L’estate è agli sgoccioli ed è tempo di programmare le prossime vacanze. Ho voluto raccogliere qui quelli che saranno i viaggi dedicati alla roccia nella restante parte del 2025 e per il 2026.
Tante località con un unico denominatore: fascino unico, ambiente super ed arrampicata da sogno.
I programmi dettagliati saranno disponibili via via su questa pagina nel dettaglio di ogni proposta. Ma andiamo a vedere cosa …bolle in pentola!
METEORA, Grecia
Periodo: dal 27 ottobre al 1 novembre 2025
Tipologia e livello richiesto: arrampicata sportiva multipitch, 6a/b da secondi
Spesso la genesi dei miei viaggi di scalata è legata ad una foto: vedo un’immagine che mi colpisce, leggo la descrizione, mi informo e in molti casi decido di andare a vedere di persona. Ogni racconto, ogni figura, ogni video, dico sempre, non è che un surrogato dell’esperienza reale. Ed anche questo viaggio non fa eccezione. Sono rimasto affascinato da questa zona della Francia che ci ha regalato giornate stupende: quell’immagine che aveva attirato la mia attenzione, quella torta a tre strati, si è rivelata davvero un’attrazione da non mancare. Questo piccolo racconto, sotto forma di diario, vuole anche fornire delle indicazioni pratiche a chi volesse visitare il Parco Nazionale delle Calanques in ottica verticale.
Sabato 26 aprile 2025
Una sveglia antelucana, di quelle che da anni ho imparato ad odiare per bene, ma non so per quale strana ragione poi mi ritrovo sempre a “spegnere”… tipo le 3 di notte per affrontare 3 ore abbondanti di auto, mollarla al garage ed incontrarmi all’aereoporto di Fiumicino con Fabrizia “Nord” per il nostro volo, destinazione Nizza. Assonnati ci salutiamo ma siamo entrambi super felici di rivederci..l’ultima volta in realtà risale a Marzo, non troppo tempo addietro, per un altro splendido viaggio verticale in terra sarda.
Il trio francese!
A Nizza ci attende Fabrizia Sud, che in questo racconto (ma anche nella realtà) sarà “Fibra”. Ritiriamo l’auto a noleggio e via destinazione “Calanques”. Morale e meteo sono ottimi, il tempo in auto scorre veloce ed ecco che ci ritroviamo presto a “La Ciotat”, felice centro turistico sulla costa, non lontano dalla più famosa e blasonata “Cassis”. Fibra ha trovato un alloggio assai carino nel centro storico in zona porto. Siamo fortunati perché i parcheggi qui sono tutti a pagamento, ma fino al 2 maggio sono gratis; resta comunque un’impresa trovare un posto libero e questo sarà il rompicapo finale di ogni giornata del nostro viaggio! “La Ciotat” sembra una Napoli in miniatura: zone affollate e zeppe di locali si alternano a zone “interne”, vicoli sostanzialmente deserti dove non è difficile incrociare incarnazioni reali di “Remy”, il topolino protagonista del cartone “Ratatouille”, dalle dimensioni davvero ragguardevoli!Trascorriamo la sera a casa per un meritato riposo e attorno ad una buona cena decidiamo per la spettacolare scogliera di Cap Canaille che tanto aveva animato i miei sogni..
Domenica 27 aprile 2025
Usciamo di casa motivatissimi e da La Ciotat ci dirigiamo verso l’ingresso della Route des Crȇtes, una spettacolare strada che percorre tutto il ciglio della scogliera che divide La Ciotat da Cassis. Ma non avevamo calcolato che la domenica la strada è chiusa al traffico e arrivare al settore Ouvreur de bouse da questo lato, a piedi, è davvero troppo lungo. Quindi tramite una strada interna arriviamo a Cassis e da qui verso l’inizio della Route des Crȇtes; lasciamo l’auto in prossimità della sbarra e con 40’ circa di cammino sulla strada asfaltata raggiungiamo il bellissimo punto panoramico del settore “Ouvreur de bouse”. La via scelta è la stessa a dare il nome al settore.
DISCESA
Il punto di calata è abbastanza visibile in quanto c’è una corda fissa che dal sentiero conduce alla parte esposta dove è collocata la catena di calata. Con due doppie, una da 35m e l’altra da quasi 60m si è alla base della parete. Ci si sposta 20 metri a destra risalendo su una piccolo e comodo ripiano e si reperisce l’attacco della via.
Discesa per il settore “Ouvreur de bouse”
“Ouvreur de bouse”, 90m, D+, 6a max, 5c obb.
L1, 6a: tiro chiave con un passaggio atletico su strapiombo poi super godibile
L2, 3a: traverso orizzontale (non andare sopra dove si sviluppa un’altra via!) dalla sosta su una comoda cengia a raggiungere la sosta su due punti alla base di una rampa-diedro.
L3, 5a/b (var): percorrere la rampa diedro con andamento obliquo da dx verso sx
L4, 5c: bellissimo muro rosso
L5, 5c: come il precedente
Fibra sul penultimo tiro
Per rientrare alle auto decidiamo di percorrere un sentiero (e non la strada asfaltata) che ci permette di risparmiare un po’ di tempo e che sbocca a poche centinaia di metri dal parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto.
A cena studiamo il piano per il giorno seguente e la scelta cade su una delle insenature più famose (“calnques” è infatti da tradurre con i termini “cala” o “insenatura” piuttosto che con “calanchi” chein italiano hanno tutt’altro significato..): “En Vau”!
Lunedì 28 aprile 2025
“En Vau” è una delle cale più famose di questa zona e la sua fama devo dire è del tutto meritata. La raggiungiamo con un’ora e 1/2 di sentiero da Cassis e vi troviamo già di prima mattina 4-5 bagnanti che diventeranno 40-50 al nostro rientro. Spoiler: il blu che ho visto in questo luogo l’ho visto solo in alcuni luoghi della Sardegna, quindi per gli amanti del mare cristallino è una tappa da non mancare!
Calanque d’En Vau
Dalle 11:00 circa le pareti che bordano il lato destro della baia entrano in ombra e la nostra scelta cade su questo settore, più precisamente sulla via “Le Calendal”, itinerario sportivo di ridotto sviluppo ma su roccia spettacolare che ci consentirà di fare un giro sul plateau sommiate di Castelviell e studiare il rientro a piedi.
Ci avviciniamo alla via seguendo un traverso che parte a filo d’acqua per poi salire in un canalino (tutto ben tracciato) ed infine aggancia una cengia orizzontale. La percorriamo in conserva protetta dalle diverse protezioni fisse presenti nei punti più esposti, fino a giungere alla base della via che si riconosce, oltre che per un paio di ancoraggi fissi, ma perché si colloca all’inizio di una zona strapiombante rossastra, appena a sx di uno spigolo accennato. Evitiamo di calarci per salire il primo tiro che parte a pelo d’acqua, attaccando quindi dal secondo tiro (qui descritto come L1)
Topo della via “Le Calendal”
“Le Calendal” 130m, TD-, 6b max, 6a obb.
L1, 6b, 25m: partenza boulderosa, poi godibile ed uscita infine con altro passo di blocco, sosta comoda sulla sx.
L2, 6a, 40m: Bel tiro di placca su roccia molto lavorata, sosta a dx.
L3, 6a+, 40m: ci si sposta a dx della sosta (presente un’altra via che va però a sx), per placca, ci si porta sotto un bombamento (passo chiave, protezioni distanti) e poi in leggero obliquo verso sx (attenzione alla roccia non solidissima in uscita).
Fabri su L1
DISCESA
Reperiamo il sentiero che percorre il plateau e ci dirigiamo verso il margine nord-est dell’altopiano dove il sentiero si fa più marcato. Raggiungiamo un grande pino e appena al di sotto una sosta per una corda doppia di 20m che ci deposita poco distante dal “Trou du Canon”. In altri 10’ e siamo nuovamente a poca distanza dalla cala che nel frattempo si è riempita di bagnanti. Il rientro in salita sul sentiero assolato non è dei più piacevoli e quindi, nonostante non avessimo il “necessarie”, ci tuffiamo anche noi..l’acqua è decisamente fredda, ma è un toccasana per i piedi..e poi una trasparenza che davvero mi incanta! Ripeto, un angolo da non mancare assolutamente per la bellezza e l’unicità dell’ambiente circostante. Il lento rientro ci regala altri scorci spettacolari su queste insenature, fino ad approdare all’affollata piazzetta di Cassis per la birra di rito, accompagnata da un forte ed improvviso temporale!
Martedì 29 aprile
Fibra oggi non sarà con noi, quindi con la Fabri decidiamo di visitare il settore Grand Draioun a Cap Canaille e spingere un pelo sulla difficoltà. La parete è in ombra per tutta la mattina e la via “Rêve d’abricot” sembra essere una buona introduzione al settore; la via è totalmente attrezzata a fittoni resinati zincati sul primo tiro e a fix inox nella parte alta.
La geologia unica del settore..
Una nota va dedicata alla geologia di questo settore, come anche del seguente (“Il semaforo”): una successione verticale di 3 litologie che fa sembrare questa parete una torta a tre strati! Per me è la prima volta che scalo iniziando una via su calcare, passando poi all’arenaria e terminando su conglomerato: semplicemente pazzesco!
Parcheggiamo al settore “Belvedere”, rintracciamo il sentiero che dalla “Route des cretes” scende al di sotto delle pareti (ben tracciato), transitiamo sotto il settore “Belvedere” ma continuiamo per altri 10’ circa portandoci sotto la base del nostro settore, comoda e con le iniziali dei nomi alla base di gran parte degli itinerari, reperendo anche quelle della nostra.
“Rêve d’abricot” 170m, TD+, 6c+ max, 6b obb.
L1, 6a+, 35m: bel diedro e poi in traverso a sx con sosta in comune con una via a sx
L2, 6b, 30m: tiro bello su atletici passaggi su tetti ben appigliati, in leggero diagonale a sx per poi rientrare a dx.
L3, 6a, 15m: diedro
L4, 6b+, 30m: bella fessura su arenaria
L5, 6c+, 25m: tiro su conglomerato prima di placca, poi a prendere una costola e da questa traversare a dx (passaggio chiave di dita e di equilibrio..non facile da interpretare)
L6, 6a+, 35m: altro tiro su conglomerato, attenzione agli attriti!
L7, 5a, 25m: facile tiro di uscita, prima su zona appoggiata ed in ultimo più verticale.
Io su L4 di “Rêve d’abricot”
Spuntiamo sul margine della scogliera dove ci accoglie un bel sole e diversi escursionisti che percorrono il sentiero: siamo decisamente soddisfatti, una via spettacolare che consiglio a tutti come primo approccio al settore “tre strati” come l’ho ribattezzato io! Tuttavia è appena ora di pranzo e finire al bar a quest’ora sarebbe uno sbaglio non perdonabile, soprattutto per il buon funzionamento del fegato.. Provo a proporre una seconda via a Fabrizia che mi appoggia entusiasta: torniamo al settore “Ouvreur de bose” e questa volta saliamo la via più sostenuta del settore, “Bourreur de rousse”, ma la difficoltà massima resta 6a+. Insomma dovrebbe essere un piacevole defaticamento! Bene, forse non finirò mai di ringraziarmi in un certo senso per aver scelto questo itinerario: semplicemente stupendo..come ho scritto già sui social, non per forza difficoltà = bellezza, questa via dimostra quanto possa essere stupenda la scalata anche su gradi popolari! Il pezzo forte è di sicuro la penultima lunghezza che sembra disegnata da un esperto tracciatore che ha disposto in maniera magistrale appigli e appoggi su un muro rosso leggermente inclinato. Anche Fabri raggiungendomi in sosta esclama “un tiro stupendo, strepitoso!” e quindi capisco che non è solo la mia impressione!
“Bourreur de rousse” 130m, TD, 6a+ max, 6a obb.
L1, 6a+, 35m Attaccare un muro, si aggira un tetto a sinistra, poi un diedro ed un pilastro. Si traversa a sinistra e si sosta.
L2, 6a+, 30m Si sale un diedro, si obliqua a destra fino ad una comoda cengia dove si sosta.
L3, 4, 30m Si percorre la cengia a dx per una ventina di metri (protezioni presenti), poi si risale un diedrino un po’ friabile (il primo spit potrebbe essere poco visibile). Si sosta su cengia a sinistra della seconda calata di Ouvreur de mouse.
L4, 6a+, 30m Si risale uno splendido muro con arrampicata entusiasmante e in diagonale verso sx. Sosta poco visibile perché in piano, ma super comoda.
L5, 6a, 15m Ci si sposta a dx poi dritti puntando ad un tettino che si supera con spettacolare arrampicata atletica.
Io e Fabri sull’ultimo tiro della stupenda “Bourreur de rousse”
A sorpresa sul ciglio della parete, ci attende un pubblico di turisti armato di macchine fotografiche e cellulari.. sembra di essere in un teatro e alla fine scattano anche gli applausi!
Mercoledì 30 aprile
Anche oggi saremo soltanto io e Fabri a scalare, nei piani c’è di tornare alle Calanques ed andare sempre zona En vau, sulla via “La promesse des profoundeurs” (160m, TD, 6a+ obb.). Si torna sul calcare “classico” anche se dalle descrizioni questa via è molto varia. Soprattutto è dispostasu un versante decisamente a picco sul mare aperto e di sicuro non mancherà l’esposizione. Dato l’accesso dall’alto non è esattamente scontato ritrovare la calata (grande lavoro cibernauta di Fabri..) che si effettua sulla via “Les dents de la mer”, in prossimità di un grosso pino. La scritta della via di calata è tuttavia presente in rosso, anche se un po’ sbiadito. Ci sono zaini sul ciglio, segno che qualcuno è già sceso. Caliamo con un blu assurdo alle spalle, ma cerchiamo di essere veloci perché il caldo si fa già sentire.
Doppie nel blu su “Les dents de la mer”
La penultima doppia ci deposita in un grosso antro-grotta e troviamo in sosta il gruppetto che ci ha preceduto che sta effettuando l’ultima calata per arrivare a pelo d’acqua e poi risalire. Guardo Fabri e ci intendiamo “ripartiamo da qui per non avere loro come tappo” e devo dire che la scelta si mostrerà azzeccata. Questo secondo tiro parte su roccia un po’ sabbiosa poi passa dietro un pilastro e traversando orizzontalmente si riporta all’esterno. Un tiro facile ci deposita alla base di una grotta con la volta altissima. Quello che la percorre è un tiro spettacolare in cui si arrampica davvero in 3 dimensioni, tanto è che più di una volta devo capire dove sono gli spit per capire in che direzione muovermi: davvero spettacolare!
Il tiro successivo riporta di nuovo “alla luce” con un passo più difficile in un un diedro-fessura e poi placca mai banale. L’ultima lunghezza è una placca da sogno che rappresenta la giusta conclusione di questo itinerario così caratteristico. Come nota, a parte un po’ di difficoltà nel reperire la calata, i lati positivi sono rappresentati dal fatto che resta sostanzialmente in ombra tutta la mattinata a causa della morfologia della roccia e del fatto che è un itinerario assai vario. L’ambiente circostante è di assoluta bellezza.
Giovedì 1 maggio
E’ la festa del lavoro e anche Fibra si unisce a noi! Ancora non ha visto il settore “torta a tre strati”, quindi decido di percorrere la via classica del settore “Belvedere” che si chiama “Le vojage du crabe”. L’itinerario è caratterizzato da un lungo traverso a circa metà parete. Proprio lungo questo traverso bisogna fare attenzione a non tenersi perfettamente orizzontali ma scendere dopo la prima protezione ed agganciare una cengia sottostante. Purtroppo io ho continuato in orizzontale sostando in un ampia grotta.
In uscita dal lungo traverso
Da questa con due tiri si è fuori dalle difficoltà. Con altra arrampicata facile in cresta, una doppia, un trasferimento sulla parete opposta e un altro tiro si esce sul ciglio della scogliera. Dovrò tornarci per percorrere i tiri terminali originali e questa è pur sempre un’ottima scusa!
Venerdì 2 maggio
Ultimo giorno di scalata, la sera ci attende il volo di rientro a Fiumicino. Torniamo ad essere solo io e Fabri…la “torta” ci ha stregati e grazie anche al veloce avvicinamento, torneremo al Belvedere per salire la spettacolare “La loi du chaos” che si rivelerà essere una perla con tiri spettacolari. Averla salita tutta a vista mi ha riempito anche di felicità rendendo il tutto ancora più incantevole. Fabri è super soddisfatta e si gode tiro dopo tiro il susseguirsi geologico, esplodendo di gioia quando arriva ai tiri di conglomerato.
Sulla superlativa L4 di “La loi du chaos”
“La loi du chaos” 170m, TD+ 7a max, 6b obb.
L1, 6a Salire in obliquo verso destra (attenzione agli attriti) fino alla base di un diedro con corde fisse (usate per accedere alla grotta del Draioun)
L2, 5b Seguire le corde fisse, salendo il diedro poi traversare a destra fino alla sosta.
L3, 6a+ Salire dritti attraverso per una serie di strati, scalare un camino e poi leggermente verso sinistra sostare su buona cengia.
L4, 6c Partire un po’ a destra attaccando muro di conglomerato, traversare obliquamente a sinistra e attaccare una fessura stupenda di sapore giordano!
L5, 7a Leggermente a sx della sosta, poi dritti ed infine a descrivere un arco verso sx. Tiro spettacolare, anche qui attenzione agli attriti.
L6, 6b Tiro lungo ed assai piacevole su conglomerato, gestire gli attriti.
L7, 6c+ Prima sezione facile su conglomerato, si raggiunge una colata calcarea (bianca), infine si supera un tetto con passo atletico (a dx dello spit).
Fabri sulla L5 di “La loi du chaos”
Rientriamo a “La Ciotat”, raggiungiamo Fibra per un gelato in centro (gelatiere di origine italiana, prodotto super, così Fabri può recuperare dalle delusioni “gelatose” dei giorni precedenti..). E’ tempo di riprendere la strada per Nizza dove ci attende l’aereo per il rientro. Durante il volo siamo assorti immagino ognuno in quelli che sono già i ricordi di questa spettacolare esperienza. Sento che quelle coste mi hanno lasciato un segno indelebile ed io torno sempre dove c’è qualcosa che mi ha segnato..*
Grazie alle mie compagne di viaggio per le giornate uniche trascorse insieme.
Riccardo
*Se questo racconto ti ha incuriosito e ti andasse di vivere questi luoghi, dal 27 aprile al 3 maggio 2026 organizzo un climbing trip proprio in Calanques!
Trovo un po’ di tempo per pubblicare qualche foto di questa giornata stupenda su una via ormai iconica dell’anfiteatro del #miletto Salita mai banale che negli anni ha conservato intatto il fascino, con un ingaggio da non sottovalutare per le poche protezioni che si riescono a piazzare. Ormai il primo tiro lo si sale per la sua “diretta” ovvero sulla dx e non più sulla sx dove il ghiaccio è generalmente più magro ma il terreno meno verticale. Quindi si parte con un bel “rimonto” da un bel tettino che scalda subito .. l’animo! Secondo tiro che sembra appoggiato, in realtà diventa presto verticale e soprattutto l’abbiamo trovato magrissimo. Forse il tiro più impegnativo e precario. Il terzo inizia con un bel tratto verticale in cui poi bisogna traversare a dx per sfruttare un diedro tecnico e verticale: la ciliegina sulla torta prima del pendio finale! Insomma una salita degna del migliore misto scozzese, nonostante ci troviamo in pieno gruppo del Matese. Grazie alla mia compagna di salite Agnese per avermi affiancato e supportato anche quando la mia espressione del volto non sprizzasse sempre gioia!
Non mi sembrava il caso di continuare a guardare quello sperone che incombe su uno dei canali più ripetuti del versante NE della Gallinola, per i meno meridionali, Monte Gallinola. Realizzo che devo staccare e tornare a prendermi qualche giornata per realizzare le mie idee, per andare a ficcare il naso dove i miei occhi si sono posati per troppo tempo (attirando spesso le attenzioni dei clienti che mi hanno sovente chiesto “ma cosa guardi?”)
Agnese ha dei giorni liberi per il periodo di carnevale che questo anno cade nella prima decade di Marzo. Io le chiedo se vuole affiancarmi e lei è ben felice..è dai tempi di “Infinite dreams” che non apriamo qualcosa insieme. “8:30 solito posto, tieni un po’ di spazio per la corda” e l’affare è fatto.
Giornata fredda al punto giusto, tutto è coperto da uno strato di brina ed il cielo è terso, complice anche un vento da nord che ci farà compagnia nei tiri alti del muro. Ci dirigiamo diretti alla parete che delimita a sinistra il “Canale di estrema destra” dove ho disegnato, nella mia testa, due linee. Alla fine tante ne verranno fuori e più o meno corrispondenti a quello che avevo in mente.
“Remember tomorrow” e “Drifter” (in ordine di apertura durante la giornata) sono due linee assolutamente abbordabili se affrontate con giusta preparazione e condizioni ottime di freddo. La prima ha degli affacci spettacolari sul sottostante canale, la seconda ha un primo tiro in una specie di goulotte che non deluderà. Entrambe terminano con un’estetica facile cresta che conduce al termine della parete.
I nomi sono due omaggi al grande Paul Di Anno, prima voce degli Iron Maiden, scomparso nell’ottobre del 2024.
Grazie ad Agnese per avermi affiancato ed ai miei sponsor che mi supportano: Campo Base Outdoor e Climbing Technology.
Riccardo Quaranta – Guida Alpina
P.S. tutto il materiale presente è soggetto a copyright, pertanto ogni riproduzione non autorizzata è perseguibile per legge.
Itinerario di alpinismo ludico inserito nella ben nota parete NE del Monte Gallinola (1923 m slm). Rappresenta uno dei tanti canali/gully/scivoli con cui è possibile risalire il versante ed avere così accesso all’altopiano che separa tale lato dalla vetta.
Quella riportata è la relazione in base alla ripetizione del 30/01/2025 effettuata da Riccardo Quaranta e Mary Di Stefano.
“Via dello Zappatore”, 140 m circa, PD+, 60° max. Parete N-E di M. Gallinola, Matese molisano.
Aperta (o comunque per la prima volta relazionata) da C.Iurisci, R.Iubatti, L.Luciani nel 2007.
Materiale necessario per una ripetizione: corda da 50 m, piccozza classica (in caso di scarso innevamento fa comodo un secondo attrezzo), ramponi; friend medio-piccoli, fettucce e cordini.
ACCESSO: dalla località di Campitello Matese percorrere la strada che collega la località sciistica a Bocca della Selva fino ad avere sulla destra la parete NE della Gallinola. Parcheggiare dove si ritiene più comodo per l’avvicinamento successivo. Nel caso la strada in oggetto fosse chiusa causa neve si dovrà percorrerla a piedi lasciando l’auto in prossimità di un gruppo di case residenziali.
AVVICINAMENTO: scendere nel pianoro al di sotto della carrabile, poi risalire i pendii sotto la sezione di parete ed infine giungere all’attacco del canale: si veda foto con tracciato.
RELAZIONE
L1, 40m: salire il canale inizialmente incassato con pendenza costante fino a giungere alla base di uno sperone dove si sosta. Sosta su 1 ch. (lasciato) ed un piccolo spuntone.
L2, 40m: si traversa a sx qualche metro e si prende il netto canale che sale dritto fino al suo termine, prima del quale si piega leggermente a sx per guadagnare una crestina rocciosa dove si sosta. Sosta su spuntone.
L3, 60m: due possibilità. O si percorre l’ampio pendio nevoso oppure una crestina a dx; in entrambi i casi si perviene alla cresta principale della parete, con affaccio spettacolare sul versante S.
DISCESA: si percorre la cresta in direzione O, quando inizia a degradare si piega a NO fino a raggiungere un ampio ripiano. Da qui a N a prendere il sentiero CAI estivo di salita al M. Gallinola (pochi segni e sbiaditi). Si imbocca una strettoia che immette in un canale a 30° che riporta nuovamente sul versante NE alla base delle pareti. Da qui in 30′ si è nuovamente sulla strada. ATTENZIONE: l’orientamento lungo la cresta e lungo l’altopiano della Gallinola può essere difficoltoso in caso di nebbia!
“Déjame Que yo no tengo la culpa de verte caer Si yo no tengo la culpa de ver que
Entre dos tierras estás Y no dejas aire que respirar Entre dos tierras estás Y no dejas aire que respirar”
Lasciami stare, perché non ho colpa nel vederti cadere
si, non ho colpa nel vederti cadere.
Stai fra due mondi
e non lasci aria da respirare.
Stai fra due mondi
e non lasci aria da respirare.
Entre dos tierras – HEROES del SILENCIO
Come mi capita spesso ultimamente, è stata un’immagine dal web di Alexander Huber in free solo su “La Murciana” a catturare la mia attenzione su questo luogo che definire assurdo è riduttivo. Vedere poi qualche foto della “Fiesta de los biceps” ha fatto definitivamente cadere ogni dubbio sul fatto che questo luogo andava visitato.
Mallo Pison a sinistra e Mallo Firé a destra
Mallos de Riglos è effettivamente un paradiso per lo scalatore che ama le multipitch tendenzialmente atletiche, con grande esposizione e poco avvicinamento. La roccia è un conglomerato rosso, del tutto solido sulle vie più ripetute. Le pietre che sporgono letteralmente fuori dal piano della parete sono chiamate “patate” e a volte i tiri sono davvero dei “campi di patate” come li descrivono i locali. A pochi minuti dai principali settori sorge Riglos, un grazioso paesino di qualche decina di case che ospita diverse attività di ricettività e il rifugio omonimo. L’atmosfera è quella dei paesi messicani dei film, con una vita che scorre lenta e lontana dalle vie di comunicazione e dal caos. Davvero un ottimo luogo dove mollare l’automobile e staccare del tutto dalle modernità.
Mallo Firé
Complici un paio di giornate di pioggia, abbiamo avuto la possibilità di visitare sia Rodellar con il suo bellissimo canyon che la città di Saragoza dove abbiamo avuto la fortuna di visionare una splendida mostra del pittore contemporaneo Paco Simon.
Mallos de Riglos con gli occhi di Paco Simon
Ciliegina sulla torta è stato concludere la giornata all’acquario di Saragoza, un’attrazione da non mancare assolutamente.
Insomma seppur breve il nostro soggiorno è stato intenso e denso di emozioni; soprattutto ci ha dato l’opportunità di scoprire un luogo dal fascino unico e nel quale tornerò presto. Per i più curiosi, in fondo a questo articolo vi è un video amatoriale delle nostre emozioni..
Cartoline da “Fiesta de los biceps”
Federico in azione sui tiri di placca appoggita della “Fiesta”
Via di cui si trovano pochissime ripetizioni in rete e per questo voglio fornire un po’ di informazioni a chi fosse interessato a salirla. Premessa: non è la via più bella della zona di Cala Gonone, ma probabilmente nemmeno la peggiore. Ciò che manca, a mio avviso, affinché possa diventare una bella classica come le altre presenti a Biddiriscottai, sono un paio di giorni di pulizia sia dalla vegetazione che dalla terra, ed una “ammorbidita” alle prese necessarie per i passi chiave (la roccia è assolutamente abrasiva). Ciò detto, difficilmente ci troverete la fila e l’ambiente è assolutamente suggestivo ed isolato, con una roccia che riserva un grip assoluto. Buona alternativa se trovate la fila sulla vicina “L’alchimista” e non volete perdere la giornata.
vittorio titane web topo
La via è attrezzata a fittoni resinati in titanio; tutte le soste sono su due punti da collegare, tranne quella del primo tiro che è su un punto solo.
VITTORIO TITANE 205 m, 6c max, 6b obb., S2, II. Scogliera di Biddiriscottai, Cala Gonone – Sardegna
ACCESSO: stesso parcheggio di Millennium, si procede lungo la sterrata, si supera il bivio per la grotta di Millennium e dopo circa 15’ di cammino si trova pietra con inciso il nome della via, sulla dx. Si lascia quindi la sterrata ed in poche decine di metri si reperisce la prima sosta di calata sul bordo più verticale della scogliera.
DISCESA: tre corde doppie lungo la via e tre fuori linea: quinta sosta in placca su comoda cengetta, sesta in prossimità di un diedro. Sufficiente una corda da 70m.
AVVICINAMENTO
Dall’ultima doppia spostarsi una trentina di metri a sinistra (guardando la parete) seguendo una traccia abbastanza marcata che costeggia la roccia. Il primo fittone è sul margine destro di una specie di grande scudo di roccia bianca, a sinistra di un alberello (foto)
L’attacco della via (poco visibile) con il primo fittone (freccia)
RELAZIONE (ripetizione del 29/9/2024)
L1: 5b,45m Si attacca il muro passando a sx di un folto cespuglio (primo resinato alto e poco visibile, vedere foto), ancora in leggera diagonale a sx seguendo la roccia sgombra da vegetazione (protezioni distanti). Poi dritti ad intercettare una rampa obliqua da sx a dx. Percorrerla tutta fino ad un piccolo spiazzo dove si sosta su singolo fittone. Nota: gestire gli attriti allungando i rinvii.
L2: 5c,40m. Si traversa a dx fino ad un alberello con cordone, lo si supera e poi subito dritti su placca seguendo le protezioni (poco visibili) si perviene ad una sosta con due resinati da collegare.
L3 6a+, 35m. Si prende una fessura disturbata da vegetazione e la si segue, ci si sposta a dx su roccia lavorata a canne e si inizia un traverso quasi orizzontale; si supera un grosso cespuglio (attenzione!) sopra il quale vi è un fittone con lungo cordone. Ancora in orizzontale a dx a reperire una delle soste di calata.
L4 6c, 30m Appena a dx, poi dritti si supera con un boulder un primo passo, si prosegue dritti, poi in traverso a dx (passo chiave) si scavalca una specie di costola e poi in sosta.
L5 6c, 30m A sx, si supera un primo boulder, ancora in leggero diagonale a sx poi dritti ad un passaggio di equilibrio, infine ancora un po a sx si supera un piccolo tratto aggettante e si sosta.
L6, 5b, 25m Per facili risalti si esce sul ciglio della parete.
Da qualche giorno sono operative nuove soste di calata dalla parete NE della Seconda Spalla del Corno Piccolo. Era ormai tempo di dare una sistemata alla linea di calate presente su questo versante, soprattutto perché tante cordate adoperano soste di progressione di vie presenti in parete; queste ultime sono di solito su chiodi e clessidre collegate da cordoni (sempre più cordoni che si aggiungono a cordoni..) che versano in cattivo stato.
Il vecchio e il nuovo..
Ho cercato di realizzare un lavoro che fosse il più possibile duraturo e sfruttabile con diverse lunghezze di corda. Il materiale utilizzato sono fittoni resinati inox 316L da 14mm e resina epossidica pura; i due fittoni resinati sono collegati in serie da un cordone (attualmente verde), il punto basso è dotato di anello di calata. E’ possibile effettuare le calate con corda singola da 60m (4 calate) oppure con una coppia di mezze da 60m (2 calate). Nel primo caso prestare molta attenzione perché le prime due doppie sono “al pelo” (nodi ai capi consigliati!)
La C2
CONSIGLI PER L’USO
Prima delle note tecniche vorrei dare qualche indicazione generale sulla discesa da una delle pareti più frequentate del Gran Sasso: l’aumento costante di praticanti pone sempre più problemi di sicurezza e di sovraffollamento (le due cose sono spesso legate).
Formarsi correttamente sulle manovre di corda doppia che resta pur sempre una tecnica “delicata” e addestrarsi a tempi di esecuzione che non siano geologici: spesso ci sono altre cordate che devono aspettare le lungaggini di cordate impreparate..
Preferire sempre calate corte a dubbie calate lunghe, per ridurre sia le possibilità di incastro che gli attriti nel recupero delle corde.
Preferire sempre la discesa a piedi alla discesa in doppia; quindi nel caso specifico scendere lungo il Canale Bonacossa che prevede qualche passo di III generalmente coadiuvato da corde fisse.
Per le cordate provenienti dalla parete N sarebbe auspicabile NON scendere sulle linee di salita, ma raggiungere la cresta e scegliere la calata in doppia dal versante NE o la discesa a piedi dal canale, al fine di non intralciare le cordate ancora impegnate nella salita.
La C4
DISCESA VERSANTE NE
Per reperire la prima calata bisogna dalla cresta muoversi verso N e prima che inizi a degradare abbassarsi su una piccola cengia verso NE dove è presente la prima comoda sosta. Per chi esce dalle vie Vecchiaccio, Aquilotti 72, Placche del Totem del versante SO, la sosta di calata è 4m a sxdell’uscita in cresta (faccia a monte). Le soste sono tutte a fittoni resinati Climbing Technology con anello di calata sul punto inferiore.
Da C1 a C2: 30m!
Da C2 a C3: 29m! (in leggero obliquo a dx faccia a valle)
Da C3 a C4: 25m (in leggero obliquo a dx faccia a valle)
Da C4 al canale: 30m (oppure 15m e si arriva su comoda cengia)
Ringrazio Corrado Vaccaro ed Alessio Nunziata per il supporto logistico; Lorenzo di Tullio, Luigi Ciano, Mirco Di Girolamo, Giampiero Continenza, Alessio Angeloni per il supporto economico nell’acquisto del materiale d’armo.
La Punta dei Due è una delle guglie che costituiscono il complesso di pinnacoli noto come “Fiamme di Pietra”, nella propaggine sud del massiccio del Corno Piccolo, sul Gran Sasso.
Diversi e sempre interessanti sono i tracciati alpinistici che terminano su questa cima: la famosa via “Gervasutti” oppure la bella e panoramica cresta sud-ovest alle Fiamme, tanto per citarne alcuni.
Dato che è uno dei settori con avvicinamento maggiore, ho pensato potesse fare comodo integrare le soste per le doppie già presenti con altre soste che consentono ora di scendere anche con corda di 50m; questo sia per risparmiare peso durante l’avvicinamento, sia per ridurre la possibilità di incastro. Queste soste possono tornare utili anche a chi percorre la via Chiaraviglio-Berthelet al “contrario” e voglia adoperare una corda da 50m per scendere sul versante sud delle Fiamme.
Prima doppia dalla cima della Punta dei Due, versante est
Doppia dal termine del primo camino della Chiaraviglio (versante sud)
Le soste aggiunte sono a fix inox 316L da 8mm
Di seguito prima una descrizione testuale e poi le foto descrittive.
Dalla Punta dei Due si reperisce una sosta a fix sul versante Est (ce ne sono due, ma da entrambe è possibile calarsi con corda da 50m)
Dalla sosta a cui si perviene (è posta lungo l’ultimo tiro della via “Perdenti nati”) con un’altra calata si raggiunge il balcone della Chiaraviglio. Da qui a piedi ci si sposta a dx (faccia a valle) lungo facile cengia e si reperisce la sosta a fix posta al termine del camino della Chiaraviglio.
Da questa con una calata di 23m circa fino alla base del camino (sosta su due fix 8mm collegati)
Dalla precedente con una calata di 25m (attenzione!) fino ad un comodo ripiano con blocchi incastrati intercettando la linea della Gervasutti. Da qui due opzioni: o ultima calata su cordone blu su blocco o disarrampicando (passo di III) fino alla base lato vallone dei Ginepri.
Grazie a chi mi supporta da tempo: Climbing technology – Campo Base Outdoor – Parbat
Il tempo vola e non ce ne accorgiamo, questo è il problema. Quando lo facciamo è tardi e non resta che il rimpianto. Quando ho interrogato con il classico “cerca” il mio hard disk ed è uscita la cartella con il nome “40_giorni_alba” (in classica sintesi informatica..) sono andato a vedere l’anno in cui era collocata..e quando ho letto “2015” quasi non ci volevo credere. “Sì sono trascorsi nove anni Riccà e la tua barba era ancora tutta nera..” mi sono risposto; sono rimasto quasi sconvolto, lo ammetto o semplicemente ho accusato il colpo. Quale? Di questa ruota inesorabile che gira e si chiama tempo e con essa le persone che incrociamo nelle nostre vite, i luoghi con cui entriamo in contatto, che diventano sempre parte del mio animo. Questi del racconto sono posti di una bellezza struggente che non possono non lasciare traccia negli animi sensibili.
Timpa di Porace è uno dei luoghi dove si è sviluppato l’alpinismo in terra calabrese, meritandosi giustamente fama di luogo degno da visitare. Fosse anche per una semplice passeggiata non potrà non incantare. Così è stato per me quando le prime volte ho iniziato a ripetere le diverse vie di roccia presenti sulle sue pareti. Sia il lavoro che la semplice passione mi hanno portato in contatto con Luca, con il quale ho condiviso tante giornate di libertà ad esplorare e percorrere angoli sempre suggestivi. E’ stato proprio in occasione di una mia trasferta di lavoro che gli proposi di andare ad aprire una via proprio a Porace.. lui fu subito entusiasta e mi suggerì l’estremo margine destro della parete SO come possibile teatro d’azione.
In quella splendida giornata di novembre del 2015 vivemmo le belle emozioni che si provano quando si salgono terreni vergini, con tutti i dubbi e le incognite che le aperture comportano ma che al contempo rappresentano anche il carburante per la nostra passione. Tutto andò bene e rimanemmo soddisfatti della linea tranne che del primo tiro, dove io scelsi una linea di fessure con roccia rotta e dall’arrampicata non entusiasmante. Quindi ci promettemmo di tornare insieme per cercare una linea che fosse più all’altezza del prosieguo, magari da aprire in occasione della prima ripetizione.
Beh il primo a stentare a crederci sono stato proprio io quando ho scoperto che sarebbero dovuti trascorrere 9 anni per “rifinire” il lavoro. L’occasione si è presentata grazie a un giro lavorativo al sud ma anche la voglia di chiudere quel progetto è tornata a bussare alla mia porta. Questa volta accanto a me c’è Corrado che ha accettato di accompagnarmi anche sapendo che non sarebbe stata proprio una passeggiata. Luca, oggi marito e papà, non è potuto essere dei nostri, ma mi è stato accanto metaforicamente durante tutta la giornata. Il cerchio si è finalmente chiuso e sono contento di averlo fatto con due persone care per me.
Spero questo piccolo itinerario possa aggiungersi ai tanti che meritano una visita in questo luogo. Di sicuro ha reso felici due giornate vissute all’insegna della libertà e della sana passione!