii quello che ho poi ribattezzato il tiro del “traverso inverso” ed anche la prima parte del “liscio diedro”. Tutto questo senza farci mancare giornate buttate al vento, come quella in cui dopo aver risalito i primi tiri, la parete inizio’ a colare acqua ovunque, costringendoci ad una mesta ritirata. O quella in cui la corda fissa lasciata era diventata un fuso di ghiaccio di 10 cm di diametro.. Insomma mai una gioia, sembrava. Il pensiero era sempre li, tanto che il “Liscio diedro” lo terminai in solitaria ed anche i tiri successivi, tra l’altro questi ultimi anche in libera. 

Mancava la ciliegina sulla torta, la prima ripetizione; ma volevo che fosse una ripetizione speciale, che desse risalto alla cima a cui la parete appartiene: Monte Croce (o Cima Croce). Vetta questa molto poco frequentata ma che, proprio per questo, ha un fascino particolare. La prima ripetizione è stato un viaggio nel viaggio, una giornata dalle emozioni fortissime per me, sensazioni difficili da trascrivere. Tanto lavoro e dedizione hanno trovato realizzazione in una giornata serena, di sole in cui la montagna ci ha fatto dimenticare il tanto freddo patito in parete (per me) e sulle soste (per i miei compagni) durante le tante giornate di apertura. 

Spuntando sulla vetta abbiamo trovato ad accoglierci un nuovo mondo bellissimo; alle spalle avevamo lasciato un segno che credo possa rappresentare una nuova concezione di scalata per il nostro territorio. Un punto di inizio, affatto un punto di fine. 

Grazie a Laura D’Alessandro e a Michele Di Chiro per avermi assecondato ed affiancato in questo splendido sogno realizzato. 

Grazie a Climbing Technology, Garmont e Campo Base Outdoor Roma per il continuo supporto.

Riccardo Quaranta Guida Alpina UIAGM

 

RELAZIONE

M. Croce Matese (1957m), parete N

BRAVE NEW WORLD (M8, WI5+/6, 5c, A1, ED+; 260m + 200m ca. fino in vetta)

Aperta dal basso in più riprese tra il 2019 ed il 2021; 1° tiro da R. Quaranta e M. Di Chiro; 2° e 3° tiro da R. Quaranta e L. D’Alessandro; i restanti tiri da R. Quaranta in solitaria e libera. 

I RP integrale (fino in cima a M. Croce) con la libera di tutti i tiri eccetto il 3°: R. Quaranta e M. Di Chiro il 25/3/2021

Itinerario tecnicamente difficile, difficile da trovare in condizioni; combina la visione moderna del dry-tooling con il misto moderno fino al misto classico. La via può essere suddivisa in una prima parte, che racchiude le difficoltà più elevate (ma ampiamente confortate dall’uso di fix) ad una seconda parte più squisitamente “classica”, dove torna fondamentale saper proteggersi e destreggiarsi su terreni di memoria “scozzese”. La ripetizione integrale diventa quindi una salita completa, in un ambiente che si fa man mano più selvaggio; da non sottovalutare la discesa, sia per problemi di orientamento nel caso di ridotta visibilità sia per le condizioni del manto nevoso. 

I tiri sono stati tutti liberati tranne il tiro del “Liscio diedro” che presentava ghiaccio estremamente sottile viste le condizioni “magre”; ciò ha costretto all’uso dell’artificiale nel tratto centrale della lunghezza, ma in condizioni migliori si spera sia percorribile in libera.

Materiale: almeno 12 rinvii, 1-2 chiodi da ghiaccio corti, 1-2 ganci da misto, friend medio-grandi, n.d.a.

ACCESSO

Dalla stazione sciistica di Campitello Matese reperire il sentiero che dall’arrivo dello ski-lift “San Nicola” conduce alla Grotta delle Ciaole (bolli di vernice diradati sugli alberi). 20’-1h a seconda dell’innevamento. Prestare attenzione all’ultimo tratto dell’avvicinamento, quando si esce dal bosco: valutare la stabilità del manto nevoso!

L1 : (WI 5, M8, 25 m. tiro della “Fessura strapiombante”) Attaccare circa 15 m a sx dell’entrata della grotta, in corrispondenza di un diedro strapiombante obliquo (spit) con ghiaccio sulla dx; seguire il diedrino fessurato (fix) fino ad una piccola cengia, sulla dx, dove è posta la sosta per la moulinette. Da questa attaccare l’evidente fessura appena a sx (clessidra con cordino in kevlar lasciato), seguendola con arrampicata molto fisica fino a raggiungere gli spit, superare il termine della fessura (passo chiave) e sostare. Sosta su due fix collegati.

L2 (5c ed M6+, 15m. Tiro del “Traverso inverso”): Con un primo passaggio boulderoso salire e superare la prima protezione, poi in traverso orizzontale verso dx (tralasciare le protezioni sopra la testa che sono di “Learning to fly”) che consiglio di affrontare senza picche fino ad una sosta; superarla con passaggio aleatorio (passo chiave) per guadagnare una nicchia e da questa con un ultimo passaggio tecnico raggiungere la sosta su massi incastrati. Sosta su due fix collegati.

L3 (WI 5+/6, M7 e X, A1, 25m. Tiro del “Liscio diedro”): Dalla sosta ancora in traverso verso dx ad agganciare il freestanding, risalirlo con arrampicata spettacolare ed esposta fino ad entrare in un netto diedro. Superare una sosta ed affrontare la prima parte del diedro generalmente con buon ghiaccio; superare un primo passaggio strapiombante che immette nella parte alta e liscia del diedro. Superarla con arrampicata super tecnica (A1 in caso di ghiaccio estremamente sottile). Quasi alla fine del diedro spostarsi un metro a sx su ciuffi di erba e muschi, poi nuovamente dritti. Superare un ultimo passaggio strapiombante e sostare comodamente in una nicchia. Sosta su due fix collegati. 

L4 (M6+/7, 25m. Tiro “Verso la luce”): Dalla sosta a sx con un 2-3 passaggi non banali riprendere un sidro fessura con erba e muschio ghiacciati (passo chiave), superare un bombè che immette su un pendio a 70°. Da qui leggermente a dx a prendere una larga fessura intasata di ghiaccio. Risalirla con bella arrampicata mai sostenuta fino ad un pendio con rocce sulla sx su cui si sosta. Sosta su due fix collegati.

L5 (M5, 40m. Tiro “La Scozia”): da S4 salire il pendio puntando ad una specie di goulotte, attaccarla (passo chiave) e seguirla puntando ad un tetto roccioso leggermente a sx. Da questo (fix) a dx a riprendere la goulotte che si fa più incassata. Superare una sosta sulla sx (da qui ci si cala se non si vuole terminare la salita), passare accanto ad un albero ed infine leggermente a sx verso delle rocce affioranti, poco sotto un pendio nevoso, dove si sosta. Sosta su due fix da collegare. 

L6 ( 50° con passo a 70°, 50m. Tiro di collegamento): Dalla sosta a sx, superare un tratto più verticale che immette su un pendio. Percorrerlo puntando ad una aretina con forma vagamente piramidale e sostare sul lato dx. Sosta da attrezzare.

L7 (M4 e 60°, 40m. Tiro “La piramide”). Dalla S6 ci si sposta a sx e si attacca la parte centrale della parete che presenta una sorta di diedro/goulotte molto aperta; la si sale, si supera una costola rocciosa sulla sx (possibilità di proteggersi) e poi dritti su una crestina dove si sosta. Sosta da attrezzare. 

L8 (50° e misto facile, 40m. Tiro “La cresta”). Si prosegue su una crestina rocciosa appena accennata con difficoltà sempre minori fino ad un grande masso isolato, all’inizio di un ampio pendio nevoso, su cui si sosta. 

Da qui con altri 200 m di dislivello, seguendo prima il pendio poi una crestina leggermente a sx si perviene alla cima di M. Croce Matese. 

DISCESA

Dalla cima di M. Croce Matese ci si sposta in cresta verso est fino a raggiungere l’ampio e concavo pendio della parete est. La si discende tenendosi sul margine sx (faccia a valle) del pendio nevoso (prestare attenzione alla stabilità del manto). Si raggiunge il bosco ed in diagonale verso sx, evitando dei salti rocciosi, si riprende il sentiero di accesso alla Grotta delle Ciaole, non lontano dall’arrivo dello ski-lift “San Nicola”. 

 

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Cascata di ghiaccio “La delicata” Parete NE Serra delle Ciavole

L’avventura può essere tranquillamente dietro casa o più o meno dietro questa. Ciò di cui si nutre un’avventura sono le idee: da queste nascono le giornate più belle, come quella raccontata da questo video e da queste foto. 

Ludovico sullo strepitoso primo tiro

La cascata delle Ciavole, presente sulla parete NE dell’omonima cima è stata salita per la prima volta nel 2/1/2017 da Cristiano Iurisci & Co, dopo lunghe dissertazioni sui social ed un paio di tentativi falliti da parte di altrettante cordate. Le foto ormai circolavano da un po’ e restare inermi davanti ad un flusso così caratteristico non era possibile.

Dal 2017 la cascata si è sempre formata ed il 2020 non ha fatto eccezione. Anzi questa volta la foto sulla quale si sono avviate le elucubrazioni mostrava “La delicata” (questo il nome dato dagli apritori) in splendida forma. Proprio dall’autore di quella foto, caro amico da lungo tempo,  mi arriva l’invito a fare visita a quella che probabilmente è la cascata più a sud d’Italia. 

L’altrettanto spettacolare secondo tiro

Non me lo faccio ripetere due volte, chiamo Ludovico e ci organizziamo per un raid di due giorni. Quattro ore di auto da Campobasso a Terranova di Pollino, cena presso l’ottimo ristorante “Luna Rossa”, a letto presto, sveglia alle 5:30, una mezz’ora circa di auto fino al parcheggio, scarpino di 2 ore, di cui una circa a tracciare nella fresca e finalmente siamo sotto la cascata. Spaziale: bellissima lei e ancora più spettacolare l’ambiente in cui è incastonata. Non si perde tempo, dopo le foto di rito ci si prepara e via.  Salgo agevolmente, c’è tanto ghiaccio e si mettono tranquillamente viti da 16 cm. Un primo lungo tiro di 45-50 m mi porta a sostare sulla dx (sosta su ghiaccio) e a recuperare Ludo. Parto per il secondo tiro traversando a sx e riconquistando il centro della cascata, sempre bellissima; nella parte centrale 4 m a 80° rappresentano la sezione più difficile, poi una bellissima placca ghiacciata mi conduce alla S2 su albero. Ludovico procede spedito anche se, come tutti alla prima esperienza su cascata (per lui è la prima in assoluto) tende ad esagerare con la forza.. risultato giunge in sosta un po’ affaticato, ma sempre sorridente. Quel sorriso che abbiamo mantenuto durante tutto questo bel “viaggio”. Agli apritori era mancato l’ultimo tiro, decidiamo viste le condizioni strepitose, di aprirlo. Ancora una quindicina di metri di scalata spettacolare poi si accede alla cengia e mi dirigo ad un pino loricato sulla dx (più o meno in linea con S2). Dalle foto avevamo studiato di fare sosta li, quindi avevo con me uno spezzone di corda abbastanza lungo. La fortuna è stata che accanto al pino principale ce ne fosse un altro molto più piccolo perché il primo ha un diametro di quasi due metri, per una circonferenza di circa 6 m… e a 6 m di spezzone di corda non ero preparato!!! 

In discesa sull’ultima doppia

Con tre doppie, di cui l’ultima su una sosta a chiodi che ho voluto lasciare per agevolare futuri ripetitori (una abalakov era possibilissima dato lo spessore e la qualità del ghiaccio..), siamo nuovamente alla base.. sorridiamo…siamo entrambi visivamente emozionati, forse anche un po’ increduli. Increduli di aver vissuto una giornata in un luogo del genere, con emozioni ed ambientazione che non ha niente da invidiare alle location alpine. Una giornata unica. Enjoy!

Grazie di cuore a Ludovico per l’avventura e grazie ai miei sponsor che mi supportano nella realizzazione delle mie idee Climbing TechnologyGarmontCampo Base Outdoor

 

“LA DELICATA” parete NE Serra delle Ciavole, Parco Nazionale del Pollino 

Prima salita: 2/1/2017 da Cristiano Iurisci, Fabio Minerba, Nino Gagliardi e Mimmo Ippolito (primi 2 tiri)

Prima RP e prima integrale, aggiungendo l’ultimo tiro non salito dagli apritori: 17/1/2020 Riccardo Quaranta e Ludovico Genco

3L, 135m, 3+, III

AVVICINAMENTO DA TERRANOVA DEL POLLINO
Da Terranova del Pollino si prosegue per la Frazione di Casa del Conte e di qui si continua verso la località Lago Duglia (indicazioni lungo la strada) riconoscibile dalla presenza di un largo prato con un casotto usato dai turisti per le grigliate estive. Grazie alla solerzia del comune di Terranova nel ripulire prontamente la strada fin qui, si ritiene tale avvicinamento il più comodo. Da Lago Duglia, lasciata l’auto, si prosegue lungo la strada per circa 300 metri e si prende a destra il sentiero per piano Cardone al quale però non ci si arriva poiché è preferibile proseguire in direzione del Piano dei Moranesi dove si arriva dopo un’ora da Lago Duglia (1700 m.s.l.m.). Il piano è una evidente radura nel bosco da dove si ha una bella vista di Serra di Crispo e della cresta Nord di Serra delle Ciavole. Da qui senza percorso obbligato si prosegue in direzione SW nel bosco mantenendosi ad una quota fissa di 1750 m circa cercando il percorso meno faticoso tra le numerose doline della zona. L’assenza di fogliame nel bosco consente di vedere sempre alla propria destra la parete E delle ciavole e dopo un’ora circa di cammino si noterà la bella lingua bianca della cascata. A questo punto si esce dal bosco in direzione della rampa che conduce alla base della parete. In totale circa 2:00/2.30 ore dall’auto in dipendenza dell’innevamento. Per il ritorno si può percorrere lo stesso itinerario.

Traccia gpx scaricabile al seguente link: https://drive.google.com/file/d/1OEWJllowc8UBVE7sRdZtYFkKFfL_Ee-0/view?usp=sharing

L1, 40m

Si attacca la colata a dx (60°) si supera un breve tratto a 70° poi sempre su terreno appoggiato si sosta in una specie di goulotte sulla dx, prima di un tratto più verticale. Sosta su ghiaccio

L2, 45m

Si traversa a sx riprendendo il flusso principale della colata, si supera una zona a 70°, poi di nuovo più appoggiato, si arriva ad un tratto più verticale (pochi metri a 80°), lo si supera e su placca appoggiata si obliqua a dx verso un albero. Sosta su albero con cordone rinforzato da kevlar.

L3, 50m

Si traversa a sx poi dritti ad affrontare un tratto a 70° che conduce al piano inclinato soprastante, si punta ad un grosso loricato sulla dx sul quale si sosta. Sosta su cordone e maglia rapida.

DISCESA

In corda doppia da S3 a S2; da S2 ad una sosta di calata su 2 ch. attrezzata su roccia (sulla dx faccia a monte) o su abalakov. Da qui a terra con una doppia di 60m esatti (attenzione!)

NOTE

Prestare molta attenzione durante l’avvicinamento e durante la salita alle condizioni del manto nevoso sia alla base della colata sia sui pendii soprastanti. Salita che consiglio in caso di scarso innevamento sia per i pericoli citati che per godere del ghiaccio che altrimenti, data l’inclinazione, viene facilmente ricoperto da neve.

Testo, video e foto di Riccardo Quaranta GUIDA ALPINA e Ludovico Genco

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