“Maria Grazia Mondanelli”, Corno Piccolo, Gran Sasso

“Via bella e difficile” si legge in rete su questo itinerario; questi due sembrano essere gli aggettivi più ricorrenti, anche in chi la ripete. Io devo confermare questi giudizi, tanto che finora rappresenta di sicuro una delle vie più belle salite sul Gran Sasso. Non solo per il tracciato, la franca qualità della roccia (in alcuni tratti è davvero perfetta) ma anche per un impegno psicologico che permane nonostante il re-styling subito: soste e fix nuovi a sostituzione dei vecchi spit 8mm.

Laura mi raggiunge ad S3

L’ingaggio resta ed è bene che lo sappia chi vuole cimentarsi in una sua ripetizione; ad i lunghi tratti sprotetti, su difficoltà che non sono proprio popolari, si aggiunge, nella prima metà della via, la necessità di cercare l’itinerario in un mare di placca. Insomma un viaggio nella testa che a me è piaciuto molto e che merita di restare tale: il fascino di vie come questa permane se restano invariate le regole del gioco stabilite dagli apritori. 

Grazie a Laura che mi ha accompagnato in questa splendida giornata e si è mostrata all’altezza del su primo itinerario di ED-!!

MATERIALE n.d.a., set di friend dal n. 0.3 al 1 BD, set di tricam, cordini e fettucce.  

Tracciato della via. Foto tratta dalla guida “Il chiodo fisso” di P. Ledda, Ed. Il Lupo

RELAZIONE

“Maria Grazia Mondanelli” Corno Piccolo, Seconda Spalla, parete SW

Pio Pompa e Carlo Di Marco, luglio 1986. 

ED-, VII oppure nella scala moderna: 6b, RS3, II 

210 m, (5L)

Relazione basata sulla RP del 21/8/2019 di R. Quaranta e L. D’Alessandro

n.b. indicazioni date “faccia a monte”

ACCESSO

Percorrere il “Sentiero Ventricini” dall’arrivo della cabinovia alla “Madonnina”, superare i primi tratti attrezzati a cui seguono due scalette metalliche fino a pervenire alla “Forcella del Belvedere”. Da qui scendere, sempre lungo il sentiero, percorrere un tratto in piano e fermarsi una ventina di metri prima di un forcellino.

ATTACCO

7-8m a dx della via “Aquilotti 75”, quest’ultima riconoscibile per un paio di chiodi visibili dal basso. La via qui descritta attacca in un diedro accennato chiuso a dx da un arco di roccia rotta che piega verso sx.

L1 Attaccare sfruttando inizialmente l’arco di roccia che piega verso sx, poi lasciarlo a favore del diedro accennato (ch), continuare lungo questo fin sotto un tettino (ch) che si supera in costante obliquo verso sx. Pervenire alla base di una parete a rivoli. Salirla in leggero obliquo verso dx (poca o nessuna possibilità di protezione) oppure salire sfruttando la fessura un po’ erbosa che la borda sulla sx ed infine traversare a dx. Si perviene ad una comoda cengia dove si sosta. Sosta su due fix. (V+, 40 m)

L2 Ci si porta leggermente a dx poi dritti (tratto sprotetto) puntando ad uno strapiombo accennato, ci si protegge prima con un friend (meglio doppiarlo) su una fessura orizzontale visibile dal basso, si affronta lo strapiombo (VI-) e si attacca la fessura immediatamente al di sopra (proteggibile bene a friend) fin dove si esaurisce. Poi leggermente a sx puntando ad un chiodo ( possibile friend ma distante dal passo, VI+), successivamente ad un fix, che si supera. Leggermente a dx (friend piccolo poco sopra una zolla d’erba), poi dritti (cl), poi in traverso a sx puntando ad fascio di cordini (ch. e cl. delle “Placche di Manitù”). Da questi in traverso verso sx (VI-) alla sosta. Sosta su due fix. (VI+, 40m)

L3 Salire un po’ a dx verso un tratto di roccia lisciato (chiodo nascosto), poi a sx ad uno spit, si affronta la parete leggermente strapiombante alla dx della protezione (VII), si rimonta su una scaglia (non la userei per piazzare protezioni..), poi a dx ad un secondo spit, poi poco a sx ad un diedro fessurato un po’ erboso (cordone visibile in alto) al termine del quale si sosta su comoda cengia. Sosta su due fix. (VII, 40m)

L4 Piu o meno dritti in placca (V+) a raggiungere una fessura orizzontale (più facilmente se dalla sosta si traversa bassi a sx) che si segue spostandosi a sx fino ad intercettare una fessura verticale. La si segue (ch) fin dove muore (spit). Dallo spit traversare a sx (cl) a raggiungere un’aerea ma comoda sosta. (V+ 35m)

L5 Verticalmente fin sotto un tetto (friend), lo si supera con buone prese (V), poi in traverso a sx a due chiodi ravvicinati. Da questi leggermente a dx e poi di nuovo dritti su roccia spettacolare ma proteggibile solo con tricam (V) fin sotto un tetto (friend) che si aggira a dx. Si prende una fessura verticale (V+, ch) e con difficoltà decrescenti si esce sul ciglio della parete. Sosta su due fix sul bordo (scomoda) oppure su spuntone in cresta (V+, 50 m) 

Discesa

E’ possibile anche lungo la via stessa essendo tutte le soste attrezzate per le doppie; sempre in doppia è possibile reperire le soste di calata che fiancheggiano sulla sx (faccia a valle) il canale Bonacossa. Oppure a piedi lungo il Canale Bonacossa che riconduce al margine della parete N della Seconda Spalla.

Vuoto e “slego” su L2

 

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“Spigolo di Paoletto”, Parete N, Corno Piccolo, Gran Sasso

Via ormai divenuta una classica e spesso ripetuta, anche da chi si approccia per le prime volte all’arrampicata sul Gran Sasso. Poco il materiale in posto, quindi necessaria una buona padronanza nell’uso di protezioni mobili.

Le soste sono attrezzate con chiodi e/o chiodi e fix, da verificare sempre lo stato dei cordoni.

Materiale: fettucce, buon assortimento di friend medio-grandi, un set di dadi.

“Spigolo di Paoletto” parete N del Corno Piccolo, Gran Sasso

P. Coccia, M. Florio, A. Passariello il 17/8/1974

200m / 5L; D, V; 5a, R2, II.

Relazione basata su rp del 28/6/2019

Spigolo di Paoletto, tracciato

Accesso

Dall’arrivo della funivia che dal piazzale di Prati di Tivo conduce alla Madonnina prendere il sentiero Ventricini fino a raggiungere il secondo canale che solca il versante N del Corno Piccolo. Iniziare a risalire i protoni seguendo labili tracce, aggirare sulla dx una bastionata rocciosa, risalire ancora un canale e pervenire alla base, poco a sx del Canale di Mezzo.

Attacco

Una quindicina di metri a dx dell’evidente diedro della via “Iskra”.

Relazione

L1 Con percorso non obbligato risalire la placconata ricca di fessure e diedrini (1 ch) facendo attenzione ad evitare tratti di roccia rotta, fino a pervenire ad un ampio terrazzo, sbarrato da un tetto obliquo. Sosta su chiodi. (45 m, IV)

L2 Traversare a dx orizzontalmente per 4m (tralasciare la fessura che si nota in alto sul tetto, con chiodi; si tratta di una variante di V+/VI), portarsi sullo spigolo (friend), salire qualche metro in leggero obliquo a sx fin quasi a raggiunger il margine della parete che termina in uno spigolo. Da qui tornare a sx traversando (passo delicato in placca, V), poi seguire una fessura con attacco non scontato (IV+) che si fa man mano più facile. Sostare appena alla sua dx. Sosta su chiodi  e fix con cordoni. (45m, V)

L3 Si prosegue facilmente per placche, puntando ad una parete più verticale, sostando alla sua base. Sosta su ch. (25m, III+)

L4 Si sale dritti alla sosta (cless), poi in obliquo a dx (V), con passo atletico ma su prese buone si esce fuori dal tratto chiave; si prosegue dritti (III) fino raggiungere l’ampio terrazzo che taglia la parte terminale del pilastro. Sosta su fix e ch. (40m, V)

Da qui due opzioni

L5 Si sale a dx dello spigolo e si sale fino al termine dello sperone (50m, II)

oppure

L5 della via “Iskra” Ci si porta a sx dello spigolo a prendere una fessura (friend incastrato), la si affronta (V) fino ad uscire in una zona di placche (friend); in obliquo a sx si perviene ad una sosta. Sosta su resinato e ch. (50m, V)

DISCESA

Si traversa a dx faccia a monte a prendere il Camino di Mezzo. Oppure dall’ultimo sosta di Iskra con 3 doppie (corde da 50m min.) si scende sfruttando le soste della via “Kima”.

 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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“Icosaedro”, Corno Piccolo, Gran Sasso

Splendido itinerario che solca il margine destro della compatta parete N della Seconda Spalla del Corno Piccolo del Gran Sasso.

Veduta del versante N del Corno Piccolo, Gran Sasso

Via che collega varie fessure mediante bei tratti di placca con passaggi mai scontati tuttavia abbastanza protetti, a volte anche da fix. Ha subito un restyling rispetto alle relazioni presenti sulle guide cartacee in commercio. Ad esempio la guida ” Gran Sasso” di Versante Sud non riporta, a mio parere, il penultimo tiro originario, bensì una variante (seppur logica) degli autori. Richiede tuttavia di saper padroneggiare l’uso di protezioni mobili pena lunghi run-out.

Le novità risiedono nel fatto che tutte le soste, tranne quella del penultimo tiro, sono state integrate da un fix 10mm e anche i vecchi spit da 8mm presenti lungo i tiri (2 in tutto) sono stati sostituiti da fix 10mm.

Consiglio di ripetere l’itinerario nella tarda mattinata o inizio pomeriggio di modo che si possa godere a pieno della sua bellezza grazie alla luce che scalda la roccia, altrimenti fredda anche durante le giornate più calde.

Materiale: dadi e friends medio-piccoli.

“ICOSAEDRO” parete N Seconda Spalla del Corno Piccolo, Gran Sasso

P. Abbate, M. Tacchi il 4/9/1982

TD+, VII oppure VI e A0; 6b, R2, II.

225m / 7L

Relazione basata su rp del 27/6/2019

Il tracciato di “Icosaedro”, Seconda Spalla, Corno Piccolo, Gran Sasso

Accesso

Dall’arrivo della funivia che dal piazzale di Prati di Tivo conduce alla Madonnina prendere il sentiero Ventricini fino a raggiungere la parete N della Seconda Spalla (15-20′). L’attacco coincide con quello della via “Morandi-Consiglio-De Ritis” della quale percorre i primi due tiri

Descrizione

L1. Percorrere l’ampio diedro-canale sbarrato in alto da un tetto, superare un paio di tratti più verticali e sostare su ampio e comodo terrazzino. Sosta su cordone con maglia rapida. (40m, III)

L2. Traversare a dx seguendo una piccola cengia, aggirare uno spigolato (ch. e cordini) ed accedere al canale obliquo che è alla base della verticale parete soprastante. Risalirlo per qualche metro e sostare alla base di un netto diedro. Sosta su 2 fix. (20 m, IV)

L3 Risalire il diedro (friend e 1 ch) fino a raggiungere il tettino che lo sbarra, superarlo sulla dx, seguire una sottile fessura (3 ch) verso dx e poi tornare a sx ad un fix (passo chiave del tiro); con arrampicata delicata raggiungere la sosta poco sopra. Sosta (scomoda) su fix e ch. (25 m, VII oppure VI e A0)

L4 Salire alla scaglia sovrastante da maneggiare con cura (eventualmente friend), seguirla e rimontarci sopra. Poi in leggero traverso a dx superare un non banale passaggio in placca (VI-, ch. nascosto) su piccole cengette, muovendosi verso l’evidente fessura sulla dx (tralasciare una sosta orizzontale sulla dx). Percorrere la fessura per tutta la sua lunghezza (friend, ch.) fino al termine, al di sotto di una evidente fessura obliqua. Sosta su fix e ch. (30m, VI-)

L5 Salire la fessura obliqua (friend) inizialmente più larga, poi man mano più stretta (vari ch.), superare un primo passo protetto da fix (VII) poi fin dove si esaurisce, raggiungere un chiodo a pressione. Da questo continuare a salire per qualche metro (VI-), poi in deciso traverso a dx (cordino in cless.), da questa in traverso a sx portarsi sotto un tettino dove si sosta. Sosta su fix . (35m, VII oppure VI e Ao)

L6 Dritti al tettino per una sottile fessura (dadi o friend piccoli, VI+) che si segue fino ad una nicchia (cless.), poi in obliquo a sx, si supera uno spigolo e si perviene al diedro fessura di bella roccia. Lo si segue, si passa a dx di un tetto ed ancora in fessura con difficoltà man mano decrescenti si perviene alla base di una facile fessura. Sosta su vecchio spit 8mm e cless. (55m, VI+ e IV+)

L7 Si segue la fessura (1 ch ) fino alla sommità della seconda spalla. Sosta a fix. (20m III)

Discesa

A piedi lungo il Canale Bonacossa o in corda doppia sul versante N.

 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

 

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VIA “CHIARAVIGLIO-BERTHELET” – PUNTA DEI DUE, CORNO PICCOLO

La Chiaraviglio Berthelet è un itinerario di grande respiro sulla splendida roccia del Corno Piccolo. Quasi 500m di sviluppo per una delle creste da non mancare nel gruppo del Gran Sasso.

ATTACCO

Dalla Sella dei due Corni ci si sposta sotto la verticale della Punta dei Due, l’attacco è in un ampio diedro-camino segnalato con evidente triangolo dipinto con vernice verde.

DESCRIZIONE

Le difficoltà sono contenute nel tratto iniziale della via che si supera con 2 (meglio 3) tiri di corda. Si inizia con un ampio diedro articolato che arriva ad una ampia cengia sbarrata sul fondo da rocce verticali. Ci si sposta a questo punto su una rampa a sx, con bellissima esposizione sul sottostante Vallone dei Ginepri, per itinerario logico si perviene ad un traverso da affrontare in tecnica Dulfer, (chiodo all’inizio ed alla fine del tratto più difficile), fino alla base di un ampio camino (sosta da attrezzare). Si affronta quest’ultimo superando prima una clessidra con cordino (pressoché inutile), si giunge ad un chiodo al centro del pilastro che sbarra il camino, poi si esce a dx (tratto chiave), proteggendosi agevolmente su una catena presente quasi all’uscita. Si sosta su spit nuovo ed ampia cengia con vista spettacolare sul Vallone delle Cornacchie. Da questo punto in poi si prosegue in conserva, lungo l’itinerario che è sempre segnalato mediante triangoli verdi dipinti sulla roccia. Tra i punti più famosi e panoramici c’è la “Finestra della Chiaraviglio”, caratteristico scorcio creato da un grande monolite poggiato in orizzontale su due pareti verticali parallele…

La finestra della Chiaraviglio

Altro tratto tecnico da affrontare è una piccola discesa da affrontare in corda doppia (sosta attrezzata) di circa 15m, tratto che è superabile anche disarrampicando con difficoltà di III/III+

Si giunge infine quasi al termine dell’itinerario quando ecco che si presenta un altro tratto bellissimo ed esposto, sempre da affrontare con tecnica Dulfer. Consiglio qui di fare un piccolo tiro (il tratto è lungo non più di una quindicina di metri), potendo anche sfruttare una sosta che è adoperata per le calate verso la sottostante ferrata Danesi, da chi proviene dalle vie di arrampicata dei versanti Est della Torre Cicchetti e del Torrione Aquila. All’inizio è presente un chiodo, il traverso poi è difficilmente proteggibile; si perviene così ad una cengia da dove è possibile far sicura al secondo da una clessidra scavata con cordino.

Stefano alle prese con l’ultimo esposto traverso..

Seguono alcuni altri brevi tratti di arrampicata veri e propri (tra cui una discesa in una spaccatura poco agevole con gli zaini) prima di arrivare in vista delle prime scalette della ferrata Danesi. Da queste è possibile proseguire per la cima del Corno Piccolo, oppure ridiscendere e tornare alla Sella dei due Corni.

Meglio delle mie parole e delle sole foto spero possano mostrare la bellezza di questi luoghi e di questo itinerario, il video realizzato durante la salita on compagnia di Stefano. Giornata magica in un posto magico, su un pezzo di storia che non può mancare negli appassionati di alpinismo di questo gruppo montuoso. Buona visione!

 

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