Stage di arrampicata in Sardegna – Ottobre 2022

Settembre ed ottobre sono senza dubbio tra i mesi migliori per visitare e scalare in Sardegna. Così anche quest’anno torna l’appuntamento con una settimana dedicata alla roccia, al mare, al cielo della costa occidentale sarda. Puoi consultare il programma cliccando qui

Qui un breve video amatoriale con immagini del viaggio del 2021…

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“Senjutsu” FA – Morgia delle Lame, Celenza sul Trigno

Quando ho iniziato ad arrampicare lo facevo per superare i miei limiti, fisici e mentali. Oggi lo faccio per sentirmi vivo. 

Posso riassumere così la visone attuale di una passione che mi accompagna da quasi 25 anni. Un tempo lungo a cui guardo con intima gioia quando mi capita di voltarmi indietro ad osservare il mio cammino. Oggi la mera difficoltà di una salita ha per me un significato ed un valore tutto sommato contenuti.. da anni ho capito che per conservare l’entusiasmo della scalata ho bisogno di qualcosa di più di un numeretto ed una lettera. Ho bisogno di sentirmi vivo. Ho bisogno che quella via, che quel percorso, quella sequenza richiedano il mio massimo impegno mentale; ho bisogno di sapere che potrebbe non andare tutto per il verso giusto e che è meglio se indosso una spessa corazza. La scalata su ghiaccio/misto e l’arrampicata “trad” sono attualmente i terreni che maggiormente alimentano la mia visone di scalata, la voglia di sentirmi vivo, che potrebbe tradursi con il provare ancora emozioni esattamente come la prima volta in cui ho indossato un imbraco ed ho provato a scalare. 

Fine lavori, si decide il nome..

Allora mi torna in mente una linea intuita proprio durante un corso di arrampicata “trad”… mi capita spesso di collegare stati di desiderio con idee archiviate nella mia testa, in cassetti da aprire al momento opportuno. Il momento è arrivato. Siamo nella falesia di Celenza sul Trigno, in Abruzzo ma tanto vicina al confine con il Molise. Luogo che ho contribuito a salvare da un dimenticatoio assolutamente immeritato, visto il fascino e l’unicità della scalata che qui si pratica. Si sale su arenaria di un marrone scuro, su muri a tacche o lunghe fessure diagonali, con vie generalmente lunghe dai 20m in su. Per la sua natura la roccia non brilla a solidità: il problema principale è la tendenza a sfogliarsi; pertanto l’apertura di vie (se si vuole fare un bel lavoro) è preceduto da un lungo iter di pulizia e test delle tacche rimaste. Oppure, sugli itinerari più difficili, di consolidamento delle prese per poter conservare un minimo di appigli su tutte le sezioni. Insomma una fatica non da poco, ma vi assicuro che il risultato finale ripaga del tutto, almeno ha ripagato le lunghe giornate trascorse da solo appeso alla corda. 

Così decido ad aprile 2022 di tirare fuori dal cassetto quell’idea, di andare a vedere se davvero c’era tutto per potere aprire una nuova linea trad alla destra di “Mickey Mouse”, bellissimo 6a+ sportivo di fessura. Ne approfitto prima di tutto per aprire una variante a quest’ultima, un tiro che prosegue sulla fessura diagonale a dx e porta ad una sosta che sarà quella della futura “Senjutsu”. Mi calo con una certa emozione, nella parte alta le prese e qualcosa per proteggersi c’è ma ricordavo che i dubbi erano concentrati nei primi 6-8 metri da terra. Ultimo buco buono per piazzare qualcosa, continuo a scendere con gli occhi avidi di qualche fessurina o buchetto che rompa la continuità di sole microtacche.. “Eccole!!!!” due micro fessure lunghe ognuna 2-3 cm… meglio di niente penso… beh affare fatto! Posso iniziare a pulire ma soprattutto a segnare tutte le tacche che hanno bisogno di essere resinate per non andare via alla prima trazione. Un lavoro lunghissimo che mi impegnerà per due giornate. Ma alla fine “Senjutsu” è pronta e posso finalmente provare a farci un giro autoassicurato con la corda dall’alto. 

La via si divide sostanzialmente in 3 parti. La prima super tecnica di piedi e micro tacche con protezioni abbastanza aleatorie dove bisogna restare sempre lucidi e precisi. La seconda, sotto un piccolo bombè, contiene il passaggio chiave, protetto da una micro clessidra di 1 cm, un boulder in cui incastro di dita e Dulfer si amalgamano alla perfezione per alzare a sufficienza il numero di battiti del cuore. Infine una terza sezione in cui le difficoltà diminuiscono ma le protezioni sono davvero lontane (7-8 metri). 

Il primo giro in cui cadrò a metà

Bene ora bisogna cercare un giorno in cui non lavori e qualcuno che abbia voglia di venire con me alla Morgia delle Lame per provare finalmente la via. Ho il piacere di incastrare qualche giorno di ferie con quelle degli amici di sempre. Ci sono Laura ed Agnese, Sacchetto e la crew pugliese capitanata da Niko… insomma un bel gruppo per festeggiare Pasquetta e magari qualche bel brivido verticale. Porto con me anche un paio di crash pad per eventuali voli a terra, premio di consolazione per le mie caviglie. I giorni precedenti ho ordinato anche un friend 1 della Wild Country, l’unico che entra in una delle due micro fessure. Faccio un giro da due per vedere che protezioni portarmi e memorizzare dove piazzare cosa. Aspetto che la parete entri in ombra e parto ma proprio al passo chiave volo perché un appoggio si rompe…un urlo ma la micro clessidra tiene, per fortuna. Torno a terra, dovrò aspettare una mezz’ora per tentare nuovamente; non mi sento stanco fisicamente ma sento che metà della mia testa se ne è già andata. Allora faccio un giro sotto la falesia, è bello vederla popolata di tante ragazzi e ragazze in una giornata spettacolare di primavera, tanti puntini colorati che animano il marrone dei lisci muri della Morgia. 

Secondo tentativo, quello giusto!

Ma “Senjutsu” è lì a guardarmi, severa e affascinante allo stesso tempo ed è ora di tornare a fare i conti con le mie paure, con la strategia del combattimento.

C’è un leggero vento freddo, la parete è ormai in ombra piena. Chiedo a Sacchetto se ha voglia di farmi sicura nuovamente.. si prepara a gestire le mezze corde.. ormai abbiamo vissuto tante belle e forti esperienze insieme, so che è una sicurezza. Parto, mi accompagna solo il vento, le dita sono fredde e cerco di scaldarle stringendo e aprendo i pugni. Supero la prima parte abbastanza agevolmente, forse la cosa più difficile è stata piazzare la terza protezione perché il buco serve anche come presa, l’unica presa. Sono al passaggio. Recupero un po’ e parto, via senza indugio; sento le dita incastrarsi, seppur con dolore, avverto che sono solide nella fessurina verticale. Via allora con la Dulfer atletica ad approdare al buco ottimo dove posso tornare ad allargare i piedi e cercare di riposare un po’. Mi proteggo con un eccentrico e cerco di recuperare un braccio alla volta. Un piede inizia a tremare: capisco che è ora di lasciare il riposo e terminare il viaggio. Un ultimo passo tecnico verso sinistra e sono alla presa buona di uscita. Mi aspettano altri 6-7 metri facili sotto la catena ma non devo rilassarmi.. l’ultima protezione è chilometricamente distante. Resto concentrato ed infine la catena: un urlo che viene fuori forte dal mio cuore, un misto di gioia ed emozione che solo chi scala può provare. Sono commosso: tanto lavoro, tanta dedizione, tanta paura hanno trovato finalmente uno scopo. A terra abbraccio Sakky, Niko, Laura: in silenzio o con parole di incitamento mi hanno accompagnato lungo tutta la salita. 

Quasi in catena

Una giornata stupenda per duellare con le mie paure e sentirmi ancora VIVO. 

GRAZIE ad Antonio, Nico, Laura, Agnese e tutta la crew pugliese!

“SENJUTSU” 22m, 7a+ TRAD, R2/3. Aperta da R. Quaranta il 8 e 9 aprile 2022. FA R. Quaranta il 18/4/22. Falesia “Morgia delle Lame”, Celenza sul Trigno (CH).

Tutte le info sulla falesia su “Molise rock” Ed. Versante Sud, anche in formato digitale.

Il video uncut della salita:

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Stage di trad climbing alle Fiamme di Pietra, Corno Piccolo, Gran Sasso

Qualche foto ed un piccolo video della prima giornata dello stage di arrampicata trad svoltosi nello spettacolare scenario delle Fiamme di Pietra del Corno Piccolo, sul Gran Sasso.

Abbiamo iniziato con lo sgranchirci con un po’ di arrampicata in fessura in top rope, parlando delle varie tecniche di incastro.

Ci siamo poi occupati dell’attrezzatura necessaria a praticare il trad climbing (o arrampicata tradizionale), cioè friend, nut e cordini/fettucce.

Alla teoria è seguita la pratica nel posizionamento delle protezioni, fatta prima in top rope e successivamente da primi.

Le vie salite fanno parte del progetto #tradclimbingflames 2019 che ha dato vita a 20 tiri nuovi, tutti in stile “trad” su questo spettacolare angolo del Corno Piccolo (qui tutte le info sugli itinerari)

Grazie a Tony, Nicola e Pasquale per la fiducia e la bellissima giornata trascorsa insieme!

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Corso Trad Climbing ASD Respira Gran Sasso 2019

Si è appena concluso il corso di arrampicata trad (trad climbing) proposto dall’ASD Respira Gran Sasso e sviluppato in 4 lezioni tra maggio e giugno 2019. Le location scelte sono state Civitella del Tronto, Farindola e l’ultimo w-end le falesie di Civitanova del Sannio (“La Cundra”) e Frosolone (“Morgia Quadra” in Molise.

Sono stato davvero felice di aver potuto affrontare un modo di certo non nuovo, ma di sicuro diverso, di vivere l’arrampicata. “Non nuovo” perché il trad climbing è nato insieme all’alpinismo, quando si salivano fessure, camini e diedri, scegliendo le linee deboli della parete. “Diverso” perché nell’appiattimento e nella commercializzazione dell’arrampicata sportiva, proteggersi e scegliere la propria linea può rappresentare una nuova fonte di stimoli e una maniera di re-interpretare il concetto di arrampicata. Non più in funzione di un mero numero, ma anche delle proprie capacità tecniche nel saper rendere quella stessa salita sufficientemente sicura; non in ultimo delle proprie capacità mentali di saper affrontare anche tratti poco o per nulla proteggibili.

Allora in compagnia di un bel gruppetto abbiamo cercato di affrontare le tante tematiche che questa attività propone, spaziando dall’uso corretto delle protezioni, alla tattica di piazzamento in parete, alla costruzione di soste tutte su ancoraggi naturali e/o mobili, all’uso delle mezze corde. Tanto altro ancora, tante curiosità ed informazioni sono state affrontate durante le uscite pratiche, dove ho cercato soprattutto di “far fare” e parlare il meno possibile.

Quindi un grande “BRAVI” a Francesco, Antonio, Renato, Andrea, Veronica, Annalisa, Chiara e Alessandro, sperando di vedervi presto nuovamente alle prese con “piazzamenti bomba!”

Qui il video riassuntivo dei momenti bellissimi trascorsi insieme (da guardare in HD)

Riccardo Quaranta Guida Alpina

 

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“BRONTOSAURO”, Jurassic Park, Sardegna

Ormai è trascorso circa un anno dall’apertura di questa via di arrampicata nella magica terra di Sardegna. Non perché fosse caduta nel dimenticatoio, forse semplicemente perché non ho mai avuto il tempo di potermi dedicare con sufficiente attenzione ad un luogo che è semplicemente magico. Definire quella di “Jurassic Park” una falesia mi pare un po’ riduttivo. “Jurassic Park” è un luogo che ti entra nel cuore e negli occhi. Reso famoso al grande pubblico da una foto del prolifico Maurizio Oviglia (foto che ritrae il bellissimo “dito” della via “Dillosauro”) si tratta di un luogo che bisogna andare a cercare con volontà per almeno un paio di ragioni.

La spettacolare “Dillosauro”

La prima è l’avvicinamento abbastanza lungo, circa due ore a piedi se non si possiede un fuoristrada. La seconda sono la difficoltà e lo stile di apertura delle vie: ci sono vie trad e vie a spit con difficoltà che – a parte un paio di 6a – sono sempre dal 6b in su. Diciamo che se ti vuoi divertire è consigliato un buon 6c-7a a vista. Questo ne limita un po’ la frequentazione per chi magari non padroneggia quelle difficoltà, o ha poca esperienza con friend e nut.

Uno sguardo d’insieme sulla falesia di Jurassic Park

Forse soprattutto per la seconda premessa decisi lo scorso anno, insieme a Fabio, di aprire una via trad dal grado umano, individuando una linea sul limite sx della falesia. Ne è uscita fuori una linea di due tiri (eventualmente collegabili in un unico tiro con corda da 80 m) piacevole e non difficile, soprattutto facilmente proteggibile. Le difficoltà si concentrano nel cortissimo secondo tiro, il cui passo delicato e tecnico è protetto da un fix, l’unico oltre quelli presenti alle soste.

Il tracciato di “Brontosauro”

Al di la’ della nuova via, l’invito è quello di andare a visitare questo splendido angolo di Sardegna, vi assicuro non ne resterete delusi: tiri strepitosi su granito stupendo. Trovate tutte le info sulla guida alle vie lunghe e trad “Pietra di Luna” di Maurizio Oviglia.  E non dimenticate una reflex con voi per fermare inquadrature e scorci davvero unici!

Fabio su L1

Si ringrazia il punto vendita ALTA QUOTA di Isernia e Climbing Technology per il materiale fornito.

Foto mie, di Laura D’Alessandro e Fabio Madonna.

 

Riccardo Quaranta

GUIDA ALPINA

 

Riccardo in apertura sul brevissimo L2

Per chi fosse interessato a questi ambienti e ad un’esperienza unica in terra Sarda, il prossimo viaggio di arrampicata è previsto per nel periodo dal 1 al 5 novembre 2017; per info ed iscrizioni mandare una mail a info@riccardoclimbing.com

 

RELAZIONE

Via “BRONTOSAURO”, 38m, 6a+ max, 5c obb., RS1.

Aperta dal basso in libera il 30/10/2016 da Riccardo Quaranta e Fabio Madonna

Falesia di “Jurassic Park”, Tertenia (NU)

ACCESSO ed AVVICINAMENTO

Si veda la guida citata nell’articolo

ATTACCO

Si percorre la base della falesia spostandosi sul suo estremo margine sx (faccia a monte), dopo essere transitati sotto una zona di pareti leggermente strapiombanti.

L1, 5C, 30 m

Si attacca il facile diedro (si veda foto) facendo attenzione a qualche arbusto, si perviene ad un’ampia cengia; da qui si punta all’evidente fessura che delimita il lato sx della parete, la si affronta con divertente arrampicata d’incastro fin dove termina. Sosta su due fix inox con maglia di calata.

L2, 8m, 6a+ (5c obb), 1 fix

Dalla S1 si traversa a dx per un metro (friend rosso BD), si rimonta la fessura orizzontale e si affronta il delicato passaggio in placca (1 fix) che conduce alla sommità del pilastro. Sosta su fix e spuntone con maglia di calata.

DISCESA

In doppia lungo la via

MATERIALE

N.d.a, corda singola da 70m, set di friend dallo 0.3 al 3 BD.

Mentre attrezzo la S2

Io e Fabio in cima a “Brontosauro”. Foto per gentile concessione di Matteo Giglio

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Sardegna verticale: di mare, roccia e colori

La scogliera di Porto Flavia e il Pan di Zuchero

La scogliera di Porto Flavia e il Pan di Zuchero

Breve resoconto del viaggio-vacanza di arrampicata nel cuore dell’iglesiente (e non solo), con la ottima compagnia di Valeria, Cristian e Simone. Giorni indimenticabili e luoghi che non possono mancare nel carnet dell’arrampicatore più esigente in fatto di estetica e paesaggi mozzafiato.

PRIMO GIORNO

Le previsioni meteo sembrano dare meteo piovoso sulla costa ovest, quindi da Cagliari – dove atterriamo in prima mattinata, decidiamo di dirigerci ad est. La location prescelta è la parete di “Jurassic Park”, su splendido granito arancione; ricordavo qualche report di Maurizio Oviglia su Planet Mountain circa questo luogo. Un rapido sguardo alla guida e siamo subito in viaggio verso Tortolì. Raggiungiamo Porto Santoru, proseguiamo un po’ lungo la sterrata che costeggia il mare, ma dopo un po’ capiamo che è tempo di mettersi in cammino sulle proprie gambe. L’avvicinamento richiede un’oretta, per fortuna provvidenziali ometti segnano il percorso una volta che si abbandona la sterrata. Già da lontano nel cielo si staglia il dito lungo il quale corre la via “Dillosauro” tracciata da E. Lecis nel 2002 circa e restaurata da M. Oviglia nel 2013; il tracciato originale ha subito una modifica a causa di una frana. Attualmente si sfrutta il primo tiro di “Stonosauro” e poi si devia a dx per raggiungere la sommità dell’esile colonna. Dopo un paio di tiri di riscaldamento, con Cristian decidiamo che è ora di andare, “Dillosauro” ci chiama!

Cristian sul primo tiro di "Stonosauro"

Cristian sul primo tiro di “Stonosauro”

Il primo è un tiro perfetto in un diedro perfetto che mi richiede doti acrobatiche non banali per venirne a capo senza volare. La seconda lunghezza conduce, obliquando verso dx, al dito sottile; con arrampicata che dire “aerea” è poco, giungo alla sommità, un pianerottolo di meno di un metro quadro.

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Scendendo da “Dillosauro”. Foto di Cristian D’Angelo

La sensazione è bellissima, recupero Cristian che presto mi raggiunge in cima..felicissimi guardiamo il mare e l’esile colonna che ci sostiene. Il viaggio sembra essere iniziato alla grande!

SECONDO GIORNO

Percorrere la strada che da Iglesias conduce a Nebida e Masua è un viaggio di colori, orizzonti e mare…nonché un mare di roccia. La vista di quel tratto di costa è unica: ogni volta che ci passo non posso fare a meno di notare le innumerevoli auto accostate lungo le piazzole di sosta, di persone incantate da tanta bellezza, intente a fotografare o semplicemente ad ammirare il paesaggio mozzafiato. Oggi la destinazione è la scogliera di Porto Flavia che, con il suo dedalo di multipitch, rappresenta un must per ogni arrampicatore che ami il genere “vie a più tiri vista mare”. Davanti ci farà compagnia il faraglione del Pan di Zucchero, onnipresente – a ragione – in ogni depliant turistico della zona; tra l’altro sulle sue pareti ci sono vie del mitico Manolo, che vi girò anche video finiti nella pubblicità degli orologi della nota ditta Sector.

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La via scelta da me e Veleria, in pieno stile plaisir, è quella che sembra stia diventando una delle classiche del settore, “Le grand Mammuth”.  Lo sviluppo è di 150 m su 5 tiri, la chiodatura è sempre buona a fix inox, la distanza tra le protezioni sempre ragionevole; unico “appunto” su un paio di rinviaggi che mi sono parsi un po’ dubbi per la posizione da cui bisogna effettuarli; le soste sempre ottime su tre punti e tutte attrezzate per la calata in doppia. Modalità che sconsiglio visto il comodissimo sentiero geologico che in 20 piacevolissimi minuti riporta alla base del Pilastro dell’Italia Liberata.

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Valeria sull’ultimo tiro

A parte il primo tiro che risulta un po’ “banale” per bellezza di movimenti ed estetica, la restante parte è davvero godibile, sempre su roccia perfetta e con scorci visivi di notevole spessore. Consigliata quindi a chi è alla ricerca di una via “no stress”, dall’impegno tecnico molto contenuto e sicuramente remunerativa per le emozioni che regala.

 

TERZO GIORNO

Quelle torri baluardo sulla costa, come fossero antichi fari sulle scogliere bretoni, da tempo dimoravano nel mio cassetto dei desideri. La forza di internet è anche questa, quella di veicolare immagini tanto emotive da diventare una sorta di ossessione. La mia era quella di andare a visitare quello che, dalle descrizioni, sembrava essere un luogo unico: la scogliera granitica di Capo Pecora. Arrampicata trad su monotiri e multipitch, spesso su torrioni isolati, a due passi dal mare o  mere propaggini della costa.

Tramonto "trad" da Capo Pecora

Tramonto “trad” da Capo Pecora

Abbiamo dato quindi un significato alla ferraglia imbarcata nella stiva dell’aereo e devo dire che ne è valsa la pena. Capo Pecora è un posto unico, potrei stare qui a descriverlo con i termini più ricercati, ma nessuna frase renderebbe l’esperienza che si vive andandoci. Una sensazione di isolamento, di “propaggine” ultima prima del mare infinito che ci ha pervasi non appena abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio, laddove la strada termina. Il transito nella “Baia delle uova di dinosauro” (nome dovuto alla forma ovoidale dei sassi che ne ricoprono la spiaggia) ci catapulta in ere remote, tutto sembra allinearsi in un’ottica di distacco dalla civiltà, dal moderno, per entrare in una dimensione spazio-temporale lontana millenni.

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Baia delle uova di dinosauro

E dopo poco eccolo lì, il “Big Ben”, uno dei settori principali del sito di scalata. Vento di maestrale “a manetta”, onde e spuma bianca a perdita d’occhio: riusciremo mai ad arrivarci alla base di quel pilastro? La “bibbia” dell’arrampicata in Sardegna recita perentoriamente, alla voce accesso, “indispensabile mare calmo”. Giornata perfetta quindi. Troppo determinati e forse stregati dal desistere, fingiamo un po’ tutti una fredda noncuranza per le apparenti avverse condizioni, rintracciamo gli ometti che scendono dalla sommità della costa alla base e saltellando sui massi giungiamo inaspettatamente alla base del “Big Ben”. Cerchiamo di orientarci ed individuare la “normale” a questa guglia..ad un primo sguardo sembra che questa volta il mare abbia vinto, acqua alta e mossa, ossia bagno ad inizio giornata.

"Signori si nasce", la "normale" al Big Ben

“Signori si nasce”, la “normale” al Big Ben

Ma la determinazione la vince e quello che sembrava insuperabile si trasforma semplicemente in salti su massi in sincronia con la risacca. Ci siamo, eccoci alla base di questo esteticissimo spigolo; due tiri esposti ma su difficoltà assai limitate. La bellezza della linea fa perdonare la roccia non sempre buona; tutti e quattro arriviamo in cima e possiamo godere del bellissimo spettacolo. Con una doppia da 35m (si fa con corda da 70m ma prestare attenzione!!) a si ritorna agli zaini fermi alla base.

Cristian e Simone alle prese con il secondo tiro

Cristian e Simone alle prese con il secondo tiro

Con Cristian decido di salire il pilastro osservato durante tutto il tempo in cui recuperavo Valeria sulla “normale”; su quel pilastro corre la via “Never stop exploring”, due tiri total clean di cui il secondo segue una fessura dall’estetica perfetta.

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Cristian sul primo tiro di “Never stop exploring”

Un vero viaggio, forse la linea più bella salita durante questa vacanza. Qualche info per chi volesse ripeterla: io l’ho salita con un singolo set di friend BD fino al 3, Totem cam ed un set di dadi; per una ripetizione più serena consiglio di portare anche un 4 BD e una buona dose di continuità! Facendo un po’ la tara con altre linee salite nel medesimo settore ritoccherei anche i gradi: L1 5c+/6a L2: 6b+. La seconda lunghezza è magnifica, ma sostenuta: inizia con una fessura da salire in Dulfer (friend 4 BD) al termine della quale si  giunge ad una zona di svasi in cui è impossibile proteggersi.

Cristian sullo spettacolare secondo tiro

Cristian sullo spettacolare secondo tiro

Consiglio quindi di piazzare un paio di protezioni prima di riavviarsi per questa che è la sezione chiave del tiro (nut e friend piccolo). Poi leggermente sul margine sinistro, sempre su prese buone ma a volta rovesce, si giunge ad una nicchia accennata e da qui in traverso verso dx si raggiunge la sosta di “Il ventaglio segreto” da cui ci si cala in doppia.

Un paio di splendidi monotiri (“Onda lunga” e “L’orco sardo”, entrambi 5c, assai consigliati!) ed eccomi nuovamente, con Valeria, su una multipitch, “Rolling Stones”; questa mi ha colpito in particolare per l’estrema varietà di stili di scalata, dal diedro alla placca, alla fessura.

Valeria sul penultimo tiro di "Rolling Stones"

Valeria sul penultimo tiro di “Rolling Stones”

Bellissima anche questa e con una doppia nel vuoto terminiamo l’esperienza scalatoria in questo angolo di paradiso. Rientrando lentamente verso il parcheggio, ancora assorto dalle emozioni vissute, non posso non essere attratto dal tramonto rosso che sta infuocando il mare.

QUARTO GIORNO

Un altro luogo che mi era rimasto impresso – nei viaggi passati – per la sensazione di isolamento e selvaggia bellezza che mi aveva trasmesso è la scogliera di Pranu Sartu, presso Buggerru. Caratterizzata da vie corte alle quali si accede dall’alto di solito con 3 doppie, la propongo agli altri come tappa finale, per poterci incamminare verso l’aeroporto non troppo tardi.

Anche qui il buon Louis Piguet si è adoperato in un ciclopico lavoro di resinatura di gran parte degli itinerari, dotando le soste degli stessi di 3 punti di ancoraggio. Con Simone optiamo per “Riflessi magici” aperta nel 2000 dalla cordata Oviglia-Zurru-Mocci. Una via che parte a pelo d’acqua e in costante traverso verso sinistra si sviluppa per 135 metri lungo 5 tiri. Particolarmente belli il secondo e il quarto, dove non si può restare affascinati dalla qualità della roccia e dalle sue forme.

La roccia fantastica della scogliera di Pranu Sartu

La roccia fantastica della scogliera di Pranu Sartu

Terminate le vie ci concediamo un giro rilassante nel borgo di Buggerru, prima di riavviarci verso Cagliari dove ci aspetterà una lunghissima attesa per uno sciopero indetto dagli operatori Alitalia. Tuttavia il pieno di emozioni, colori e roccia da urlo saranno gli antidoti ad una notte praticamente insonne.

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