“WILD CHILD” Nuova via alla Rocca di Oratino

“Wild Child” è la seconda via della trilogia iniziata con “Moonchild” alla Rocca di Oratino, saga dedicata a tutti gli scalatori che in fondo si sentono ancora dei ragazzi (per la terza bisognerà aspettare l’autunno..)

Correva l’aprile del 2020 e magari qualcuno ricorda che l’Italia era sotto l’assedio del virus più famoso, credo di non  sbagliare, della storia moderna. Periodo quindi di lock-down, tutti a casa e non sia mai a farsi trovare in strada a correre o a raccogliere asparagi nei boschi. Verbale subito e dritti a casa. Beh, oggi forse sorridiamo, ma in quei giorni probabilmente un po’ meno… il clima non era certo dei migliori. Che poi io pensavo, da amante in generale delle attività outdoor, “ma non sarebbe meglio dire invece che tutti a casa, tutti fuori, basta che non siate a casa?”. Perché era anche il tempo in cui sotto un’abitazione di 50 mq vedevo anche 5-6 automobili..alla faccia del divieto di assembramenti!! 

Forte e convinto di questa mia idea decisi che quel chiodo in lontananza che avevo visto aprendo “Moonchild” dovevo andarlo a prendere, sicuramente era una via storica, aperta negli anni 80’ dal gruppo del soccorso alpino della Guardia di Finanza. Quindi mi armai di tutto e da solo, in auto-sicura raggiunsi quella che era solo una piantina tremendamente simile ad un chiodo da roccia. A quel punto, mi dissi “che fai, non prosegui la via?” La risposta è nella relazione che trovate allegata a queste quattro chiacchiere. Tornai il giorno seguente e nacque “Wild Child”, omaggio ai W.A.S.P. che mi hanno tenuto compagnia nelle cuffie durante il sali scendi della salita auto-assicurata. 

La via è stata aperta in libera, adoperando chiodi o protezioni mobili per appendersi e piantare i fix. Sono servite un paio di giornate di pulizia per rendere la via scalabile con piacere, non tanto per la roccia (che è sempre da buona ad ottima) ma per i cuscini di muschio-terra presenti su alcuni tratti. E’ caratterizzata vari stili di scalata, dalla placca, ai diedri alle fessure.. insomma non ci si annoia mai e si sale sempre su difficoltà contenute. E’ comunque un itinerario da integrare e richiede quindi buona padronanza delle tecniche alpinistiche. Si sviluppa quasi totalmente sul versante N, quindi è praticabile anche in estate.  

Un altro tassello nell’offerta di divertimento e scalata nell’area del borgo di Oratino, che spero possa raccogliere il favore dei ripetitori. 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

Grazie a Climbing Technology ed a Campo Base Outdoor Roma per il supporto!

 

“WILD CHILD”  Parete NE Rocca di Oratino, Oratino (CB)

85 m circa, 6a max, 6a obb. , RS1, I

Aperta in libera auto-assicurato dal basso da Riccardo Quaranta il 30/4/2020. Prima RP R. Quaranta e Fabio Madonna il 8/6/2022.

ACCESSO

Come per la falesia “La Rocca”

AVVICINAMENTO 

Si costeggiano degli scavi archeologici, tralasciando il sentiero che sale  alla torre, poi per ampia mulattiera in discesa si perviene ad un casolare in pietra. Si prende una traccia di sentiero alle sue spalle, traccia che costeggia la parete E della “morgia”. In leggera discesa si perviene all’ampia parete N dove ci sono una serie di vie sportive monotiro (falesia “La Rocca”). Si percorre la base di tale settore raggiungendo il suo estremo margine dx. Prima degli ultimi due tiri sportivi c’è l’attacco della via, in comune con “Moonchild”.   

L1, 40m, 5c

Si attacca un’ampia fessura, si supera un tratto leggermente strapiombante (fix), accedendo ad una cengia un po’ terrosa. Si punta verso sx ad una rampa obliqua sormontata da uno strapiombo (ch), ancora in obliquo ad un grande masso (da non usare!). Si prosegue su placca verso sx (ch) poi ad un fix ancora a sx ed infine dritti per poi tornare a dx (vari fix). Si sosta su fix e clessidra. Attenzione agli attriti!

L2, 28m, 6a

Dalla S1 a dx quasi in orizzontale si affronta un passaggio delicato, si prende un piccolo diedro rampa (cl) leggermente verso sx, giungendo sotto un piccolo tetto (fix) Lo si raggiunge e si traversa a dx (friend) verso il bordo. Si continua lungo la rampa ascendente a dx (vari fix non vicinissimi) finché non muore sotto un piccolo sgrottamento. Da qui dritti nel diedrino soprastante (fix) ad una facile placca, ancora dritti in direzione di una zona di diedri strapiombanti. Sosta su singolo fix da 12mm.

L3, 15m, 5b

Dalla S2 brevemente in placca e poi ad attaccare una bella fessura obliqua da sx a dx (friend), sulla porzione superiore di un tettino. La si segue verso dx (esposto ma facile) fino allo spigolo ed infine dritti per via intuitiva fino in cima. Sosta su spuntone da attrezzare. 

DISCESA

A piedi. Si percorre la cresta verso S, passaggi di II e III, fino alla torre medioevale (15’), da questa con breve sentiero (5’) nuovamente al parcheggio.

MATERIALE

n.d.a., serie di friend dallo 0.3 al 3 misure BD, scelta di dadi medi, 10 rinvii, fettucce e cordini per ridurre gli attriti.

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“Senjutsu” FA – Morgia delle Lame, Celenza sul Trigno

Quando ho iniziato ad arrampicare lo facevo per superare i miei limiti, fisici e mentali. Oggi lo faccio per sentirmi vivo. 

Posso riassumere così la visone attuale di una passione che mi accompagna da quasi 25 anni. Un tempo lungo a cui guardo con intima gioia quando mi capita di voltarmi indietro ad osservare il mio cammino. Oggi la mera difficoltà di una salita ha per me un significato ed un valore tutto sommato contenuti.. da anni ho capito che per conservare l’entusiasmo della scalata ho bisogno di qualcosa di più di un numeretto ed una lettera. Ho bisogno di sentirmi vivo. Ho bisogno che quella via, che quel percorso, quella sequenza richiedano il mio massimo impegno mentale; ho bisogno di sapere che potrebbe non andare tutto per il verso giusto e che è meglio se indosso una spessa corazza. La scalata su ghiaccio/misto e l’arrampicata “trad” sono attualmente i terreni che maggiormente alimentano la mia visone di scalata, la voglia di sentirmi vivo, che potrebbe tradursi con il provare ancora emozioni esattamente come la prima volta in cui ho indossato un imbraco ed ho provato a scalare. 

Fine lavori, si decide il nome..

Allora mi torna in mente una linea intuita proprio durante un corso di arrampicata “trad”… mi capita spesso di collegare stati di desiderio con idee archiviate nella mia testa, in cassetti da aprire al momento opportuno. Il momento è arrivato. Siamo nella falesia di Celenza sul Trigno, in Abruzzo ma tanto vicina al confine con il Molise. Luogo che ho contribuito a salvare da un dimenticatoio assolutamente immeritato, visto il fascino e l’unicità della scalata che qui si pratica. Si sale su arenaria di un marrone scuro, su muri a tacche o lunghe fessure diagonali, con vie generalmente lunghe dai 20m in su. Per la sua natura la roccia non brilla a solidità: il problema principale è la tendenza a sfogliarsi; pertanto l’apertura di vie (se si vuole fare un bel lavoro) è preceduto da un lungo iter di pulizia e test delle tacche rimaste. Oppure, sugli itinerari più difficili, di consolidamento delle prese per poter conservare un minimo di appigli su tutte le sezioni. Insomma una fatica non da poco, ma vi assicuro che il risultato finale ripaga del tutto, almeno ha ripagato le lunghe giornate trascorse da solo appeso alla corda. 

Così decido ad aprile 2022 di tirare fuori dal cassetto quell’idea, di andare a vedere se davvero c’era tutto per potere aprire una nuova linea trad alla destra di “Mickey Mouse”, bellissimo 6a+ sportivo di fessura. Ne approfitto prima di tutto per aprire una variante a quest’ultima, un tiro che prosegue sulla fessura diagonale a dx e porta ad una sosta che sarà quella della futura “Senjutsu”. Mi calo con una certa emozione, nella parte alta le prese e qualcosa per proteggersi c’è ma ricordavo che i dubbi erano concentrati nei primi 6-8 metri da terra. Ultimo buco buono per piazzare qualcosa, continuo a scendere con gli occhi avidi di qualche fessurina o buchetto che rompa la continuità di sole microtacche.. “Eccole!!!!” due micro fessure lunghe ognuna 2-3 cm… meglio di niente penso… beh affare fatto! Posso iniziare a pulire ma soprattutto a segnare tutte le tacche che hanno bisogno di essere resinate per non andare via alla prima trazione. Un lavoro lunghissimo che mi impegnerà per due giornate. Ma alla fine “Senjutsu” è pronta e posso finalmente provare a farci un giro autoassicurato con la corda dall’alto. 

La via si divide sostanzialmente in 3 parti. La prima super tecnica di piedi e micro tacche con protezioni abbastanza aleatorie dove bisogna restare sempre lucidi e precisi. La seconda, sotto un piccolo bombè, contiene il passaggio chiave, protetto da una micro clessidra di 1 cm, un boulder in cui incastro di dita e Dulfer si amalgamano alla perfezione per alzare a sufficienza il numero di battiti del cuore. Infine una terza sezione in cui le difficoltà diminuiscono ma le protezioni sono davvero lontane (7-8 metri). 

Il primo giro in cui cadrò a metà

Bene ora bisogna cercare un giorno in cui non lavori e qualcuno che abbia voglia di venire con me alla Morgia delle Lame per provare finalmente la via. Ho il piacere di incastrare qualche giorno di ferie con quelle degli amici di sempre. Ci sono Laura ed Agnese, Sacchetto e la crew pugliese capitanata da Niko… insomma un bel gruppo per festeggiare Pasquetta e magari qualche bel brivido verticale. Porto con me anche un paio di crash pad per eventuali voli a terra, premio di consolazione per le mie caviglie. I giorni precedenti ho ordinato anche un friend 1 della Wild Country, l’unico che entra in una delle due micro fessure. Faccio un giro da due per vedere che protezioni portarmi e memorizzare dove piazzare cosa. Aspetto che la parete entri in ombra e parto ma proprio al passo chiave volo perché un appoggio si rompe…un urlo ma la micro clessidra tiene, per fortuna. Torno a terra, dovrò aspettare una mezz’ora per tentare nuovamente; non mi sento stanco fisicamente ma sento che metà della mia testa se ne è già andata. Allora faccio un giro sotto la falesia, è bello vederla popolata di tante ragazzi e ragazze in una giornata spettacolare di primavera, tanti puntini colorati che animano il marrone dei lisci muri della Morgia. 

Secondo tentativo, quello giusto!

Ma “Senjutsu” è lì a guardarmi, severa e affascinante allo stesso tempo ed è ora di tornare a fare i conti con le mie paure, con la strategia del combattimento.

C’è un leggero vento freddo, la parete è ormai in ombra piena. Chiedo a Sacchetto se ha voglia di farmi sicura nuovamente.. si prepara a gestire le mezze corde.. ormai abbiamo vissuto tante belle e forti esperienze insieme, so che è una sicurezza. Parto, mi accompagna solo il vento, le dita sono fredde e cerco di scaldarle stringendo e aprendo i pugni. Supero la prima parte abbastanza agevolmente, forse la cosa più difficile è stata piazzare la terza protezione perché il buco serve anche come presa, l’unica presa. Sono al passaggio. Recupero un po’ e parto, via senza indugio; sento le dita incastrarsi, seppur con dolore, avverto che sono solide nella fessurina verticale. Via allora con la Dulfer atletica ad approdare al buco ottimo dove posso tornare ad allargare i piedi e cercare di riposare un po’. Mi proteggo con un eccentrico e cerco di recuperare un braccio alla volta. Un piede inizia a tremare: capisco che è ora di lasciare il riposo e terminare il viaggio. Un ultimo passo tecnico verso sinistra e sono alla presa buona di uscita. Mi aspettano altri 6-7 metri facili sotto la catena ma non devo rilassarmi.. l’ultima protezione è chilometricamente distante. Resto concentrato ed infine la catena: un urlo che viene fuori forte dal mio cuore, un misto di gioia ed emozione che solo chi scala può provare. Sono commosso: tanto lavoro, tanta dedizione, tanta paura hanno trovato finalmente uno scopo. A terra abbraccio Sakky, Niko, Laura: in silenzio o con parole di incitamento mi hanno accompagnato lungo tutta la salita. 

Quasi in catena

Una giornata stupenda per duellare con le mie paure e sentirmi ancora VIVO. 

GRAZIE ad Antonio, Nico, Laura, Agnese e tutta la crew pugliese!

“SENJUTSU” 22m, 7a+ TRAD, R2/3. Aperta da R. Quaranta il 8 e 9 aprile 2022. FA R. Quaranta il 18/4/22. Falesia “Morgia delle Lame”, Celenza sul Trigno (CH).

Tutte le info sulla falesia su “Molise rock” Ed. Versante Sud, anche in formato digitale.

Il video uncut della salita:

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ROCK CLIMBING DAY!

SABATO 26 MARZO 2022 – MOLISE

Giornata di arrampicata su roccia dedicata a chi è alla PRIMA ESPERIENZA ed a chi ha iniziato da poco e volesse migliorare la propria tecnica affiancato da una Guida Alpina e da istruttori di arrampicata. La giornata è organizzata in collaborazione con ASD Orizzonti Verticali Campobasso.

PROGRAMMA di MASSIMA

Ritrovo ore 10:00 e trasferimento in falesia; la località sarà scelta in base alle condizioni meteo e comunicata ai partecipanti in forma privata.

Gli allievi saranno divisi in piccoli gruppi di 2-3 persone in  base al livello personale ed esperienza, seguiti da istruttori di arrampicata, sotto il coordinamento e la supervisione della Guida Alpina.

Le attività termineranno per le 17:00

Necessario abbigliamento da trekking (o comunque sportivo), zaino 20l min, colazione al sacco. Per chi avesse necessità sarà fornita l’attrezzatura tecnica necessaria (imbraco, casco, scarpette, ecc.)

ISCRIZIONI e COSTI

Le iscrizioni sono da effettuarsi entro il 20/3 mediante il versamento della quota che è di 50,00 euro. Le modalità saranno comunicate scrivendo una email a info@riccardoclimbing.com

 

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VIA “RADIO A GALENA” – PAN di ZUCCHERO – MASUA

Ci sono dei posti che non bisogna mancare: questo è uno di quelli.

Il breve video amatoriale descrive la nostra salita della via “Radio a Galena” sullo scoglio del Pan di Zucchero, piccolo isolotto posto davanti alla scogliera di Porto Flavia, Masua. Siamo nella costa sud-occidentale della Sardegna.

L’avvicinamento in barca, il fascino della piccola isola, la roccia perfetta, le difficoltà contenute, l’ambiente mozzafiato con vista su mare cristallino, la piccola e panoramica ferrata.. questi gli elementi che faranno parlare sempre di più di questa “gita”.

Per l’avvicinamento in gommone ci sono diversi operatori; io ho avuto il piacere di conoscere Matteo del Warung Beach Club che si è mostrato super disponibile, professionale e cordiale; è inoltre abituato a trasportare scalatori sull’isola, quindi siete in buone mani!

Qualche consiglio: attaccare la via dal mare oltre che non essere difficile aggiunge un pizzico di avventura in più (3-4 m di arrampicata in libera per arrivare alla S0, II/III max.). La via è al sole per gran parte della giornata…valutare temperatura e condizioni. Attrezzata a fittoni resinati in acciaio marino, non presenta particolari difficoltà obbligatorie. La roccia è sempre ottima. Sufficiente una corda da 50-60m e 10 rinvii. Dal termine della via in10′ di sentiero si è all’uscita del percorso ferrato; lo si imbocca e in 15′ si è nuovamente a livello del mare.

Buon divertimento e buona visione!

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

 

 

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SPERONE FRANCHETTI – GRAN SASSO: nuova falesia di arrampicata

Quella della falesia dello “Sperone Franchetti” è una storia che inizia un po’ di tempo fa. Da anni transitavo spesso per lavoro al Rifugio Franchetti e altrettanto spesso mi capitava di commentare con clienti ed amici quanto sarebbe stato bello poter scalare lo sperone su cui l’edificio è posto. Un po’ sulla falsa riga dei tanti rifugi dell’arco alpino che hanno falesie o vie davvero a due passi. 

Immaginavo potersi svegliare la mattina, fare colazione e catapultarsi a scalare a due passi, immersi in un ambiente che non ha bisogno di presentazioni, una cornice divenuta iconica per tutto l’Appennino, dove è possibile contestualmente osservare il mare e cime che sfiorano i 3000 m. 

Finalmente questa idea è stata realizzata e dal cassetto si è trasferita sulla roccia. Il percorso non è stato rapido, tantomeno scontato. Incuriosito dalla mia idea, prima di tutto, ho avuto l’appoggio del presidente dell’ASD Respira Il Gran Sasso, Antonio Scipioni. Collaboro ormai da anni con tale realtà che si rivolge ai professionisti della montagna per divulgare la sua frequentazione attraverso corsi ed uscite. Ricordo le parole di Antonio che mi disse, sempre con il suo fare estremamente operativo e pragmatico “Ricca’ se te serve ‘na mano partecipiamo volentieri al progetto”. Aprire vie di stampo sportivo in un luogo del genere poneva tuttavia alcune problematiche, prima di tutto quella ambientale. Quindi da subito abbiamo concordato che l’iter dovesse essere quello stabilito dalle leggi vigenti sia a livello comunale che del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga. L’ASD RGS ha quindi fatto propria l’idea, finanziandola. Dopo esser stato redatto, il progetto ha seguito il regolare iter prima attraverso il Comune di Pietracamela e successivamente per il parere del Parco circa il disturbo che l’attività di arrampicata potesse arrecare alla fauna e flora presente. In quest’ultima fase un lavoro estremamente importante è stato svolto dal dott. Guido Morini (storico socio di RGS!!) che con passione e professionalità unica ha redatto lo studio di impatto ambientale, che tecnicamente si chiama “VINCA”. Ad un anno circa dalla presentazione dei documenti,  finalmente tutti i permessi sono stati rilasciati..siamo all’estate ormai agli sgoccioli, quella del 2021. 

Anche la fase operativa non è stata delle più banali, non fosse altro che non abbiamo potuto usufruire della cabinovia che da Prati di Tivo conduce alla “Madonnina”. Per dare alcuni numeri, solo il materiale d’armo pesava più di 30 kg., per non parlare di tutto il resto necessario ai lavori. 

Grazie al contributo sia di alcuni soci di RGS che di Simone “Zeta” Saccomandi, Leonardo, Antonio Patullo, abbiamo trasportato in quota tutto il necessario. I lavori sono potuti così iniziare, negli ultimi dieci giorni di agosto. Le giornate si sono svolte in maniera abbastanza intensa con lunghe permanenze in parete; in questo sono stato affiancato da Simone ed Antonio “Sacchetto” con cui ho condiviso la tracciatura e realizzazione di un po’ tutti gli itinerari. A supportarci energeticamente e moralmente ci ha pensato tutto lo staff del Rifugio Franchetti a cui ci siamo rivolti ogni qual volta cali glicemici o di idratazione (i famosi sali minerali..) si prospettavano all’orizzonte!

L’ultima “fatica” è stata il trasporto della bacheca descrittiva da valle fino al sentiero di accesso alla falesia: il merito va al solito gruppetto di RGS capitanati dal “Pres”. Per una giornata hanno indossato i panni di sherpa o muli (fate voi) terminando la missione con successo!  

Il sito di arrampicata attualmente conta 3 vie a più tiri (sviluppo 70m ciascuna) e 6 vie monotiro dai 20 ai 24m; le difficoltà sono contenute, 5c+ e 5a rispettivamente per le due tipologie. La chiodatura è ravvicinata a fittoni resinati inox della Vertical Evolution (con una particolare finitura mimetica per ridurre l’impatto visivo), le soste sono tutte con due punti collegati da catena (tranne sulla S1 di Bandiera Bianca). 

Il progetto si aggiunge al progetto Trad Climbing Flames (arrampicata trad alle Fiamme di Pietra) del 2019 e quello di ristrutturazione dei Diedri Lucchesi del 2020

La speranza è quella di aver dato un’opportunità di divertimento, crescita e lavoro a chiunque volesse coglierla.

I miei ringraziamenti personali:

ASD Respira Il Gran Sasso

Rifugio Franchetti (tutto lo staff)

Ente Parco Nazionale Gran Sasso – Monti della Laga

Comune di Pietracamela

Simone “Zeta” Saccomandi, Antonio “Sacchetto” Patullo, Guido Morini, Maura Bonaduce

Antonacci srl Campobasso per il supporto tecnico

Chi mi affianca tutti i giorni: Climbing TechnologyCampo Base Outdoor RomaGarmont

 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina del Collegio Abruzzo

SCHEDA TECNICA e RELAZIONE VIE

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SPERONE FRANCHETTI – RELAZIONI

 

Settore multipitch
Nome Lunghezza Difficoltà
1) Lo psicanalista 72m L1: 25m L2: 20m L3: 27m L1: 5a+  L2: 4c L3: 5c+
2) Diretta al Franchetti 70 m L1: 20m, L2: 25m, L3: 25m  L1: 5c  L2: 5b   L3: 4c
3) Bandiera bianca 70 m L1: 25m L2: 20m L3: 25m L1: 5a  L2: 5a   L3: 5b+
Settore monotiri
1) Zen 22 m 4c
2) Glicemia portami via 22 m 5a
3) Muffin 20 m 4b
4) Sintomi pasturali 22 m 4c
5) La canzone dei vecchi amanti 23 m  4c
6) Citrone volante 20 m 4c

ACCESSO Dall’arrivo della cabinovia che da Prati di Tivo collega “La Madonnina”, seguire le indicazioni per il rifugio Franchetti. Superare un breve tratto attrezzato, continuare a salire fino ad arrivare in vista dello sperone. All’altezza di un tornante a dx, in una zona pianeggiante, lasciare il sentiero e rintracciare la fila di ometti che in pochi minuti, passando accanto ad un cippo di cemento, conduce alla base del settore dei multipitch; 50’ dalla stazione de “La Madonnina” (o se la cabinovia non funziona 1 h e 30’ da loc.Cima Alta). Per il settore dei monotiri: dal settore multipitch costeggiare la parete verso dx (faccia a monte), prima scendendo un po’ di metri poi risalendo sul margine di una conca sassosa (5’).

MATERIALE NECESSARIO: 10 rinvii, corda singola da 50m sufficiente, casco. 

ESPOSIZIONE: NE per “Lo psicanalista”, N per le altre vie; il settore monotiri è esposto a NW. 

PERIODO IDEALE: estate, da evitare in giornate fredde. Generalmente riparato dal vento. 

NOTE: per limitare l’impatto visivo delle protezioni si sono adoperati fittoni resinati inox 304 con una superficie opaca, molto simile al colore della roccia. Ciò li rende poco visibili durante la progressione: cercateli attentamente prima di ingaggiarvi in pericolosi run-out!!!

1) “LO PSICANALISTA”, 72m, 5c max, S1 (S. Saccomandi – R. Quaranta, agosto 2021)

L1, 25m, 5a+

Si attacca in placca sul margine sx della parete, prima dritti poi a sx a cercare la roccia migliore. Sosta su resinati collegati.

L2, 20m, 4c

In obliquo a sx poi dritti ad affrontare un tratto più verticale ma ben ammanigliato e sostare sotto una pancia. sosta su resinati collegati.

L3, 27m, 5c+

Si affronta la pancia con un paio di passaggi di forza, la si supera e si prosegue via via su difficoltà minori. Sosta su resinati collegati.

Discesa: vedi “Diretta al Franchetti”

 

2) “DIRETTA AL FRANCHETTI”, 70m, 5c max, S1 (R. Quaranta – A. Patullo, agosto 2021)

L1, 20m, 5c+

Si attacca sulla verticale di una specie di nicchia erbosa, poi a sx in placca, quindi dritti (passo chiave). Continuare dritti su bellissima roccia ed infine deviare a dx verso la S1. Sosta su resinati collegati.

L2, 25m, 5b

Dalla S1 a sx, poi dritti ad una fessura; si perviene su una piccola cengia, quindi leggermente a dx ad affrontare un leggero strapiombo. Si affronta una solida placca fin sotto una pancia che si supera con arrampicata atletica, infine si sosta comodamente sulla sx. Sosta su resinati collegati.

L3, 25m, 4c

Dritti sopra la S2, si supera una vecchia sosta a chiodi, poi in costante leggero diagonale a dx si perviene a pochi passi dalla bandiera del rifugio. Sosta su resinati collegati.

Discesa: in doppia lungo la via o a piedi lungo il sentiero di accesso al rifugio. 

 

3) “BANDIERA BIANCA”, 70m, 5b+ max, S1 (R. Quaranta, agosto 2021)

L1, 25m, 5a

Prima in placca su roccia un po’ rotta che migliora lungo il tiro; si supera una zona più verticale e si sosta in una nicchia. Resinati da collegare. 

L2, 20m, 5a

In diagonale verso sx con arrampicata divertente su prese buone, poi dritti una bella fessura ed infine in obliquo a dx fin sotto un piccolo strapiombo. Sosta su resinati collegati

L3, 25m, 5b+

Dalla sosta leggermente a sx, poi dritti su placca verticale ed atletica; la si supera e poi si abbandona il canalino rimontando su bella roccia a sx fino alla S3.

Discesa: vedi “Diretta al Franchetti”

 

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  • 1 rp
  • avvicinamento durante una giornata di apertura
  • avvicinamento il giorno della 1 rp
  • fessura strapiombante 1 rp
  • freddo in parete
  • in apertura
  • in apertura autoassicurato
  • in vetta prima rp
  • l'inizio del liscio diedro
  • la piramide prima rp
  • la scozia prima rp
  • DCIM101GOPRO
  • liscio diedro 2 prima rp
  • liscio diedro prima rp
  • DCIM101GOPRO
  • liscio diedro, prima rp - foto m di chiro
  • Michele durante la prima rp
  • DCIM101GOPRO
  • traverso inverso prima rp
  • tracciato brave new world

“BRAVE NEW WORLD” – Nuova via alla Grotta delle Ciaole, Matese

Brave New World – Monte Croce Matese 

È la lunga storia di un sogno che finalmente si è realizzato. Fin qui niente di nuovo per tutti quelli, come me, che ancora si entusiasmano a tracciare linee mentali su pareti di roccia e ghiaccio. Forse il “viaggio” in questo caso è stato ancora più affascinante di quello che avevo semplicemente immaginato. Non è stato un viaggio facile, per tanti motivi e a dire il vero non sono mancati momenti di sconforto, momenti in cui mi sono sentito piccolo ed inconcludente nei confronti del mio sogno. Giornate in cui sembrava remasse tutto contro. 

La storia di questa linea inizia con la storia di un’altra via, “Learning to fly”. Era il gennaio del 2014 e con Michele aprimmo tre tiri di “Learning”, dal basso. Questi presentavano difficoltà costantemente crescenti (non che avessi dubbi), ma alla roccia molto strapiombante nel terzo tiro si univa anche una carenza di appigli.. tutto diventava aleatorio. L’idea di vincere, con difficoltà umane, la parete che sovrasta la “Grotta delle Ciaole” subì dunque un brusco arresto. Tuttavia non mi ero mai rassegnato: ogni volta che passavo da quelle parti, come un bambino col naso spiaccicato contro la vetrina del negozio di giocattoli, mi fermavo a cercare un’idea, una soluzione  che mi portasse fuori da tanto vuoto strapiombante per attaccare la parte più “umana” di parete. 

La lampadina si accese quando aprii la mente ad una linea che non fosse una goccia d’acqua, bensì qualcosa che cercasse il meno difficile in quel mare di vuoto. Dalla S2 di Learning parte una stretta cengia verso dx che conduce ad un netto diedro al centro della parete. Quella poteva essere la chiave di tutto, quantomeno di accesso al diedro. Affiancato da Laura aprii quello che ho poi ribattezzato il tiro del “traverso inverso” ed anche la prima parte del “liscio diedro”. Tutto questo senza farci mancare giornate buttate al vento, come quella in cui dopo aver risalito i primi tiri, la parete inizio’ a colare acqua ovunque, costringendoci ad una mesta ritirata. O quella in cui la corda fissa lasciata era diventata un fuso di ghiaccio di 10 cm di diametro.. Insomma mai una gioia, sembrava. Il pensiero era sempre li, tanto che il “Liscio diedro” lo terminai in solitaria ed anche i tiri successivi, tra l’altro questi ultimi anche in libera. 

Mancava la ciliegina sulla torta, la prima ripetizione; ma volevo che fosse una ripetizione speciale, che desse risalto alla cima a cui la parete appartiene: Monte Croce (o Cima Croce). Vetta questa molto poco frequentata ma che, proprio per questo, ha un fascino particolare. La prima ripetizione è stato un viaggio nel viaggio, una giornata dalle emozioni fortissime per me, sensazioni difficili da trascrivere. Tanto lavoro e dedizione hanno trovato realizzazione in una giornata serena, di sole in cui la montagna ci ha fatto dimenticare il tanto freddo patito in parete (per me) e sulle soste (per i miei compagni) durante le tante giornate di apertura. 

Spuntando sulla vetta abbiamo trovato ad accoglierci un nuovo mondo bellissimo; alle spalle avevamo lasciato un segno che credo possa rappresentare una nuova concezione di scalata per il nostro territorio. Un punto di inizio, affatto un punto di fine. 

Grazie a Laura D’Alessandro e a Michele Di Chiro per avermi assecondato ed affiancato in questo splendido sogno realizzato. 

Grazie a Climbing Technology, Garmont e Campo Base Outdoor Roma per il continuo supporto.

Riccardo Quaranta Guida Alpina UIAGM

 

RELAZIONE

M. Croce Matese (1957m), parete N

BRAVE NEW WORLD (M8, WI5+/6, 5c, A1, ED+; 260m + 200m ca. fino in vetta)

Aperta dal basso in più riprese tra il 2019 ed il 2021; 1° tiro da R. Quaranta e M. Di Chiro; 2° e 3° tiro da R. Quaranta e L. D’Alessandro; i restanti tiri da R. Quaranta in solitaria e libera. 

I RP integrale (fino in cima a M. Croce) con la libera di tutti i tiri eccetto il 3°: R. Quaranta e M. Di Chiro il 25/3/2021

Itinerario tecnicamente difficile, difficile da trovare in condizioni; combina la visione moderna del dry-tooling con il misto moderno fino al misto classico. La via può essere suddivisa in una prima parte, che racchiude le difficoltà più elevate (ma ampiamente confortate dall’uso di fix) ad una seconda parte più squisitamente “classica”, dove torna fondamentale saper proteggersi e destreggiarsi su terreni di memoria “scozzese”. La ripetizione integrale diventa quindi una salita completa, in un ambiente che si fa man mano più selvaggio; da non sottovalutare la discesa, sia per problemi di orientamento nel caso di ridotta visibilità sia per le condizioni del manto nevoso. 

I tiri sono stati tutti liberati tranne il tiro del “Liscio diedro” che presentava ghiaccio estremamente sottile viste le condizioni “magre”; ciò ha costretto all’uso dell’artificiale nel tratto centrale della lunghezza, ma in condizioni migliori si spera sia percorribile in libera.

Materiale: almeno 12 rinvii, 1-2 chiodi da ghiaccio corti, 1-2 ganci da misto, friend medio-grandi, n.d.a.

ACCESSO

Dalla stazione sciistica di Campitello Matese reperire il sentiero che dall’arrivo dello ski-lift “San Nicola” conduce alla Grotta delle Ciaole (bolli di vernice diradati sugli alberi). 20’-1h a seconda dell’innevamento. Prestare attenzione all’ultimo tratto dell’avvicinamento, quando si esce dal bosco: valutare la stabilità del manto nevoso!

L1 : (WI 5, M8, 25 m. tiro della “Fessura strapiombante”) Attaccare circa 15 m a sx dell’entrata della grotta, in corrispondenza di un diedro strapiombante obliquo (spit) con ghiaccio sulla dx; seguire il diedrino fessurato (fix) fino ad una piccola cengia, sulla dx, dove è posta la sosta per la moulinette. Da questa attaccare l’evidente fessura appena a sx (clessidra con cordino in kevlar lasciato), seguendola con arrampicata molto fisica fino a raggiungere gli spit, superare il termine della fessura (passo chiave) e sostare. Sosta su due fix collegati.

L2 (5c ed M6+, 15m. Tiro del “Traverso inverso”): Con un primo passaggio boulderoso salire e superare la prima protezione, poi in traverso orizzontale verso dx (tralasciare le protezioni sopra la testa che sono di “Learning to fly”) che consiglio di affrontare senza picche fino ad una sosta; superarla con passaggio aleatorio (passo chiave) per guadagnare una nicchia e da questa con un ultimo passaggio tecnico raggiungere la sosta su massi incastrati. Sosta su due fix collegati.

L3 (WI 5+/6, M7 e X, A1, 25m. Tiro del “Liscio diedro”): Dalla sosta ancora in traverso verso dx ad agganciare il freestanding, risalirlo con arrampicata spettacolare ed esposta fino ad entrare in un netto diedro. Superare una sosta ed affrontare la prima parte del diedro generalmente con buon ghiaccio; superare un primo passaggio strapiombante che immette nella parte alta e liscia del diedro. Superarla con arrampicata super tecnica (A1 in caso di ghiaccio estremamente sottile). Quasi alla fine del diedro spostarsi un metro a sx su ciuffi di erba e muschi, poi nuovamente dritti. Superare un ultimo passaggio strapiombante e sostare comodamente in una nicchia. Sosta su due fix collegati. 

L4 (M6+/7, 25m. Tiro “Verso la luce”): Dalla sosta a sx con un 2-3 passaggi non banali riprendere un sidro fessura con erba e muschio ghiacciati (passo chiave), superare un bombè che immette su un pendio a 70°. Da qui leggermente a dx a prendere una larga fessura intasata di ghiaccio. Risalirla con bella arrampicata mai sostenuta fino ad un pendio con rocce sulla sx su cui si sosta. Sosta su due fix collegati.

L5 (M5, 40m. Tiro “La Scozia”): da S4 salire il pendio puntando ad una specie di goulotte, attaccarla (passo chiave) e seguirla puntando ad un tetto roccioso leggermente a sx. Da questo (fix) a dx a riprendere la goulotte che si fa più incassata. Superare una sosta sulla sx (da qui ci si cala se non si vuole terminare la salita), passare accanto ad un albero ed infine leggermente a sx verso delle rocce affioranti, poco sotto un pendio nevoso, dove si sosta. Sosta su due fix da collegare. 

L6 ( 50° con passo a 70°, 50m. Tiro di collegamento): Dalla sosta a sx, superare un tratto più verticale che immette su un pendio. Percorrerlo puntando ad una aretina con forma vagamente piramidale e sostare sul lato dx. Sosta da attrezzare.

L7 (M4 e 60°, 40m. Tiro “La piramide”). Dalla S6 ci si sposta a sx e si attacca la parte centrale della parete che presenta una sorta di diedro/goulotte molto aperta; la si sale, si supera una costola rocciosa sulla sx (possibilità di proteggersi) e poi dritti su una crestina dove si sosta. Sosta da attrezzare. 

L8 (50° e misto facile, 40m. Tiro “La cresta”). Si prosegue su una crestina rocciosa appena accennata con difficoltà sempre minori fino ad un grande masso isolato, all’inizio di un ampio pendio nevoso, su cui si sosta. 

Da qui con altri 200 m di dislivello, seguendo prima il pendio poi una crestina leggermente a sx si perviene alla cima di M. Croce Matese. 

DISCESA

Dalla cima di M. Croce Matese ci si sposta in cresta verso est fino a raggiungere l’ampio e concavo pendio della parete est. La si discende tenendosi sul margine sx (faccia a valle) del pendio nevoso (prestare attenzione alla stabilità del manto). Si raggiunge il bosco ed in diagonale verso sx, evitando dei salti rocciosi, si riprende il sentiero di accesso alla Grotta delle Ciaole, non lontano dall’arrivo dello ski-lift “San Nicola”. 

 

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“Power” – Rocca Oratino – Video apertura

Video amatoriale dell’apertura di “Power”, alla parete ovest della Rocca di Oratino in Molise. I primi due tiri sono stati aperti in autosicura dal basso e i restanti sempre dal basso ma affiancato dalla preziosa sicura di Laura. Ho aperto questa via adottando uno stile che prevedesse di piazzare le protezioni fisse laddove piantavo chiodi in maniera da far restare inalterato l’ingaggio complessivo. Questo si traduce in lunghi run-out sul terzo tiro che rappresenta il tiro chiave sia per impegno psicologico che per difficoltà tecnica. Successivamente all’apertura la via è stata pulita da terra e sassi; i fix da 8mm sono stati tutti sostituiti da resinati 10mm in inox 316L, comprese le soste. Resta tuttavia un itinerario NON sportivo per le ragioni prima menzionate. Sezioni atletiche nelle prime due lunghezze si alternano a sezioni più tecniche e di boulder come il terzo tiro; le ultime lunghezze offrono invece un’arrampicata di relax e scorci panoramici notevoli. Per la relazione dettagliata si rimanda a questo link: https://www.planetmountain.com/rock/v… oppure in forma cartacea sulla guida “Molise Rock” edita da Versante Sud.

Si ringrazia: Climbing Technology – Garmont – Campo Base Outdoor Roma

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Battle Hymn – Inno di Battaglia, M. Croce Matese – Relazione

Questo inverno non ci possiamo lamentare: iniziato come da anni non si vedeva..infatti eravamo ancora nel 2020 e qualche ulteriore novità ce la doveva riservare. Non male comunque, quindi, per gli amanti della neve e del ghiaccio. Nel gruppo del Matese già da dicembre 2020 si sono potuti salire diversi itinerari sia classici che più moderni, segno di condizioni già più che buone.

Soliti giri quindi con il naso all’insù per cercare di capire dove potersi divertire magari salendo qualcosa di nuovo. 

Rientro da una due giorni in zona Sperlonga per lavoro e subito il giorno successivo sono in giro di perlustrazione insieme a Michele (“Slot” per gli amici). Visto che in alto c’è già nebbia, decidiamo di vedere la situazione alla Grotta delle Ciaole, altro luogo culto per gli amanti del ghiaccio/misto/dry matesino. Per fortuna avvicinamento su fondo duro, che goduria…ogni volta che si esce dal boschetto e la parete si palesa, per me è come grattare un “gratta e vinci”. C’è sempre emozione, c’è sempre la foga di sapere come stanno le “classiche” (in realtà qui di vie classiche in senso alpinistico ce ne sono un paio al massimo…sic) Dato uno sguardo generale, mi cade l’occhio su una bella linea accanto a “The talisman”, via che ho aperto anni addietro. Sembra un giusto compromesso tra ghiaccio, roccia e impegno atletico.. Finiamo il giro di perlustrazione e saliamo alla fine “Spyroid”, che regala sempre belle emozioni (e mutande parzialmente colorate..).

Dopo un paio di giorni siamo alla base, armati di tutto punto per aprire la linea che avevo osservato. A noi si è unito anche Antonio, in arte “Sacchetto”, per lui si tratta della prima apertura di una via di misto. La costante della giornata sarà un freddo micidiale, visto che partiamo dal parcheggio con – 5 °C e vento sostenuto da N. Ovviamente la parete dove ci troviamo è esposta a N. Attacco la linea di ghiaccio con ottimismo, ma alla fine la situazione è peggiore di quanto avessi immaginato visto che in alcuni tratti il ghiaccio è staccato totalmente dalla base (probabile effetto della pioggia dei giorni precedenti). Quindi si succedono i “crock”, come se stessi scalando su una parete di patatine fritte..e tutto ciò non mi rende affatto tranquillo. Sarà anche per questo che dopo nemmeno 5-6 m e il primo fix messo, mi arriva una bollita epica e..blasfema. Intanto più si sale e più il venticello aumenta. Mi porto sotto quello che sarà il tratto chiave della via, ma decido di recuperare i miei compagni, per evitare che congelino del tutto. Attrezzo una sosta che sarà solo provvisoria per l’apertura e li recupero. Il morale sembra buono, come i processi di congelamento in atto (sorrido ripensandoci..). Riparto con un bel runout dalla sosta, passo a 95° non protetto (pur volendo non si metteva niente), quindi stringo i denti e continuo.

Uno dei passi chiave della via, su L1.

Finalmente riesco a proteggere in maniera a discreta e poter mettere l’ultimo fix di progressione che mi resta. 

Anche mettere la sosta definitiva di questo primo tiro non è facile, ma alla fine riesco e posso finalmente dare l’ok ai miei compagni per recuperarli. La novità è che entrambi hanno deciso di scalare con il piumino..cosa che non è mai accaduta; in particolare Michele di piumini addosso ne ha due..tanto per dare un’idea sulla temperatura. Dal canto mio, mentre li recupero, bevo tè caldo e indosso anche io il piumino, con cui concluderò poi tutta la scalata.   

Il secondo tiro si apre con un traverso a piombo come  un muro di cemento, una serie di passi tecnici per aggirare uno spuntone di roccia e andare ad agganciare una lingua di ghiaccio (vista in realtà dal basso il giorno della perlustrazione). La verità è che quando riesco ad affacciarmi e vedere di persona la consistenza e cosa mi aspetta, beh confesso che non sono stato proprio entusiasta.

Terreno sempre con ghiaccio sottile e senza roccia dove proteggersi. Vabbè vado, ne uscirò anche questa volta..spero senza niente di rotto! Alla fine tiro salito quasi slegato, ad eccezione di un chiodo decente messo poco prima della sosta..mi viene in mente un ritornello cantato da un mio caro amico, sempre durante un’apertura..”comunque andare..”. Anche l’ultimo tiro, che doveva essere una passeggiata, nasconde l’insidia dell’erba non piccozzabile e di un sottile strato di ghiaccio non portante. Quindi sempre con attenzione e senza mai mollare la concentrazione arrivo al boschetto che è sopra la parete. Qui il vento è davvero intenso e con esso il freddo: gela tutto, geliamo noi, materiale compreso. Quindi via di corsa, doppie e scendiamo a temperature più ragionevoli.

E’ nata “Battle Hymn”, come al solito una bella lotta, lotta che per me significa sempre un onesto confronto con me stesso. Grazie ai miei compagni di salita, Sacchetto & Slot per il freddo condiviso! 

“Battle Hymn” – Inno di Battaglia  – M. Croce Matese. 100 m, TD/TD+, tratti a 90/95° 

Riccardo Quaranta, Michele Di Chiro, Antonio Patullo il 18/1/2020 dal basso.

ACCESSO GENERALE

Dalla località di Campitello Matese si segue l’accesso alla parete della Grotta delle Ciaole, per il quale si rimanda alle informazioni reperibili facilmente in internet o alla guida cartacea “Ghiaccio d’Appennino”.

Il settore è il primo che si incontra uscendo dal bosco, dove corre la via “The talisman”, sul margine sx della parete N di M. Croce Matese.

Rispetto a “The talisman”, l’attacco di “Battle Hymn” è circa 10-15 m a dx su un muro abbastanza verticale (spit visibile a 5m). Si veda anche la foto del tracciato.

ITINERARIO

L1 (40m, M5/M6, 3 spit)

Si attacca un muretto a 70°, si supera un tratto a 80° (fix) e poi più facilmente, in leggero diagonale a dx, ci si porta alla base di un camino appena accennato (fix). Da qui dritti con passo a 90-95°, poi in leggero traverso a sx. Di nuovo dritti (fix), a prendere una leggera diagonale a dx, puntando ad un evidente zona rocciosa con un piccolo sgrottamento. Sosta a fix.

L2 (25m, M5) 

Dalla scomoda S1 si traversa pressoché orizzontalmente a sx (passo a 90°, tecnico e delicato) ad agganciare una lingua di ghiaccio, erba gelata e roccia. Da qui dritti puntando ad una specie di tetto che sbarra la parete in alto: terreno sempre delicato con difficoltà nella protezione. Si perviene sotto il tettino dove si sosta. Sosta a fix. 

L3 (35m, M3/M4 ed erba gelata)

Dalla S2 in traverso a dx, si supera un tratto più verticale (70/75°) ma non difficile se in condizioni, poi dritti su terreno via via più appoggiato, puntando agli alberi al termine del pendio. Sosta su albero (cordone lasciato).

DISCESA

In doppia con mezze corde da 50m o 60m. Da S3 a S2 e da S2 a terra. 

MATERIALE

Ganci da misto (almeno 2-3), 1-2 viti da ghiaccio corte, chiodi da roccia, friend piccoli, n.d.a.

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