RELAZIONE VIA “Libertà è partecipazione”, Prima Spalla, Corno Piccolo, Gran Sasso

Per la comunità alpinistica del centro sud Italia (e non solo), questa stagione 2016 passerà tristemente alla storia per la perdita di due forti scalatori, morti durante il tentativo di apertura di una nuova via sulla parete nord del M. Camicia. Inutile dire di chi si tratti, la notizia è circolata fin troppo sui social ed in generale sul web. Quando Emiliano mi ha chiesto di andare a ripetere insieme una via aperta proprio da Roberto Iannilli, ho pensato che sarebbe potuto essere un buon modo per omaggiare lui e la sua opera di esplorazione e di avventura svolta spesso in compagnia di Luca D’Andrea. “Libertà’ è partecipazione” era stata la prescelta da Emiliano e Silvia…io non l’avevo mai salita, quindi un’occasione in più per vivere l’emozione degli apritori in un settore che amo particolarmente, quello della parete sud della Prima Spalla del Corno Piccolo. Cercando in internet ci siamo accorti che ben poco esisteva su questo itinerario; ho ritenuto quindi potrà essere di aiuto e/o stimolo una relazione di questa bella via, non difficile e forse tra le poche di Iannilli accessibili ad un pubblico “popolare”.

RELAZIONE

“LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE” Parete Sud Prima Spalla, Corno Piccolo del Gran Sasso.

Roberto Iannilli e Patrizia Perilli il 01/08/1996

160 m circa, D+, V+ max.

Salita del 28/08/2016 in compagnia di Emiliano e Silvia

La nord della Seconda Spalla e alla sua sx il Canale Bonacossa (ph. E. Cupellaro)

La nord della Seconda Spalla e alla sua sx in Canale Bonacossa (ph. E. Cupellaro)

ACCESSO

La parete sud della Prima Spalla del Corno Piccolo è raggiungibile facilmente percorrendo il sentiero Ventricini fin quando questo si affaccia su un’ ampia conca ghiaiosa, al cospetto della Nord della Seconda Spalla (20′ dall’arrivo degli impianti alla Madonnina). Da qui non scendere, ma percorrere la crestina che sale verso sx, poi traversare a dx per sentiero accennato, quasi orizzontale, dirigendosi verso la base del canale Bonacossa. Quest’ultimo divide la parete nord della Seconda Spalla dalla nord della Prima Spalla. Risalirlo interamente slegati o in conserva, a seconda del livello (passi di III) per circa 350 m di dislivello, ponendo attenzione alle sezioni più ricche di detriti. Nei tratti più difficili presenti protezioni in loco o cordoni con cui fare eventualmente sicura. Al termine del canale si perviene alla Forcella Bonacossa, porta di accesso alla solare parete sud della prima spalla. Si percorre quindi la comoda cengia alla base della parete fino all’attacco della via (1h 15′ dalla stazione di arrivo degli impianti).

Risalendo il Canale Bonacossa

Risalendo il Canale Bonacossa

ATTACCO

Un centinaio di metri dopo la forcella Bonacossa, in corrispondenza di un netto diedro-fessura obliquo verso dx; in alto corrisponde un tettino posto al termine di un’ampia zona giallastra.

Tracciato delle vie (da "Il chiodo fisso" P. Ledda, Ed. Il Lupo)

Tracciato delle vie (da “Il chiodo fisso” P. Ledda, Ed. Il Lupo)

RELAZIONE

L1: Si sale la fessura-diedro ascendente verso destra con bei movimenti di arrampicata in opposizione, proteggendosi con friend medio-grandi; al termine del diedro si traversa orizzontalmente a dx per sostare. Sosta da attrezzare. (30 m)

L'attacco della via (ph. S. Sole)

L’attacco della via (ph. S. Sole)

L2: Dalla sosta ci si riporta all’uscita del diedro per attaccare la placca a sx, puntando ad un cordone (ch.) con arrampicata delicata e non proteggibile (V+); dal chiodo si obliqua leggermente a dx (IV+) proteggendosi con una clessidra poco visibile, si continua a salire fino all’altezza di una fessurina divenuta visibile sulla propria sx; si traversa a prenderla (passo di V- delicato), la si percorre fino ad una clessidra con cordone. Da qui in leggero obliquo a dx verso una nicchia rossastra con roccia rotta, immediatamente sopra la quale si sosta scomodamente. Sosta con 2 ch. da collegare. (25 m)

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Silvia ed Emiliano impegnati sul secondo tiro (ph. V. De Simone)

L3: Dalla sosta a dx a prendere una fessurina (ch), poi su placca su roccia non sempre buona e percorso non obbligato si raggiunge la sommità del pilastro su cui si sosta (IV+, IV). Sosta con 2 ch collegati da cordone. (50 m)

S2 vista ripartendo per il terzo tiro

S2 vista ripartendo per il terzo tiro

L4: Dalla S3 ci si alza dritti su placca (cless. con cordone) poi in leggero obliquo a dx su bella roccia (IV) in direzione di una grande e netta fessura obliqua a sx. La si raggiunge (ch. arancione Camp non visibile dalla sosta in basso, da dove invece è visibile un chiodo nero posizionato lungo il fessurone ma alcuni metri più in alto; quest’ultimo è quindi da tralasciare, su tale fessura corre un’altra via) e la si supera verticalmente su placca all’altezza del chiodo; da qui è già visibile la soprastante fessura da raggiungere. Su placca stupenda ad ottimi buchi si perviene alla fessura visibile gia dal basso (ch. alla base), la si affronta (V+) con splendida arrampicata in dulfer fino al suo termine. Da qui sempre dritti su roccia da favola (V) che all’apparenza potrebbe apparire difficile – invece è ricca di ottimi buchi su calcare giallastro – si supera una cengia con detriti e su roccia rotta (attenzione!) si perviene alla cresta. Sosta da attrezzare. (50 m)

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Lo splendido quarto tiro (ph. E. Cupellaro)

Da qui, per facile cresta, verso dx (spalle alla via) si perviene alla sommità della Prima Spalla.

In vetta!

In vetta!

DISCESA: in doppia dalla via “Attenti alle Clessidre” o a piedi per la “Via del Canalone”.

MATERIALE: n.d.a., comprensiva di friend medio grandi per il primo ed il quarto tiro.

Relazione a cura di Riccardo Quaranta Guida Alpina; grazie a Emiliano Cupellaro e Silvia Sole per le foto e la bella giornata trascorsa insieme.

 

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Cresta Nord Est, Corno Piccolo, Gran Sasso

Cresta Nord-Est, Corno Piccolo, Gran Sasso.

500 m, 4/R2/III (E. Jannetta e A. Bonacossa, 1 novembre 1923)

Riccardo Quaranta e Marco Nicoletti il 11/11/2015 in circa 3 h

Un’estate di S. Martino, quella del 2015, che sarà ricordata a lungo, per la sua durata e le sue temperature davvero estive. Una via che è tra gli itinerari di maggior respiro del Gran Sasso, inteso come scorci, esposizione e qualità della roccia, nonché dalla indubbia bellezza estetica del tracciato. Mettere assieme queste due circostanze, mescolarle con un po’ di sana voglia di tornare in montagna dopo la stagione estiva, ed eccomi sulla cresta dell’Arapietra a camminare con Marco, di buona lena. Un cielo terso, di quelli che d’estate non si vedono mai, i colori dell’autunno tutto intorno, una magia ed una pace difficilmente descrivibili. Proprio il silenzio la fa da padrone, lasciandoci godere della vista del paretone del Corno Grande, così familiare ma sempre così suggestiva.

Per raggiungere l’attacco bisogna inerpicarsi su prati sempre più ripidi, tuttavia la fatica è ripagata dalla vista che si apre sul vallone delle Cornacchie non appena si mollano gli zaini per i preparativi di rito. Generalmente questa itinerario è suddiviso in primo e secondo salto, nella salita all’anticima nord del Corno Piccolo ed infine la salita alla vetta vera e propria, situata a 2655 m slm. Affrontiamo i primi due salti con due tiri di corda da circa 30 e 40 metri rispettivamente , con soste inox attrezzate anche per le calate. Marco sale agilmente e continuiamo a ripeterci “che spettacolo” ogni volta che ci ricongiungiamo in sosta. La terza parte dell’itinerario è una lunga cavalcata (affrontata in conserva a volte protetta e con due piccoli tiri di corda) in salita che, attraverso passaggi aerei e vedute sul filo di cresta, ci conduce alla sommità dell’anticima nord. Da qui discendiamo con una corda doppia di 20 m nell’intaglio che separa l’anticima dalla vetta. Qui inizia a farsi più presente la neve caduta nelle settimane precedenti; tuttavia ci sono ancora ampi margini per tenere i piedi all’asciutto e quindi di buon passo affrontiamo, sempre in conserva – anche qui con tratti protetti – gli ultimi 150 m che ci separano dalla vetta.

Giunti in cima la soddisfazione per una giornata del genere è unica: Marco felicissimo di aver salito la sua prima via sul Gran Sasso, e non d’estate. Anzi rifletto con lui che d’estate una giornata così non l’ho mai vissuta. “Sua maestà” senza l’accenno di una nuvola per l’intera giornata: impensabile! Ci attende il rientro per la via normale, discesa che offrirà ancora altre immagini oniriche e d’ambiente, immagini che resteranno impresse per sempre a ricordo dell’estate d’autunno del 2015.

“Una giornata così se la racconti non i credono” concluderà Marco.

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Qui un video di una salita successiva

 

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