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  • Falesia di Balvano - Arrampicata

Arrampicata day a Balvano: il report!

Estate, stagione di lavoro per chi fa il mio mestiere, soprattutto lavoro in montagna. Quindi tante giornate fuori, alzandosi presto ogni mattina e rientrando con lo zaino in spalla la sera, a preparare il nuovo zaino per il giorno dopo.

I temporali di questi giorni mi lasciano un po’ di tempo per tornare indietro, a momenti già trascorsi di questa estate intensa. In particolare alla bella giornata che ho condiviso con i ragazzi di Basilicata Sport Adventure nel territorio del comune di Balvano (Potenza), in occasione dell’ “Arrampicata Day” tenutosi il 9 agosto.

Il territorio di Balvano, insieme ad altri di comuni limitrofi, è stato oggetto di un progetto di valorizzazione dal punto di vista dell’arrampicata sportiva, un po’ di anni fa. Diverse furono le pareti attrezzate, di cui si trova la descrizione nella guida “A sud” ed. Versante Sud. Tuttavia diversi di questi siti risultano in stato di abbandono o non sono più fruibili a causa di furti di materiale da parte dei soliti morti di fame, permettetemi di dirlo. E’ un peccato perché i posti meritano tutti una visita e distano poche decine di minuti in auto l’uno dall’altro.

La giornata ha avuto come scopo quello di avvicinare più persone possibili a questa disciplina, anche abitanti del posto; per fare ciò è stato attrezzato, o meglio si è iniziato, un nuovo settore proprio sulle gole del Platano, a 5′ dal parcheggio (e da questo già visibile) per la falesia di Balvano descritta nella succitata guida. Le coordinate del parcheggio sono le seguenti: 40°39’31.6″N  15°30’24.3″E

Vie semplici, non lunghe, con cui approcciare in serenità e divertendosi; la nuova falesia ha il nome di “8017”…lascio a voi la curiosità di andare a scoprire cosa rappresenti quella sigla. Un unico indizio: sull’immancabile motore di ricerca è sufficiente digitare “8017 Balvano”…

Tracciati vie falesia di Balvano “8017”

Da sx:

  • 1) Solo x mani callose 5c
  • 2) Vito montagna 6a
  • 3) Basilicata sport adventure 5c+
  • 4) Balvano express 5b+
  • 5) Lima 5a+

Nonostante la giornata particolarmente calda, il numero di partecipanti ci ha dato ragione: in entrambe le sessioni (mattina e pomeriggio) le vie sono state sempre impegnate e il livello di coinvolgimento è stato alto. Tanto da darci lo stimolo di proporre il primo corso di arrampicata sportiva base che si terrà il 6 e 7 ottobre 2018.

Grazie quindi a tutti i partecipanti, all’Amministrazione di Balvano, ai cari amici Vincenzo, Gabriele e Agata di Basilicata Sport Adventure, a Laura che mi ha affiancato durante le due giornate.

 

 

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“BRONTOSAURO”, Jurassic Park, Sardegna

Ormai è trascorso circa un anno dall’apertura di questa via di arrampicata nella magica terra di Sardegna. Non perché fosse caduta nel dimenticatoio, forse semplicemente perché non ho mai avuto il tempo di potermi dedicare con sufficiente attenzione ad un luogo che è semplicemente magico. Definire quella di “Jurassic Park” una falesia mi pare un po’ riduttivo. “Jurassic Park” è un luogo che ti entra nel cuore e negli occhi. Reso famoso al grande pubblico da una foto del prolifico Maurizio Oviglia (foto che ritrae il bellissimo “dito” della via “Dillosauro”) si tratta di un luogo che bisogna andare a cercare con volontà per almeno un paio di ragioni.

La spettacolare “Dillosauro”

La prima è l’avvicinamento abbastanza lungo, circa due ore a piedi se non si possiede un fuoristrada. La seconda sono la difficoltà e lo stile di apertura delle vie: ci sono vie trad e vie a spit con difficoltà che – a parte un paio di 6a – sono sempre dal 6b in su. Diciamo che se ti vuoi divertire è consigliato un buon 6c-7a a vista. Questo ne limita un po’ la frequentazione per chi magari non padroneggia quelle difficoltà, o ha poca esperienza con friend e nut.

Uno sguardo d’insieme sulla falesia di Jurassic Park

Forse soprattutto per la seconda premessa decisi lo scorso anno, insieme a Fabio, di aprire una via trad dal grado umano, individuando una linea sul limite sx della falesia. Ne è uscita fuori una linea di due tiri (eventualmente collegabili in un unico tiro con corda da 80 m) piacevole e non difficile, soprattutto facilmente proteggibile. Le difficoltà si concentrano nel cortissimo secondo tiro, il cui passo delicato e tecnico è protetto da un fix, l’unico oltre quelli presenti alle soste.

Il tracciato di “Brontosauro”

Al di la’ della nuova via, l’invito è quello di andare a visitare questo splendido angolo di Sardegna, vi assicuro non ne resterete delusi: tiri strepitosi su granito stupendo. Trovate tutte le info sulla guida alle vie lunghe e trad “Pietra di Luna” di Maurizio Oviglia.  E non dimenticate una reflex con voi per fermare inquadrature e scorci davvero unici!

Fabio su L1

Si ringrazia il punto vendita ALTA QUOTA di Isernia e Climbing Technology per il materiale fornito.

Foto mie, di Laura D’Alessandro e Fabio Madonna.

 

Riccardo Quaranta

GUIDA ALPINA

 

Riccardo in apertura sul brevissimo L2

Per chi fosse interessato a questi ambienti e ad un’esperienza unica in terra Sarda, il prossimo viaggio di arrampicata è previsto per nel periodo dal 1 al 5 novembre 2017; per info ed iscrizioni mandare una mail a info@riccardoclimbing.com

 

RELAZIONE

Via “BRONTOSAURO”, 38m, 6a+ max, 5c obb., RS1.

Aperta dal basso in libera il 30/10/2016 da Riccardo Quaranta e Fabio Madonna

Falesia di “Jurassic Park”, Tertenia (NU)

ACCESSO ed AVVICINAMENTO

Si veda la guida citata nell’articolo

ATTACCO

Si percorre la base della falesia spostandosi sul suo estremo margine sx (faccia a monte), dopo essere transitati sotto una zona di pareti leggermente strapiombanti.

L1, 5C, 30 m

Si attacca il facile diedro (si veda foto) facendo attenzione a qualche arbusto, si perviene ad un’ampia cengia; da qui si punta all’evidente fessura che delimita il lato sx della parete, la si affronta con divertente arrampicata d’incastro fin dove termina. Sosta su due fix inox con maglia di calata.

L2, 8m, 6a+ (5c obb), 1 fix

Dalla S1 si traversa a dx per un metro (friend rosso BD), si rimonta la fessura orizzontale e si affronta il delicato passaggio in placca (1 fix) che conduce alla sommità del pilastro. Sosta su fix e spuntone con maglia di calata.

DISCESA

In doppia lungo la via

MATERIALE

N.d.a, corda singola da 70m, set di friend dallo 0.3 al 3 BD.

Mentre attrezzo la S2

Io e Fabio in cima a “Brontosauro”. Foto per gentile concessione di Matteo Giglio

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CAVALCARE LA TIGRE, GRAN SASSO, CORNO PICCOLO

IMPRESSIONI E RELAZIONE di UNA LUNGA CAVALCATA: CAVALCARE LA TIGRE

“A smooth sea never made a skilled sailor” recita un detto anglosassone… Oggi potremmo tradurlo con il ben conosciuto e forse abusato concetto della zona di confort. In cui molti sembrano restare, alcuni vorrebbero uscirne, altri lottano fermamente per venirne fuori.

Come tutti i tarli che si rispettano, “Cavalcare la tigre” alberga in tutti gli alpinisti che per un attimo hanno rivolto lo sguardo a quel pancione sulla Est del Corno Piccolo. Come feci io da ragazzo camminando lungo il sentiero che percorre il vallone delle Cornacchie e conduce al rifugio Franchetti. A quel tempo ero un semplice trekker ventenne; su quel pancione c’era una cordata, ma io – al di là dell’estetica ardita di quella linea – ero all’oscuro di tutto ciò che questa via rappresentava e rappresenta nell’immaginario dell’alpinismo del centro Italia (e non solo, visto che cordate si muovono dal nord Italia per ripeterla).

Ad inizio stagione arriva un messaggio dal giovane Gab, alias Gabriele Paolucci che mi proponeva di andarla a ripeterla. Con Gab ho condiviso diverse salite, alcune delle quali anche di impegno; sono stato subito felice quantomeno di aver trovato qualcuno nella cui testa albergava un po’ il desiderio di andare a mettere il naso da quelle parti. Incastrare i vari impegni di lavoro miei e di studio suoi non è stato facile, ma alla fine ci siamo riusciti, in una delle estati che verrà ricordata tra le più torride degli ultimi 20 anni.

Così nonostante il caldo – che per un attimo ci ha anche fatto prendere in considerazione di abbandonare il tentativo – abbiamo ripetuto questo pezzo di storia il 3/08/2017.

Che dire..alla fine di ogni avventura ti senti un po’ svuotato, paure e timori svaniscono e sembra che tutto torni nei contorni “normali”,  tutto rientri più meno in una salita di routine.

Felicissimi entrambi ci siamo abbracciati sulla cresta NE dopo l’ultimo tiro, nemmeno quello banale…assettati e stanchi ci siamo seduti ed abbiamo ammirato la montagna in tutta la sua serenità. Ho pensato per l’ennesima volta che quello è il carburante più importante per me, poter trascorrere ore e giorni in montagna, anche attimi di dubbio, di fatica, di difficoltà, ma alla fine tornare a riempire gli occhi con le sue innumerevoli sfaccettature.

In molti mi hanno chiesto “allora è una bella via?”…forse ancora ci sto riflettendo. Di certo mi sento dire che è una bella avventura ed è una bella sfida con le proprie paure, complice l’alone di “mito” che le circola attorno. Forse appunto la cosa più interessante – a posteriori – è stata quella di andare a sondare un po’ la propria “testa”, inteso come capacità di saper gestire dei fattori che possono rendere non scontato anche un tiro di 6b. Essere lì e fare in modo che i tuoi occhi vedano solo i pochi metri quadri di roccia da decifrare, entrare un po’ in quell’atmosfera “dissociata” che ti isola da tutto il resto. Sono i “viaggi” cha amo di più, quelli che mi regalano le gioie maggiori. La linea della via non sarà un granché e dal punto di vista della bellezza dei tiri esistono vie molto più omogenee; ma questi magari sono aspetti che possono passare in secondo piano per una volta se si sceglie di privilegiare altro. Resta di certo la bellezza e l’estrema ricercatezza del traverso e la fatica del tiro precedente.

Di seguito la mia relazione sulla via, sperando di fare cosa utile a chi voglia ripeterla. Ringrazio Gabriele Paolucci, giovane promessa e compagno di avventura, CLIMBING TECHNOLOGY per il sostegno alle mie attività, Laura per il sostegno “a distanza”.

 

RELAZIONE TECNICA 

Ripetizione del 3/08/2017 di R. Quaranta e G. Paolucci

GRAN SASSO, CORNO PICCOLO, PARETE EST

Via “CAVALCARE LA TIGRE”, P. Caruso, M. Marcheggiani, R. Caruso luglio e novembre 1982 

380 m, ED-, VII- obb., A2+ e circa 150 m di zoccolo basale.

cavalcare la tigre tracciato

ACCESSO

Dalla stazione superiore della seggiovia Prati di Tivo raggiungere per comodo sentiero il Passo delle Scalette, proseguire verso il Rif. Franchetti, sino a q. 2100 circa, prima che il sentiero vada ad aggirare sulla sx, un salto roccioso attrezzato con cavi metallici. Abbandonare quindi il sentiero e dirigersi con percorso libero tra massi e detriti verso la base della parete est del Corno Piccolo, puntando dove sorge la caratteristica Grotta delle Cornacchie, ben visibile già dal basso; raggiungerne quasi l’ingresso (30/40’ dalla Stazione Superiore della seggiovia, 60/70’ dal parcheggio auto di Cima Alta lungo il sentiero della cresta dell’ Arapietra).

ATTACCO

Attaccare lo zoccolo risalendo per un canale rampa erboso situato 15-20 a dx (fronte alla parete) della grotta delle cornacchie (passi di III alternati a erba ripida) per circa 60m. Al termine del canale consiglio di sostare (cordone vecchio) e proseguire a tiri di corda o conserva. Infatti si supera un breve tratto verticale di erba e roccia,  si prosegue brevemente a mezza costa (prato ripido) verso dx puntando ad una rampa erbosa che obliqua da sx verso dx. Sostare alla base di questa; superare un tratto roccioso III+, entrare nel canale erboso e percorrerlo fino dove termina, su una cengia comoda. Sosta su due chiodi poco visibili su una fessura orizzontale (30m circa). Da qui prima in leggera salita (qualche mugo da superare), poi in discesa ed infine nuovamente in salita, sempre per canali erbosi misti a roccia, si raggiunge la comoda cengia-pulpito e si sosta in comune con il termine del terzo tiro della via F.I.R.S.T. (50m). Si veda foto con la traccia e le soste.

L1, 40m, IV

Dalla sosta in comune con la F.I.R.S.T., si ignora il chiodo sulla verticale della stessa, ci si porta 4m a dx, si prende un evidente camino-canale obliquo da dx a sx. Lo si abbandona dopo circa 20m prendendo un diedro rampa sulla sx, raggiungendo dopo poco la comoda S1 (2ch).

L2, 35m, III+

Si prosegue per la rampa obliqua verso sx sino a un tratto facile di placche bianche con fessure erbose orizzontali; alla loro dx si erge un muro verticale grigio-giallo, alla cui base si sosta (chiodi), in corrispondenza di una cengia erbosa orizzontale.

L3, 45m, IV

Si traversa in orizzontale verso sx sulla stretta cengia erbosa, quindi sempre per cengia si scende un tratto arrampicando (delicato); si supera la sosta della via “Viaggiatore Incantato” percorrendo un comodo ballatoio (visibili corde fisse, spit, rinvii in parete) alla base del pancione monolitico, sostando poco prima che la fessura inizi a scendere (ch).

L4, 15m, V

Si prosegue il traverso in leggera discesa verso sx, poi in orizzontale superando un mugo dopo il quale si torna a scendere disarrampicando lungo una fessura (delicato, ch. e possibile friend) e raggiungendo la base del caratteristico diedro ad arco sotto cui si sosta (2 spit).

L5: 45m, VI+/VII-, A2+

Dalla sosta si traversa 2-3 m a sx, poi dritti ad affrontare il primo passo del tiro (VI, ch., e poi spit), portandosi alla base del diedro mediante una grossa scaglia di roccia non ottima. Affrontare il fondo del diedro proteggendosi con spit e chiodi, arrampicata atletica su fessura via via più stretta e difficile. Quasi a metà del tratto verticale inizia il tratto in artif. (A2+) che prosegue allorquando il diedro fa arco verso dx ed inizia a strapiombare decisamente. Qui è attualmente necessario integrare l’artif. con friend, fino ad un chiodo grigio Climbing Technology lasciato dal sottoscritto quasi al termine dell’arco. Da questo è possibile riprendere ad arrampicare in libera (VI+) uscendo con pochi metri dalla zona strapiombante. Proseguire verticalmente, superando una sosta, su due fessure in sequenza (ch. a “V” ballerino poco sopra la sosta, ribattuto ma non affidabile…, possibile integrare con friend, VI+/VII- sostenuto); con arrampicata più semplice (V) ma mai banale raggiungere la sosta in piena placca (2 spit).

L6, 25m, VI e passo di VII-

Con arrampicata delicata salire in leggero obliquo a uno spit (cordone lungo in posto non affidabile), poi ridiscendere in obliquo a sx ( VI delicato) e traversare in orizzontale sino a un micronut smartellato; tenerlo all’altezza delle mani, sfruttando il grosso buco in cui è inserito come appiglio. Traversare pressoché orizzontalmente per 2 m fin sotto alla verticale di una piccola rigola, fermandosi con il piede sx ad un’ottima tacca di roccia bianca. Da qui salire dritti a prendere la rigola descritta con la mano dx e con passo delicato (passo chiave del tiro) raggiungere l’evidente grosso buco ben visibile dal basso; proseguire e raggiungere un secondo grosso buco con chiodo all’interno. Da qui puntare ad un’evidente fessura che delimita la placconata sulla sinistra (tricam blu), raggiungendone la base (ch. e spit); risalire la fessura con piacevole arrampicata in dulfer e sostare al suo termine su un comodo pulpito (3 ch, di cui uno ballerino ed uno poco visibile perché spostato abbastanza a dx).

L7, 45m, V+

Spostarsi a sx della sosta per prendere la soprastante rampa obliqua da sx a dx (V), percorrerla fino ad un piccolo strapiombo da superare lungo una fessura (V+). Proseguire su una zona di belle placca a rigole poco proteggibili (V- e IV), prima verso dx, poi in obliquo verso sx, raggiungendo un’evidente fascia strapiombante, mirando all’unico punto debole della stessa, rappresentato da una fessura diagonale strapiombante. Sostare poco al di sotto di essa (2 ch.).

L8, 55m, VI

Salire la placca aggettante appena sopra la sosta e la fessura diagonale subito dopo (VI atletico; ho ignorato la fila di chiodi presenti in diagonale sulla placca 1 m più in basso), proseguendo per terreno facile e appoggiato, dapprima in obliquo a dx per 20m, poi in obliquo verso sx (a prendere la zona di placche) per altri circa 25m tra rocce facili, puntando alla base di un’evidente scaglia staccata sinuosa a forma di sega. Sosta alla base di quest’ultima, su massi incastrati (attenzione ad alcune lastre instabili)

L9, 30m, IV

Portarsi alla base della scaglia (ch.), salirla con estetica ma facile e poco proteggibile arrampicata esterna (cl.); proseguire, quando la scaglia termina, lungo la soprastante facile placca, giungendo alla base di una fessura strapiombante obliqua  da sx a dx. Sosta su ch.

L10, 40m, pass. VII- o A0, III

Attaccare la fessura obliqua e leggermente strapiombante (V), superarne la strozzatura con passo di boulder (ch. difficile da moschettonare per i bassi di statura, VII- o A0). Proseguire per un diedrino  da sx verso dx fino a raggiungere la cresta NE per facili roccette (III). Sosta su spuntone.

Discesa :
Tra le varie alternative consiglio di gran lunga  di scendere per la Cresta Nord-Est a piedi (II grado + 2 calate in doppia) fino alla Madonnina (arrivo della cabinovia), 1 h 15’ circa.

MATERIALE

N.D.A., mezze corde da 60m, almeno 12 rinvii (soprattutto se non si vuole spezzare L5), 2 staffe sia per il primo che per il secondo, set di friend dal n. 0.3 al n. 2 BD (utile anche il n. 3 solo per la fessura di L10), martello ed una scelta di 3-4 chiodi.

TEMPO: 6-8 ore solo per la via (discesa esclusa), 1 ora almeno per lo zoccolo.

Foto di Gabriele Paolucci e Riccardo Quaranta

RICCARDO QUARANTA

A. GUIDA ALPINA

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Falesia “Acqua Rossa”, Cerchiara di Calabria (CS)

Introduzione/descrizione

Questo piccolo ma bel sito di arrampicata sorge nel territorio del comune di Cerchiara di Calabria (CS) non lontano dal Monte Sellaro. Incastonato tra boschi, prati e crinali, gode di un bellissimo panorama che spazia sulle varie “timpe”, termine calabrese che indica pareti rocciose più o meno verticali.

Accesso

Dall’abitato di Cerchiara di Calabria seguire le indicazioni per San Lorenzo Bellizzi-Santuario Madonna delle Armi. Al bivio per quest’ultimo, prendere a sx (in direzione quindi del santuario), proseguire per 700 m e parcheggiare bordo strada sulla dx, senza intralciare, in prossimità di alcuni cavi telefonici.

Avvicinamento

Dal parcheggio tornare indietro a piedi per 200 m lungo la strada e prendere una sterrata sulla dx delimitata da alcuni paletti di legno. Seguirla e al primo bivio tenersi a dx fino ad arrivare ai piedi del settore “Mezzaluna” (5’ dall’auto). Per raggiungere il settore “Linda” prendere un piccolo ma marcato sentiero che parte dal margine destro del settore “Mezzaluna”, nel boschetto in leggera salita. Con 2’-3’ si perviene alla base del settore “Linda”.

Roccia

Calcare da buono ad ottimo, sovente a buchi e svasi.

Stile di arrampicata 

Abbastanza vario, prevalentemente tecnico su placche da verticali a leggermente strapiombanti. Boulderoso sulle vie più difficili.

Esposizione 

Ovest

Periodo ideale

Estate (mattina e tardo pomeriggio), primavera, autunno (nelle giornate più miti)…siamo a quota 1100 m!!!

Chiodatura

Buona a fix Hilti e piastrine zincate. Soste con moschettone di calata.

Attrezzatura

12 rinvii, corda da 70m

 

settore MEZZALUNA falesia “Acqua Rossa”

 

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settore LINDA falesia “Acqua Rossa”

 

 

Elenco delle vie (da sx  a dx):

NOME GRADO LUNGH. (m)

NOTE

CHIODATORI
SETTORE “MEZZALUNA”
1 Ruvetta 4b 8 Placca didattica ignoti
2 Consorzio di bonifica 5a 8 Placca didattica ignoti
3 Mezzaluna 6a 10 Partenza affatto banale, rinviare la prima protezione dal masso sottostante! ignoti
SETTORE “LINDA”
1 70 km 5c+ 16 Muro concavo caratteristico con splendida roccia ignoti
2 Linda 6a+ 14 Spigolo atletico ignoti
3 Super Mario Bros 5c+ 14 Diedro tecnico ignoti
4 Le origini 5b+ 16 Bella placca di iniziazione al settore ignoti
5 Stai sereno 6b 18 Passo di equilibrio a metà, variante della via successiva ignoti
6 Stai serenissimo 6a+ 18 Placca tecnica, consentito l’uso dell’albero! ignoti
7 Prototipo svizzero 6a+ 25 Tecnica ed atletica, grande visuale in catena ignoti
8 Dalbatros 6c+/7a 12 Intense sequenze di dita ignoti
9 Sloppy’s way 6b+ 12 Splendido muro verticale, roccia spaziale.  ignoti

 

NOTA: i gradi indicati, trattandosi di vie non recensite e poco ripetute, possono essere delle utili indicazioni ma da non prendere “alla lettera”; con le ripetizioni e la frequentazione della falesia potranno subire modifiche. Per chi volesse contribuire con la sua opinione può scrivermi ad i recapiti in calce, grazie!

 

 

Relazione a cura di:

Riccardo Quaranta 

Guida Alpina UIAGM

Email: info@riccardoclimbing.com  Website: www.riccardoclimbing.com

Cell. +393394360362

 

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“SOMEWHERE IN TIME”, M. MOZZONE (2290 m), parete E – Gran Sasso

Ci sono luoghi persi nel tempo, c’è del tempo che si perde nei luoghi. Che si perde nel senso di smarrimento, dell’uscire fuori dalla realtà spaziale per catapultarsi in qualcosa che è un vero e proprio viaggio. Il Rifugio del Monte (http://www.rifugiodelmonte.it), posto alle pendici del Monte Corvo e del Monte Mozzone, è uno di quei posti dove le coordinate spazio-tempo non esistono più. Isolato, nascosto ed immerso in un ambiente ancora incontaminato, è attualmente gestito dall’amico e AMM Arnaldo Di Crescenzo. Durante una visita questa estate avevo fatto due passi nei dintorni, spinto dalla curiosità di quell’anfiteatro di rocce che circonda gran parte della vallata in cui è collocato. In generale ero stato colpito dall’evidentissima stratigrafia delle rocce, con pieghe nette e marcate, assolutamente suggestive. Tali strati piegati dalle forze endogene formano sulla parte est del Monte Mozzone dei suggestivi camini curvi, forme talmente caratteristiche che nessun passante non può aver notato. Già ad agosto avevo pensato che proprio quei camini potevano essere delle splendide vie invernali, con probabile ghiaccio all’interno ed ambiente simile alle goulotte.

Come ogni buon pensiero nel cassetto che si rispetti, quelle pieghe tornano a galla ad inizio dicembre…un paio di giorni liberi a causa di variazioni di programma negli appuntamenti lavorativi ed eccomi in compagnia di Valeria e Arnaldo a cenare in una notte di luna piena al Del Monte. La giornata successiva regalerà a me e a Valeria la bellissima avventura dell’apertura di “Somewhere in time”, terza linea recensita sulla est del M.Mozzone, trovandola decisamente più “secca” di quanto immaginato, ma comunque divertente. Si attende quindi la prima ripetizione che spero non tarderà ad arrivare, magari con un po’ di neve ad accompagnarla.

Foto mie e di Valeria De Simone

Riccardo Quaranta

a. Guida Alpina

 

“SOMEWHERE IN TIME”, M. MOZZONE (2290 m), parete E. Dedicata a Pino Sabbatini

160 m, TD, M5, tratti a 90°

Aperta totalmente in libera dal basso da Riccardo Quaranta e Valeria De Simone il 11/12/2016. Soste attrezzate a fix con maglia rapida di calata.

Accesso ed attacco

Da prato Selva si raggiunge il Rifugio del Monte (indicazioni in rete), da qui ci si inoltra nel fosso del Monte, facendo attenzione alla traccia in caso di forte innevamento. Circa a quota 2020 m si devia a dx (faccia a monte) raggiungendo l’attacco della via. Questo è in corrispondenza di uno dei due evidentissimi camini curvi presenti sulla parete, quello di dx. (1 h dal rif. del Monte, con innevamento scarso)

Relazione.

L1, 40m, 80° max

Si attacca in una goulotte appena accennata per una decina di metri, poi in leggero obliquo verso dx, si affronta un ultimo tratto più ripido (80°) per guadagnare la sosta posta alla base sx dell’evidente camino

L2, 60m, M5, tratti a 90°

Tiro chiave della via, lungo e tecnico, ma non particolarmente continuo nelle difficoltà. Si attacca il camino che presenta i primi metri godibili su fondo innevato (60°), poi le pendenze gradualmente aumentano fino a farsi verticali. Si superano un paio di strettoie (90°, M5) con buoni incastri per le picche ma appoggi minimi per i ramponi in caso di assenza di ghiaccio. Si esce attraverso un tratto semplice a 70° su un’ampia cengia con sosta sulla dx (faccia a monte)

L3, 60 m, 70°

Si prosegue superando dapprima un tratto quasi in piano ma esposto (a sx si apre un canalino che affaccia sulla sottostante via “Neve del Sahara”) andando ad attaccare il canale naturale prosecuzione della via. Questo presenta roccia sulla dx, dove è possibile proteggersi. Con difficoltà omogenee si raggiunge il termine dello stesso, su una zona quasi pianeggiante. Sosta sulla dx, non troppo evidente, 5-6 m dopo una zona di roccia gialla – residuo di un recente distacco – presente anch’essa sulla dx (faccia a monte).

DISCESA

In doppia lungo la via, soste attrezzate con anello di calata.

MATERIALE

Mezze corde da 60m, 5-6 chiodi da roccia, anche a lama sottile, friend fino al 2 BD, n.d.a.

Si ringrazia Climbing Technology, Petzl Italia, il negozio Alta Quota di Isernia.

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“SENZA OLIO DI PALMA”, Gallinola, Matese, Molise

Continua l’esplorazione del versante NE del M. Gallinola, Matese, a confine tra Campania e Molise. Una nuova linea tirata fuori al volo durante un veloce giro con Fabio, dopo aver ripetuto quella che si candida ad essere una classica della parete, “Per Elisa”.

“Senza olio di palma” corre a dx del “Canale di Estrema Destra” (C.E.D.), quindi ci troviamo nella parte iniziale del versante NE della Gallinola.

Via facile anche questa, si dirama dall’attacco del C.E.D. dirigendosi verso una crestina nella parte iniziale, che inizia con un netto pinnacolo roccioso. Al facile primo tiro (conserva), segue un divertente secondo tiro ed un breve terzo tiro (il più tecnico) che spunta in cresta, con un crescendo quindi di difficoltà e divertimento.

“SENZA OLIO DI PALMA”, 110m, AD, 70°, un tratto a 80° (evitabile)

Riccardo Quaranta e Fabio Madonna il 2/12/2016

Materiale: corda 60m, pecker, n.d.a.

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Via “I SULTANI DELLO SWING”, Sperlonga (LT) – RELAZIONE

Questo pazzo clima ci sta abituando ad oscillazioni d’umore non da poco, che tradotto significa escursione di 10 °C in meno di 24 ore.

Prevista una vasta area di bassa pressione con annessi piovaschi e temporali un po’ in tutte le aree interne del centro-sud Italia…che fare allora per soddisfare l’esigenza di trasferire il proprio corpo in alto, possibilmente con movimenti di arrampicata? Spolvero un po’ di articoli messi da parte sul fedele Evernote del mio pc, ricordavo qualche scritto che mi aveva particolarmente colpito sulla falesia di riferimento per l’arrampicata sul mare: Sperlonga. In realtà scopro che le vie “custodite” come futuri progetti arrampicatori sono, in quella zona, più di una…parlo ovviamente di multipitch. Ne scelgo quindi una, forse anche perché da un po’ di giorni gira un cd nell’autoradio della mia auto: “I sultani dello swing” alla Grande Muraglia di Sperlonga, baia di S. Agostino. Le relazioni on line (con riferimento alla guida “Blue Rock 2”) parlano di 90 m con diff. max. di 6c (sul primo tiro); la guida cartacea “Gaeta, Circeo, Leano, Sperlonga, Moneta” ed. Versante Sud parla di diff. max di 6b+ (nella seconda lunghezza) ed arrampicata da integrare. In realtà la via, aperta dall’alto nel 1985 da Roberto Ciato, Paolo Rocca e Cristiano Delisi, ha subito un restyling da parte di Bruno Moretti, Alessandro Nugnes, Bruno Vitale e Paolo Bongianni. Attualmente infatti è protetta a fix inox e tutte le soste sono su fix; la chiodatura è tuttavia parca, con tratti in cui le protezioni sono distanziate, ma mai pericolosa.

La via è stupenda a mio giudizio e mixa in maniera eccellente diversi stili di arrampicata, dalla placca allo strapiombo, all’arrampicata in diedro, ai tetti. E’ richiesta un’ ottima capacità di lettura soprattutto sulle prime due lunghezze, molto tecniche e continue. La roccia è sempre ottima (se non si esce fuori via). Riporto di seguito la mia relazione e relativa gradazione dei tiri secondo il mio parere.

 

I SULTANI DELLO SWING (Grande Muraglia, Sperlonga)

1985, Roberto Ciato, Paolo Rocca e Cristiano Delisi, dall’alto.

6c+ (6b+ e A1 obb.), 90m, 4L, S2, II

Salita del 8/09/2016 insieme a Michele Di Chiro

ACCESSO: Dal Castello Invisibile si traversa verso sx restando alla base di questo settore, poi in leggera salita fino alla base della Grande Muraglia Pilastro di Destra. Da qui ancora per circa 30m a sx fin sotto una rampa terrosa con gradoni rocciosi. Li si risale (passi di II) e si raggiunge l’attacco, su una terrazza sotto un muro giallo verticale che termina con un grottino sotto un evidente strapiombo. Fix inox Raumer visibili. 15 min dal Castello Invisibile.

L1, 6c+, 12m: attaccare il muro giallo con arrampicata subito tecnica e sostenuta; superare un primo passo tra il secondo e terzo fix, al quarto spostarsi leggermente a dx, salire un paio di metri e poi con tecnico traverso tornare sulla linea e in obliquo verso sx raggiungere l’evidente grottino (sosta su 2 fix non collegati)

L2, 6b+, 20 m: uscire dal grottino verso dx (fix), superare con passo atletico lo strapiombo, poi dritti dopo la seconda protezione (passo chiave del tiro), fin sotto un secondo tetto (cordone con maglia rapida). Superare il tetto ben ammanigliato, poi su placca grigia e minori difficoltà pervenire ad una comoda cengia dove si sosta (sosta su 2 fix collegati da cordone). N.B. prestare attenzione per chi fa sicura dal grottino: meglio starne all’esterno, onde evitare di battere la testa sulla volta in caso di volo del primo di cordata, il passo chiave è pochi metri più in alto, quindi la corda genera pochi attriti!!!

L3, 6b+, 25 m: superare lo strapiombo giallo con bei movimenti atletici in leggero diagonale verso dx, poi per un diedro grigio fino ad una protezione poco visibile sulla sx. Da questa si traversa a sx e per placca si giunge in sosta (sosta su 2 fix collegati da cordone).

L4, 6a/6a+, 30 m: spostarsi leggermente a dx, superare la prima protezione usando un buco poco visibile, poi ancora a dx fino alla seconda protezione. Da qui dritti in placca (roccia abrasiva) puntando ai tetti sommitali, si raggiunge un cordone in una clessidra. Da questa si obliqua a sx e con un passo deciso si perviene ad una buona fessura orizzontale. La si segue continuando verso sx fino ad uscire su uno spigoletto ed infine dritti per lame con arrampicata entusiasmante si esce in cima. (sosta su 2 fix collegati da cordone).

DISCESA: con 3 doppie lungo la via e corda singola da 70m; dalla S4 alla S3, dalla S3 alla S2 e da questa direttamente a terra.

MATERIALE: corda singola da 70 m, 10 rinvii, qualche fettuccia per ridurre gli attriti.

Tracciato della via, in blu l’ultima parte di avvicinamento. Foto di Michele Di Chiro

 

Relazione di Riccardo Quaranta

a. Guida Alpina

info@riccardoclimbing.com

 

 

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Via “Per Elisa” M. Gallinola – Matese

“Tra tanti sport che potevi scegliere… proprio l’arrampicata!?!?” Questa è stata l’unica frase che mia madre, la bellezza di 16-17 anni fa, mi ha detto esplicitamente circa la mia passione.

Beh di tempo ne è passato da quel giorno, in cui il mio zainetto (probabilmente il classico Invicta della scuola) era poggiato accanto alla porta della mia camera, con l’imbraco appena comprato a Roma…quello, insieme ad un po’ di acqua era il mio primo zaino “d’arrampicata”.

Oggi rientrando da questa ennesima piccola avventura sulle pareti di casa, rifletto che non ho mai dedicato alcun itinerario a lei e la coincidenza che sia il 28 gennaio, giorno del suo compleanno, può essere una buona occasione per farlo.

“Per Elisa” nasce in un inverno in cui temperature basse e neve si sono concesse molto raramente. Con innevamento maggiore le difficoltà possono variare, ma non sono mai elevate. Basta sapersi destreggiare con il misto-appenninico, versione “migliorata” (in quanto all’aspetto aleatorio) e rivista del famoso misto scozzese!

“Per Elisa”, 110 m  circa, AD+, 60-70° max, M3+. Parete N-E di M. Gallinola, Matese molisano.

Aperta da Riccardo Quaranta e Laura D’Alessandro il 28/1/2016. Nessun materiale in posto.

Materiale necessario per una ripetizione: corda da 50 m, piccozza, ramponi; friend medio piccoli, fettucce e cordini.

DISCESA: per il sentiero estivo di salita al M. Gallinola da Campitello Matese.

Per la relazione si vedano i tracciati nelle foto della gallery.

Bibliografia del massiccio: “Ghiaccio D’Appennino” ed. Versante Sud.

Per chi volesse ripetere queste ed altre vie di misto con una Guida Alpina o semplicemente avere info circa le condizioni, può contattarmi qui: info@riccardoclimbing.com

 

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Via “Camomilla”, gruppo M. Meta, Mainarde

Accendo il pc per controllare come al solito le previsioni meteo, sempre più alla ricerca degli asterischi e simboli “meno” davanti alle indicazioni delle temperature. Credo che quest’anno sia stato l’appuntamento praticamente maniacale per tanti amanti della montagna invernale, della neve e del ghiaccio. Le previsioni meteo, di ogni forma, ma sperare ogni volta di vedere qualcosa che assomigliasse al freddo.

Con mio sommo stupore per la giornata del 7 gennaio le previsioni prevedono un brusco calo delle temperature, tanto che in zona M. Meta (gruppo delle Mainarde) sembra che le temperature non saliranno oltre lo zero. Beh, ricordando gli insegnamenti di una persona che è di sicuro tra i miei maestri “in inverno quando ci sono le condizioni molla tutto e vai”, decido di seguire in toto e ben volentieri il consiglio. Dove? A fare cosa? Per lavoro ho sotto controllo un po’ tutta l’area del Molise e vicino Abruzzo, quindi la mia scelta ricade proprio sul gruppo di Monte Meta.

Avevo notato, durante precedenti uscite, che in particolare l’anfiteatro di Monte Metuccia (2105 m slm) conserva sempre tanta neve, molto di più di tante altre zone aventi la stessa esposizione (N-NE) ed è ricco di pareti e pendii di varia inclinazione. Perché non andare a dare uno sguardo più da vicino? Quale occasione migliore per condividere un’altra giornata di sana montagna con Fabio, carissimo amico e compagno di tante avventure vissute da ragazzi?

L’indomani scendiamo dalla mia Clio bianca perfettamente mimetizzata nel bianco di Vallefiorita: è la prima volta quest’anno che “vedo” tanto freddo. La strada ghiacciata, la neve polverosa ed i raggi solari che ne esaltano la brillantezza, il tutto condito da un profondo silenzio. “What else” chiederebbe la pubblicità. Di buona lena saliamo lungo la faggeta che ci introduce nella Valle Pagana e per gli occhi è nuovamente gioia nel vedere quanto bianco e quanta neve nuova. L’eccitazione sale, chiedo a Fabio di scegliere una linea sul versante sinistro, lungo quell’anfiteatro di cui gli avevo accennato durante il viaggio. Con grande occhi nota un lungo e largo camino e mi suggerisce quella insieme ad altre linee. Ci avviciniamo e decidiamo di attaccare la prima sua idea.  Non c’era dubbio sulle “condizioni”: neve portante lungo tutto l’avvicinamento e acqua ghiacciata nelle pozzanghere lungo il sentiero. Gli dico “oggi ci divertiamo”. Così è stato, a parte qualche problemino avuto da Fabio con un rampone e forse con il fatto che due picche in mano non le aveva mai manovrate.

Da anni vive all’estero lavorando come ricercatore universitario, quindi le occasioni per vedersi non sono tante. Il fatto di poter trascorrere una giornata (e che giornata!) insieme in montagna aggiunge ancora più valore alla nostra uscita. La via è piacevole, non difficile con un paio di passaggi che un altro maestro avrebbe etichettato come “simpatici”; ma niente paura, si trovano subito dopo solide soste a fix, quindi divertimento assicurato.

Usciamo dalla via e ci sediamo lungo il bordo della roccia, sul sentiero che da Passo dei Monaci conduce alla Metuccia..il sole splende e l’azzurro del cielo riempie il cuore. Tiro fuori il termos e una barretta, offrendo un po’ di the a Fabio… lui mi dice “Ric ce l’ho pure io il termos, ma non avevo nient’altro a casa se non la camomilla, quindi ho preparato quella”, “per essere belli reattivi” gli faccio eco io. Ridiamo di cuore entrambi; è proprio vero, per certi versi da quando eravamo ragazzi non è cambiato niente.

“CAMOMILLA”, 120 m circa, AD+, 50° e 60°, passi a 70°; anfiteatro della Metuccia, gruppo di Monte Meta, Mainarde. Riccardo Quaranta e Fabio del Sordo il 7/1/2016.

Si perviene alla prima sosta percorrendo un pendio a 30° ed avendo come riferimento l’ampio camino nettamente sbarrato a sx da roccia. Sosta su due fix (possono risultare coperti da neve a stagione inoltrata)

L1, 55m

Ci si sposta a dx e si entra nell’ampio canale (50°) fino ad una zona più verticale. Sosta su fix sulla sx (faccia a monte)

L2, 35 m

Si affronta il muretto poco sopra la sosta (70°) a volte con erba ghiacciata, poi il terreno diventa più facile (60°) e sempre più o meno dritti si punta ad un ampia cengia con un grande masso semi-isolato. Sosta su 2 fix.

L3, 35m

Dal grande masso ci si sposta a dx, poi dritti a cercare una piccola goulotte (60°), la si supera con bella arrampicata, sempre più o meno dritti ad una zona rocciosa ed infine in cresta. Sosta su spuntone da attrezzare.

Discesa: a piedi raggiungendo “Passo dei Monaci” e poi nuovamente lungo la Valle Pagana al sentiero che porta a Vallefiorita.

 

Foto mie e di Fabio del Sordo che ringrazio per avermi affiancato in questa splendida giornata.

 

Riccardo Quaranta

Guida Alpina UIAGM

 

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ICE DREAMS SOTTOGUDA: REPORT

Voglio iniziare il 2016 con un breve report sul primo appuntamento con il ghiaccio di cascata, ICE DREAMS parte I.

La location dello stage sono stati i flussi ghiacciati dei Serrai di Sottoguda (BL), canyon conosciuto da un po’ tutti i ghiacciatori d’Italia. Tante sono le caratteristiche che lo hanno reso tale, tra cui l’abbondanza di linee a pochi passi le une dalle altre, l’avvicinamento irrisorio e la possibilità di salire anche monitori e tiri di dry, recentemente attrezzati. Un luogo che si presta particolarmente per la didattica delle prime uscite, per chi non ha mai praticato l’ice climbing.

Tanti dubbi anche quest’anno, nei giorni antecedenti la nostra permanenza, viste le temperature non proprio invernali…poi un post su Facebook di un collega, dopo una giornata di arrampicata ai Serrai, ha aiutato a fugare le mie perplessità. Quindi comunicazione ufficiale al gruppo “Trazione integrale” (..il bello di avere a che fare con persone solari e burlone!) sulla conferma dello stage e via, inizia il sogno! Valentina, Nico e Giovanni, dai messaggi che ci scambiamo, sembrano motivati e affascinati dall’esperienza che andranno a vivere; perfetto, questo mi entusiasma e mi fa amare ancora di più il mio lavoro.

Eccoci quindi varcare la porta dei Serrai dove, nonostante le temperature non invernali, il freddo si fa sempre sentire, con una bel venticello carico dell’umidità del torrente che scorre alla base delle alte pareti. Il primo giorno trascorre cercando di lavorare sulle fondamenta di tutta la casa, cioè i piedi e il corretto uso dei ramponi. Capisco non sia facile, per un novizio, avere a che fare con tutta quella ferraglia; tuttavia cerco di far comprendere l’importanza, come in arrampicata su roccia, di avere una solida base che ci sostenga e ci aiuti nella progressione. Tutti sembrano ricettivi e scalare senza picche sembra del tutto naturale. Passo quindi alla progressione su terreno più verticale e sulla diversa modalità di approccio al ghiaccio di questo tipo. Concludiamo la giornata concedendoci una variante di attacco dry al primo tiro della “Cascata della Luna”, variante che ci entusiasma non poco, con un gioco delicato e millimetrico delle picche su roccia per andare ad agganciare la stalattite in formazione.

Il secondo giorno ci dedichiamo alla salita del primo tiro della “Cattedrale” che consente di testarsi su terreno non difficile per uno sviluppo significativo (45 m)…a dire il vero ogni volta il test è non finire nel torrente alla base! Ottima occasione per capire quanto sia importante dosare le energie nelle battute con gli attrezzi e nel recuperare attivamente dove l’inclinazione lo permette. Poi passiamo all’argomento chiodatura, in cui fornisco dei principi da tener presente quando si arrampica da primi e alla costruzione di soste su ghiaccio (viti e Abalakov). terminiamo in bellezza con il ghiaccio sottile del primo tiro della “Cascata delle traversate”. Ci attende una ricca cena, ma prima ancora sani e conviviali “atti di birrismo”.

L’ultimo giorno è dedicato alla salita di una cascata di più lunghezze; opto per la salita delle “Traversate” con Valentina e Giovanni, mentre nel pomeriggio io e Nico ci sbizzarriamo sulla super classica “Excalibur”, sempre bella e da non sottovalutare. Ritengo che salire più lunghezze di una cascata trasmetta emozioni uniche; e dagli sguardi dei ragazzi mi sembra lo stesso valga per loro. Dovrebbe essere l’ultimo giorno, ma l’indomani, prima di risalire in auto, non possiamo non omaggiare ancora i Serrai con la salita della bella e tecnica “Clessidra”, ignorata da tutti i climber nei giorni precedenti. Il viaggio del ritorno è sempre “difficile”, per le emozioni e la gioia che tutti vorremmo durassero in eterno. Come ogni sogno anche questo sogno di ghiaccio arriva alla sua conclusione, ma non è mai troppo tardi per ricominciare a sognare la prossima cascata, la prossima avventura!

“Ricordo eravamo io, Perlina (Valentina), Johnnie Walker (Giovanni) e Nico McBrain (Nico) quella volta ai Serrai …. “ A loro va un grazie di cuore, con la speranza di aver contribuito alla nascita di una sana passione, alla realizzazione di un piccolo “sogno di ghiaccio”. Ed ancora grazie a Loretta e Franz dell’hotel “La Montanara” per l’accoglienza sempre perfetta e calorosa.

FOTO di Giovanni Petruzzella, Nico Caprioli, Valentina Tedeschi e Riccardo Quaranta

Prossimo appuntamento: ICE DREAMS COGNE (clicca per il programma)

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