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“The number of the beast” nuova via di misto su Serra Le Tre Finestre, Matese

“La linea è evidente” mi dice Antonio (“Sacchetto” per gli amici..) sorridendo, quasi a sottintendere “è sì palese, ma non è poi così scontata..” Gli rispondo sorridendo anche io, mentre prepariamo tutto il materiale che abbiamo trasportato fin qui dopo un’ora e mezza di avvicinamento in neve fresca. Ognuno è preso dai preparativi, cerchiamo di ordinare il tutto, forse capiamo entrambi che ci sarà da faticare ancora. 

Linee…mi piace fermarmi sotto le pareti ed osservare. Anche in questo caso non è andato diversamente quando a marzo del 2022 decisi di calzare gli sci e dirigermi verso queste guglie rocciose, mai visitate dal basso, ma sempre viste durante le gite sule sentiero di Serra le Tre Finestre. Dopo una bella faticata fui costretto dal fitto bosco a mollare gli sci e proseguire a piedi. E la scoperta fu di quelle che ti lasciano a bocca aperta. Un parco giochi vastissimo, in una zona tuttavia selvaggia ed isolata. Infinite linee di salita possibili, anche un bellissimo canale (da me battezzato come “Canale 666”) che conduce propio sin in cima a Serra Tre finestre. Ma a catturare la mia attenzione fu subito quelle netta fessura su roccia ottima, leggermente obliqua a dx. La osservai in tutte le angolazioni, feci foto, le osservai dal pc a casa, immaginando la linea..sperando in una linea affascinante. Poi arrivò l’estate ed altre linee occuparono la mia mente. Ma come tutti i cicli della natura, la neve è tornata a fare capolino sulle montagne di casa. In ritardo ma è tornata, anche quest’anno per fortuna. Allora, in una giornata di forte vento in quota, penso che non sarebbe male metter mano a quella linea, di sicuro più protetta dai venti di cresta. Propongo la destinazione a Sacchetto che pare entusiasta.. “sì mi ricordo mi parlasti l’anno scorso di questo nuovo posto”. Io ormai l’ho nominato “Mat Nevis”, un altro angolo di Scozia nel bel mezzo dei monti del Matese molisani..apparentemente delle guglie vicine alla strada, realmente un mondo isolato e ancora selvaggio. A partire dal lungo e ripido “sentiero” che si deve percorrere per accedervi. “The number of the beast” inaugura questo nuovo spot e lo fa con tutta l’energia di un classico dei Maiden: catapultati in una realtà assurda, fatta di incastri a volte precari, arrampicata esigente, protezioni da piazzare ricorrendo ad ampio uso di magia e stregoneria affinché siano efficaci, muschio ed erba ghiacciata a condire il tutto. Mi piace immaginare che in fondo al “canale 666”, ben visibile una volta arrivati in cima al “Mat Nevis”, ci sia il diavolo in persona sogghignare “saranno passati indenni questi poveri umani in cerca di guai?” Cosi’ penserà lui ogni volta che qualcuno ficcherà il naso in questo freddo inferno di ghiaccio e roccia da agganciare!

Grazie ad Antonio Patullo “Sacchetto” per avermi affiancato in questa splendida avventura ed a Climbing Technology e Campo Base Outdoor Roma per il supporto. 

Riccardo Quaranta Guida Alpina

 

“THE NUMBER OF THE BEAST” 145m, M6+ e AI3, R3, III (ED-)

R. Quaranta e A. Patullo, in libera dal basso il 19/1/2023

“Serra Le Tre Finestre” parete N, Monti del Matese (Molise) 

ACCESSO 

Ci si dirige verso la località di Campitello Matese (SP106) ma non la si raggiunge e ci si ferma presso località “Pianelle” (41.466661538535575, 14.416235905539692), prima di un tornate a dx e di un paravalanghe in cemento. Da questo luogo, pianeggiante con rifugio-ristorante a pochi passi, la parete è già visibile, in alto a sx. Si parcheggia senza intralciare il traffico sulla SP.

AVVICINAMENTO

Ci si porta a sx della strada (area picnic con struttura in legno) e si imbocca l’ampio sentiero CAI n. 116 che conduce all’eremo di S. Egidio. Lo si segue dapprima in discesa, portandosi nel bosco, fino a reperire l’attacco di un canalone sulla dx (è il secondo che si incontra da dove inizia il bosco). Si abbandona il sentiero e si inizia a risalire il canale, sbarrato di tanto in tanto da briglie in pietra. Ci si tiene, nella parte più alta, o a dx o a sx del canale (più comodo), fin quando il terreno si fa più ripido. Si continua nel bosco fino ad uscirne, con l’anfiteatro roccioso ormai a poca distanza. Con un leggero diagonale a sx ci si porta sotto la parete. 1h30-2:00h dal parcheggio, a seconda dell’innevamento. 

 

RELAZIONE

L1: M6+/7 e AI3, 35 m

Si attacca l’evidente fessura verticale subito con un primo passo non banale (friend giallo), si perviene ad un alberello (fettuccia lasciata) fin dove la fessura si allarga (nut incastrato). Si affronta il seguente tratto aggettante (tratto chiave, 2 chiodi normali lasciati) fino ad una zona leggermente appoggiata. Si continua in leggero diagonale a dx sempre seguendo la fessura fino a pervenire su comoda ampia cengia. Sosta su albero

L2: M6 e AI3, 30 m

Ci si riporta a dx (faccia a monte) attaccando una netta e bella fessura (M6, friend e chiodo che esce per metà lasciato), poi in leggero diagonale su una bella zona di ganci solidi su roccia (friend e nut); si affronta un traverso tecnico a sx sotto una zona di rocce aggettanti (M5+), poi dritti puntando ad una piccola comoda cengia dove si sosta comodamente. Sosta su 2 fix 8mm. 

L3: M5 e AI3, 40m

Ci si porta a dx della sosta poi dritti fin sotto delle rocce aggettanti che si usano per solidi agganci per traversare verso dx in direzione di un albero. Da questo dritti per AI e teppe d’erbe a puntare ad una bassa fascia rocciosa dove si sosta. Sosta su 2 fix 8mm.

L4: M4/5 e AI facile, 40m

Dalla S3 si traversa 5-6 metri a sx, poi dritti dentro un camino accennato superato il quale si sale dritti su difficoltà decrescenti. Si punta ad un grande masso sull’orlo della parete (attenzione!) sul quale si fa sosta. Sosta su masso.

DISCESA

Si percorre la cresta verso sx (attenzione a non tenersi troppo sul bordo dx che guarda il canale sottostante) fino ad intercettare un canalino sulla dx. Attrezzare una doppia utilizzando i faggi e discendere il canalino, pervenendo al “Canale 666” (prima salita R. Quaranta in solitaria il 22/3/2022). Discendere lungo questo (prestare attenzione alla stabilità del manto nevoso) e costeggiando le rocce sulla dx pervenire nuovamente alla base della parete. 

MATERIALE

Mezze corde (anche da 50m), serie completa di friend dallo 0.3 al 3, set di nut, 5-6 chiodi da roccia, nda.

NOTE

Via impegnativa sia tecnicamente che per quello che concerne le protezioni; l’uso degli spit è stato relegato solo alle soste di L2 e L3, qualche chiodo lasciato lungo L1 e L2. L’ambiente è assolutamente suggestivo ed isolato. DA AFFRONTARE ASSOLUTAMENTE CON MANTO NEVOSO ASSESTATO (si veda anche “DISCESA” lungo il “Canale 666”). La cima, che fa parte dell’ampio versante N di “Serra Le Tre Finestre” non ha nome sulle carte IGM pertanto è stata da noi chiamata “MAT-NEVIS”.

 

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Battle Hymn – Inno di Battaglia, M. Croce Matese – Relazione

Questo inverno non ci possiamo lamentare: iniziato come da anni non si vedeva..infatti eravamo ancora nel 2020 e qualche ulteriore novità ce la doveva riservare. Non male comunque, quindi, per gli amanti della neve e del ghiaccio. Nel gruppo del Matese già da dicembre 2020 si sono potuti salire diversi itinerari sia classici che più moderni, segno di condizioni già più che buone.

Soliti giri quindi con il naso all’insù per cercare di capire dove potersi divertire magari salendo qualcosa di nuovo. 

Rientro da una due giorni in zona Sperlonga per lavoro e subito il giorno successivo sono in giro di perlustrazione insieme a Michele (“Slot” per gli amici). Visto che in alto c’è già nebbia, decidiamo di vedere la situazione alla Grotta delle Ciaole, altro luogo culto per gli amanti del ghiaccio/misto/dry matesino. Per fortuna avvicinamento su fondo duro, che goduria…ogni volta che si esce dal boschetto e la parete si palesa, per me è come grattare un “gratta e vinci”. C’è sempre emozione, c’è sempre la foga di sapere come stanno le “classiche” (in realtà qui di vie classiche in senso alpinistico ce ne sono un paio al massimo…sic) Dato uno sguardo generale, mi cade l’occhio su una bella linea accanto a “The talisman”, via che ho aperto anni addietro. Sembra un giusto compromesso tra ghiaccio, roccia e impegno atletico.. Finiamo il giro di perlustrazione e saliamo alla fine “Spyroid”, che regala sempre belle emozioni (e mutande parzialmente colorate..).

Dopo un paio di giorni siamo alla base, armati di tutto punto per aprire la linea che avevo osservato. A noi si è unito anche Antonio, in arte “Sacchetto”, per lui si tratta della prima apertura di una via di misto. La costante della giornata sarà un freddo micidiale, visto che partiamo dal parcheggio con – 5 °C e vento sostenuto da N. Ovviamente la parete dove ci troviamo è esposta a N. Attacco la linea di ghiaccio con ottimismo, ma alla fine la situazione è peggiore di quanto avessi immaginato visto che in alcuni tratti il ghiaccio è staccato totalmente dalla base (probabile effetto della pioggia dei giorni precedenti). Quindi si succedono i “crock”, come se stessi scalando su una parete di patatine fritte..e tutto ciò non mi rende affatto tranquillo. Sarà anche per questo che dopo nemmeno 5-6 m e il primo fix messo, mi arriva una bollita epica e..blasfema. Intanto più si sale e più il venticello aumenta. Mi porto sotto quello che sarà il tratto chiave della via, ma decido di recuperare i miei compagni, per evitare che congelino del tutto. Attrezzo una sosta che sarà solo provvisoria per l’apertura e li recupero. Il morale sembra buono, come i processi di congelamento in atto (sorrido ripensandoci..). Riparto con un bel runout dalla sosta, passo a 95° non protetto (pur volendo non si metteva niente), quindi stringo i denti e continuo.

Uno dei passi chiave della via, su L1.

Finalmente riesco a proteggere in maniera a discreta e poter mettere l’ultimo fix di progressione che mi resta. 

Anche mettere la sosta definitiva di questo primo tiro non è facile, ma alla fine riesco e posso finalmente dare l’ok ai miei compagni per recuperarli. La novità è che entrambi hanno deciso di scalare con il piumino..cosa che non è mai accaduta; in particolare Michele di piumini addosso ne ha due..tanto per dare un’idea sulla temperatura. Dal canto mio, mentre li recupero, bevo tè caldo e indosso anche io il piumino, con cui concluderò poi tutta la scalata.   

Il secondo tiro si apre con un traverso a piombo come  un muro di cemento, una serie di passi tecnici per aggirare uno spuntone di roccia e andare ad agganciare una lingua di ghiaccio (vista in realtà dal basso il giorno della perlustrazione). La verità è che quando riesco ad affacciarmi e vedere di persona la consistenza e cosa mi aspetta, beh confesso che non sono stato proprio entusiasta.

Terreno sempre con ghiaccio sottile e senza roccia dove proteggersi. Vabbè vado, ne uscirò anche questa volta..spero senza niente di rotto! Alla fine tiro salito quasi slegato, ad eccezione di un chiodo decente messo poco prima della sosta..mi viene in mente un ritornello cantato da un mio caro amico, sempre durante un’apertura..”comunque andare..”. Anche l’ultimo tiro, che doveva essere una passeggiata, nasconde l’insidia dell’erba non piccozzabile e di un sottile strato di ghiaccio non portante. Quindi sempre con attenzione e senza mai mollare la concentrazione arrivo al boschetto che è sopra la parete. Qui il vento è davvero intenso e con esso il freddo: gela tutto, geliamo noi, materiale compreso. Quindi via di corsa, doppie e scendiamo a temperature più ragionevoli.

E’ nata “Battle Hymn”, come al solito una bella lotta, lotta che per me significa sempre un onesto confronto con me stesso. Grazie ai miei compagni di salita, Sacchetto & Slot per il freddo condiviso! 

“Battle Hymn” – Inno di Battaglia  – M. Croce Matese. 100 m, TD/TD+, tratti a 90/95° 

Riccardo Quaranta, Michele Di Chiro, Antonio Patullo il 18/1/2020 dal basso.

ACCESSO GENERALE

Dalla località di Campitello Matese si segue l’accesso alla parete della Grotta delle Ciaole, per il quale si rimanda alle informazioni reperibili facilmente in internet o alla guida cartacea “Ghiaccio d’Appennino”.

Il settore è il primo che si incontra uscendo dal bosco, dove corre la via “The talisman”, sul margine sx della parete N di M. Croce Matese.

Rispetto a “The talisman”, l’attacco di “Battle Hymn” è circa 10-15 m a dx su un muro abbastanza verticale (spit visibile a 5m). Si veda anche la foto del tracciato.

ITINERARIO

L1 (40m, M5/M6, 3 spit)

Si attacca un muretto a 70°, si supera un tratto a 80° (fix) e poi più facilmente, in leggero diagonale a dx, ci si porta alla base di un camino appena accennato (fix). Da qui dritti con passo a 90-95°, poi in leggero traverso a sx. Di nuovo dritti (fix), a prendere una leggera diagonale a dx, puntando ad un evidente zona rocciosa con un piccolo sgrottamento. Sosta a fix.

L2 (25m, M5) 

Dalla scomoda S1 si traversa pressoché orizzontalmente a sx (passo a 90°, tecnico e delicato) ad agganciare una lingua di ghiaccio, erba gelata e roccia. Da qui dritti puntando ad una specie di tetto che sbarra la parete in alto: terreno sempre delicato con difficoltà nella protezione. Si perviene sotto il tettino dove si sosta. Sosta a fix. 

L3 (35m, M3/M4 ed erba gelata)

Dalla S2 in traverso a dx, si supera un tratto più verticale (70/75°) ma non difficile se in condizioni, poi dritti su terreno via via più appoggiato, puntando agli alberi al termine del pendio. Sosta su albero (cordone lasciato).

DISCESA

In doppia con mezze corde da 50m o 60m. Da S3 a S2 e da S2 a terra. 

MATERIALE

Ganci da misto (almeno 2-3), 1-2 viti da ghiaccio corte, chiodi da roccia, friend piccoli, n.d.a.

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RINVIO BERRY SET DY & IMBRACO DEDALO: RECENSIONE

In questa review vi parlerò delle impressioni che ho riscontrato nel test di due prodotti della casa di hardware italiana Climbing Technology : il rinvio BERRY SET DY e l’imbracatura DEDALO.

Iniziamo con la scheda tecnica dei rinvii BERRY SET:

Rinvio misto polivalente, equipaggiato con moschettoni compatti e forgiati a caldo. Ideale per svariati usi in arrampicata sportiva e vie a più tiri.

Caratteristiche principali:

  • moschettone superiore con leva dritta best-grip e chiusura catch-free, che agevola l’inserimento/rimozione della corda;
  • moschettone inferiore con leva in filo provvisto dell’innovativo sistema di chiusura brevettato FG (Free Gate) che evita l’impiglio della corda durante l’uso;
  • disponibile nelle lunghezze da 12, 17 e 22 cm con fettuccia in Dyneema da 11 mm;
  • provvisto di ferma-fettuccia FIXIT in gomma sul moschettone inferiore, che ne previene la rotazione durante l’uso e protegge la fettuccia dall’usura.

Prodotti nelle lunghezze 12cm (90 g), 17cm (92 g) e 22cm (94 g)

Test sul campo

Ho avuto modo di provare le versioni da 17 e 22 cm di lunghezza su terreno sia sportivo che d’ambiente.

La prima caratteristica che balza all’occhio (meglio sarebbe dire “all’imbraco”..) è l’ingombro ridotto ed il peso assai contenuto: non vi accorgerete di averli con con voi. Questa caratteristica è importante per vie che richiedono tanto materiale. Non siamo ai livelli di leggerezza dei “fratelli” FLY WEIGHT SET EVO DY ma i Berry hanno struttura decisamente più resistente e sono il frutto di un’intelligente combinazione di un moschettone a leva classica (lato roccia) con un moschettone con leva a filo (lato corda). E’ da tempo noto che la leva a filo, avendo una massa minore è meno soggetta ad apertura derivante dalle vibrazioni generate dallo scorrimento veloce della corda durante un volo. Oltre ad essere più leggere rispetto alle leve classiche. Ma la leva a filo del Berry ha una marcia in più rispetto a tutte le leve a filo: il sistema Free Gate che elimina il dentino sulla parte fissa del moschettone, impedendo che la corda vi si impigli. La leva lato roccia è dotata anche essa di una chiusura “catch free”, che è l’equivalente del più blasonato “key-lock”. La fettuccia è in robusto Dynema di larghezza 11mm, anche questa giusto compromesso tra leggerezza e maneggevolezza (seppur più difficile da “mungere” rispetto alla classica in PA, è sempre possibile farlo). Un ferma fettuccia di ultima generazione completa il prodotto sul lato “corda”.

Ultima nota, per gli amanti del pendant di colori, i Berry sono prodotti in due colorazioni in modo da poter essere combinati cromaticamente con le imbracature DEDALO o MUSA.

Pro

  • ottimo bilanciamento tra peso/ingombro vs. resistenza e durata
  • unicità della chiusura Free Gate sul moschettone con leva a filo; e sul campo funziona davvero.
  • finiture di qualità elevata (ad esempio il dispositivo Free Gate è in acciaio inox..)

Contro

  • il prezzo.. un concentrato di tecnologia come questo si paga!

Giudizio finale

Un rinvio che diventerà un punto di riferimento con cui le altre aziende si confronteranno. Lo consiglio per vie lunghe sportive o da integrare, soprattutto nelle lunghezze 17 e 22 cm. Voto: 9 su 10.

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Passiamo alla scheda tecnica dell’imbraco DEDALO:

Imbracatura regolabile a tre fibbie leggera e polivalente, sviluppata per vie lunghe, alpinismo e arrampicata.

Caratteristiche principali:

  • struttura interna progettata per un’ottimale ripartizione del carico;
  • cintura lombare ampia ed ergonomica, con imbottitura e rete sottili che conferiscono un ottimo comfort d’uso e in sospensione;
  • cosciali regolabili provvisti di fibbia per adattarsi rapidamente alle varie morfologie;
  • anello di assicurazione di ingombro ridotto per agevolarne l’uso con corde, longe e/o con il moschettone del dispositivo di assicurazione;
  • due porta-materiali frontali rigidi per facilitare l’aggancio e lo sgancio dei rinvii;
  • due porta-materiali posteriori flessibili per accogliere l’attrezzatura e uno posteriore per il posizionamento degli accessori;
  • due passanti laterali per moschettoni porta-materiale e anello posteriore per sacchetto porta magnesite.

Test sul campo

Testato nella taglia “M” che è una delle 4 misure disponibili, anche per questa new entry in casa CT ciò che colpisce di primo acchito è l’estrema leggerezza (soli 345 g per la tg. M!) e l’ingombro ridotto. Ho avuto occasione di indossarlo in giornate di multipitch su roccia così come in giornate in falesia.

Le tre fibbie consentono una precisa e facile regolazione, anche con mani guantate e l’eliminazione di una fibbia (presente in altri modelli come il WALL) non si fa notare sul versante della praticità. Appesi in sosta la sensazione è di completo confort, con il peso correttamente distribuito sulla fascia lombare che gode di un moderno sistema costruttivo: nonostante sia sostanzialmente sottile, riesce a garantire ottimo sostegno. Anche sui cosciali e nella zona dell’inguine la sensazione è sempre quella di comodità e leggerezza. Inoltre riesce a trovare facilmente posto in uno zaino dato l’ingombro davvero minimo per un’imbracatura di questo genere.

In parete la disposizione dei porta materiali consente un rapido accesso sia visivo che manuale; i due porta materiali frontali sono rigidi per velocizzare l’apertura dei moschettoni e sufficientemente ampi da ospitare un set da 12 rinvii più 4-5 friend. I due porta-materiali posteriori sono più morbidi e consentono al materiale di essere sempre spostato “in avanti” e quindi più disponibile. Un ultimo porta materiale è presente dietro centralmente, molto leggero e sottile, deputato (secondo me) ad ospitare ghiere e dispositivi di recupero necessari una volta arrivati in sosta, o altra attrezzatura che ha un limitato uso durante la scalata. Ad integrare quelli descritti, c’è un piccolo anello posteriore a cui legare il sacchetto del magnesio e due predisposizioni laterali per ospitare porta-materiali aggiuntivi in plastica, questi ultimi indispensabili se si ha con se martello e chiodi o se si adopera l’imbraco per scalate su ghiaccio (alloggio delle viti). Durante l’uso tale disposizione e forma degli accessori mi è parsa sempre funzionale, anche quando il materiale era cospicuo e necessitava di una sistemazione di rapido accesso (scalata trad). L’anello centrale posteriore risulta poco accessibile quando si arrampica con lo zaino, ma ciò è abbastanza inevitabile con tutti gli imbrachi (consiglio di serrare gli spallacci in modo che lo zaino “risalga”, lasciando più libera la parte lombare, facilitando l’accesso alla parte posteriore dell’imbraco).

Ottimo lavoro di alleggerimento è stato fatto sull’anello di servizio che risulta di larghezza ridotta il che agevola il collegamento di longe che siano esse di corda o fettuccia e il collegamento di moschettoni per le manovre di assicurazione. Sufficientemente robuste le asole del cinturone e dei cosciali, anello debole sul lungo periodo un po’ per tutte le imbracature.

Pro

  • Comodità ottima se comparata al peso e all’ingombro, conservando la polivalenza di un imbraco regolabile
  • Funzionalità nel numero e disposizione dei porta-materiali
  • Ottimo rapporto qualità/prezzo

Contro

  • l’aggiunta di ulteriori due alloggiamenti per porta materiali aggiuntivi in plastica non avrebbe guastato nel caso di uso su cascate di ghiaccio

Giudizio finale

Imbracatura che sto usando con grande soddisfazione su vie in ambiente, multi-pitch sportive e trad-climbing; insomma non delude in tutte quelle circostanze in cui occorre ridotto peso ed ingombro ma c’è tanto materiale da avere con se’. Voto: 9 su 10

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Via “BEATRICE”, Montagna Spaccata, Gaeta

Approfitto di questa uscita su una famosa e panoramica via della scogliera di Gaeta per iniziare il test sul campo di nuovi prodotti del brand italiano Climbing Technology con cui ormai collaboro da anni. Si tratta dei rinvii BERRY SET DY (https://www.climbingtechnology.com/…/berry…/berry-set-dy) testati nella lunghezza di 17 e 22 cm. Evidenziano subito un ridotto ingombro sull’imbraco, caratteristiche che ne sottolinea il carattere da “via lunga”, terreno dove il materiale da portare con se aumenta ed a volte anche l’avvicinamento: un set da 12 è sostanzialmente “invisibile”, tanto che mi sono chiesto diverse volte se li avessi con me!
Test con video dedicato nel mese di dicembre su questi schermi!

 

 

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Soste su vie sportive e manovra con anello chiuso

Terzo tutorial della serie, questa volta si parla di soste in arrampicata sportiva su vie monotiro. Questa è la prima parte; la seconda, che tratta della “manovra con anello chiuso” sarà inviata agli iscritti alla newsletter di questo sito il 30/3/2020. Buona visione!

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  • Spigolo di paletto
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“Spigolo di Paoletto”, Parete N, Corno Piccolo, Gran Sasso

Via ormai divenuta una classica e spesso ripetuta, anche da chi si approccia per le prime volte all’arrampicata sul Gran Sasso. Poco il materiale in posto, quindi necessaria una buona padronanza nell’uso di protezioni mobili.

Le soste sono attrezzate con chiodi e/o chiodi e fix, da verificare sempre lo stato dei cordoni.

Materiale: fettucce, buon assortimento di friend medio-grandi, un set di dadi.

“Spigolo di Paoletto” parete N del Corno Piccolo, Gran Sasso

P. Coccia, M. Florio, A. Passariello il 17/8/1974

200m / 5L; D, V; 5a, R2, II.

Relazione basata su rp del 28/6/2019

Spigolo di Paoletto, tracciato

Accesso

Dall’arrivo della funivia che dal piazzale di Prati di Tivo conduce alla Madonnina prendere il sentiero Ventricini fino a raggiungere il secondo canale che solca il versante N del Corno Piccolo. Iniziare a risalire i protoni seguendo labili tracce, aggirare sulla dx una bastionata rocciosa, risalire ancora un canale e pervenire alla base, poco a sx del Canale di Mezzo.

Attacco

Una quindicina di metri a dx dell’evidente diedro della via “Iskra”.

Relazione

L1 Con percorso non obbligato risalire la placconata ricca di fessure e diedrini (1 ch) facendo attenzione ad evitare tratti di roccia rotta, fino a pervenire ad un ampio terrazzo, sbarrato da un tetto obliquo. Sosta su chiodi. (45 m, IV)

L2 Traversare a dx orizzontalmente per 4m (tralasciare la fessura che si nota in alto sul tetto, con chiodi; si tratta di una variante di V+/VI), portarsi sullo spigolo (friend), salire qualche metro in leggero obliquo a sx fin quasi a raggiunger il margine della parete che termina in uno spigolo. Da qui tornare a sx traversando (passo delicato in placca, V), poi seguire una fessura con attacco non scontato (IV+) che si fa man mano più facile. Sostare appena alla sua dx. Sosta su chiodi  e fix con cordoni. (45m, V)

L3 Si prosegue facilmente per placche, puntando ad una parete più verticale, sostando alla sua base. Sosta su ch. (25m, III+)

L4 Si sale dritti alla sosta (cless), poi in obliquo a dx (V), con passo atletico ma su prese buone si esce fuori dal tratto chiave; si prosegue dritti (III) fino raggiungere l’ampio terrazzo che taglia la parte terminale del pilastro. Sosta su fix e ch. (40m, V)

Da qui due opzioni

L5 Si sale a dx dello spigolo e si sale fino al termine dello sperone (50m, II)

oppure

L5 della via “Iskra” Ci si porta a sx dello spigolo a prendere una fessura (friend incastrato), la si affronta (V) fino ad uscire in una zona di placche (friend); in obliquo a sx si perviene ad una sosta. Sosta su resinato e ch. (50m, V)

DISCESA

Si traversa a dx faccia a monte a prendere il Camino di Mezzo. Oppure dall’ultimo sosta di Iskra con 3 doppie (corde da 50m min.) si scende sfruttando le soste della via “Kima”.

 

Riccardo Quaranta – Guida Alpina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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“Spyroid” Grotta delle Ciaole (M. Croce Matese)

Prima ripetizione per questa via firmata Riccardo Quaranta e Dario D’Alessio aperta nel 2010 e ripetuta integralmente per la prima volta da Riccardo Quaranta e Laura D’Alessandro il 26/2/2019.

Si tirano ormai le somme di questa stagione invernale del 2019, un po’ come tutti gli anni ci si inizia a voltare indietro e vedere come è andata. Da un punto di vista climatico ormai il “global warming” è ineludibile ed anche le nostre attività di alpinismo ne risentono e non poco. Quindi ampio spazio al misto ed alle fughe nelle finestre temporali in cui le condizioni sono ok. Da far coincidere sempre con la disponibilità di tempo libero e compagno/a all’altezza.

Quest’anno mi sono voluto regalare questa prima ripetizione di questo itinerario aperto nel 2010 e che rappresenta uno dei percorsi più abbordabili dell’intera parete della “Grotta delle Ciaole”, nome con cui viene normalmente indicata l’intera parete N di M. Croce Matese, Roccamandolfi (IS). Ripercorrere quei ricordi a distanza di così tanti anni è stata un’esperienza bellissima che ho cercato di tradurre in immagini nel video che segue. In fondo riporto la relazione dell’itinerario. Buona montagna!

Il video della prima ripetizione di “Spyroid” Grotta delle Ciaole

RELAZIONE (dalla 1 rp)

“SPYROID” 200m c.ca TD, II+, AI 3+ Parete N M. Croce Matese (Grotta delle Ciaole)

R. Quaranta e D. D’Alessio il 23/3/2009 ed il 2/2/2010. I rp R. Quaranta e L. D’Alessandro il 26/2/2019

ACCESSO (indicazioni date sempre faccia a monte dove non specificato)

La Grotta delle Ciaole si raggiunge dal comprensorio sciistico di Campitello Matese, San Massimo (Campobasso). Raggiunto il parcheggio della stazione sciistica ci si dirige a piedi verso l’arrivo dell’impianto di risalita “S.Nicola”. Da questo inizia il sentiero estivo che conduce a M. Miletto e che parte in una faggeta appena sopra l’impianto descritto (segnaletica rada Cai sugli alberi). Dopo 20′ si esce fuori dal bosco e si può ammirare in tutta la sua bellezza la parete N. di M. Croce Matese. Si percorre la base del conoide di neve che è sotto la parete puntando al pilastro più marcato sul margine dx e prima di un evidente ed incassato canale che delimita la parete stessa sulla dx. Quando si arriva in corrispondenza del pilastro si inizia a salire (la grotta non è visibile se non all’ultimo) raggiungendo lo sgrottamento dove è possibile sostare e prepararsi. ATTENZIONE: tutto il pendio nevoso, dall’uscita del bosco all’attacco della parete, e mediamente per tutta la sua larghezza, è soggetto a rischio valanghe, pertanto bisogna valutare attentamente lo stato del manto prima di attraversarlo e salirlo.

ATTACCO

Dalla Grotta l’attacco è sito una ventina di metri a dx di un grosso diedro obliquo da sx verso dx; a volte è visibile anche uno spit alla base dove è possibile auto-assicurarsi prima di partire. NOTA: valutare se i pendii a dx del grande diedro hanno già scaricato (grande conoide alla base ed erba visibile in parete) altrimenti la salita è fortemente sconsigliata!

Attacco e primo tiro da S0 (spit ma non sempre scoperto da ghiaccio)

L1 (20-30m a seconda del conoide di neve alla base; 80° passo a 90°) : si sale la placca di AI con andamento ad “arco” restando sotto un tetto che piega da dx verso sx (vedere foto sopra), 80°; si perviene così a qualche metro del grande diedro che chiude la parete sulla sx; non lo si raggiunge ma si sale dritti (passo a 90° su misto o ghiaccio sottile, protezione distante) per raggiungere la nicchia sovrastante dove si sosta sotto un grande tetto. Sosta su due fix con maglie rapide da collegare

L2 (55m, 60°, passo a 90° oppure 70° su erba gelata) Da S1 si traversa a dx (fix con cordone) per qualche metro, poi dritti ad affrontare il diedro con asso di misto e AI a 90° (affrontato in apertura). Oppure, se i pendii a dx sono in condizione, continuare a traversare per qualche metro, poi salire (70°) e per erba gelata riavvicinarsi al diedro sulla sx. Superare una sosta a chiodi con cordino (sosta di abbandono di una ritirata) e continuare fino a dove la pendenza cala, appena prima di una specie di valletta, sostando sul diedro a sx. Sosta: 2 fix con maglie rapide da collegare.

L3 (60m, 60° e passo a 80°) Ora il diedro si apre e diventa vera e propria parete; continuare a costeggiarla salendo 15m di pendio di AI facile verso una strettoia (passo a 80°), poi nuovamente su facile pendio di AI fino quasi a termine corda. Sulle rocce a dx, generalmente fuori dalla neve), si sosta su 2 fix con golfari. Sosta: 2 fix con golfari da ferramenta

L4 (60m, 50° e 60°) Si riprende a salire sempre tenendosi a dx del grande diedro-parete fin quasi a fine corda; sempre sulla dx si sosta su 2 fix con goffrai (potrebbero essere non visibili causa neve). Sosta: 2 fix con golfari da ferramenta

L5 (30m 40° e 30°) Con qualche altro metro di pendio nevoso si esce fuori dalle difficoltà, raggiungendo una zono pressoché pianeggiante, Sosta su spuntone da attrezzare.

DISCESA

O con 3 doppie da 60m lungo la via, unendo primo e secondo tiro (soste attrezzate fino alla quarta lunghezza) o a piedi. Nel secondo caso, senza perdere quota, traversare in direzione NW puntando ad un’ampia radura con pilone in ferro (“Stazzo delle pecore”); dal pilone con una doppia da 60m si torna sul margine dx dell’ampio anfiteatro (alternativa alla doppia è riallacciarsi al sentiero estivo che conduce a M. Miletto). Si ridiscende il conoide di neve (valutarne la stabilita) e poi ci si riallaccia al percorso di andata (20′). In caso di scarsa visibilità e se non si possiede un gps, è consigliabile la prima soluzione.

RICCARDO QUARANTA GUIDA ALPINA UIAGM

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VIA “CHIARAVIGLIO-BERTHELET” – PUNTA DEI DUE, CORNO PICCOLO

La Chiaraviglio Berthelet è un itinerario di grande respiro sulla splendida roccia del Corno Piccolo. Quasi 500m di sviluppo per una delle creste da non mancare nel gruppo del Gran Sasso.

ATTACCO

Dalla Sella dei due Corni ci si sposta sotto la verticale della Punta dei Due, l’attacco è in un ampio diedro-camino segnalato con evidente triangolo dipinto con vernice verde.

DESCRIZIONE

Le difficoltà sono contenute nel tratto iniziale della via che si supera con 2 (meglio 3) tiri di corda. Si inizia con un ampio diedro articolato che arriva ad una ampia cengia sbarrata sul fondo da rocce verticali. Ci si sposta a questo punto su una rampa a sx, con bellissima esposizione sul sottostante Vallone dei Ginepri, per itinerario logico si perviene ad un traverso da affrontare in tecnica Dulfer, (chiodo all’inizio ed alla fine del tratto più difficile), fino alla base di un ampio camino (sosta da attrezzare). Si affronta quest’ultimo superando prima una clessidra con cordino (pressoché inutile), si giunge ad un chiodo al centro del pilastro che sbarra il camino, poi si esce a dx (tratto chiave), proteggendosi agevolmente su una catena presente quasi all’uscita. Si sosta su spit nuovo ed ampia cengia con vista spettacolare sul Vallone delle Cornacchie. Da questo punto in poi si prosegue in conserva, lungo l’itinerario che è sempre segnalato mediante triangoli verdi dipinti sulla roccia. Tra i punti più famosi e panoramici c’è la “Finestra della Chiaraviglio”, caratteristico scorcio creato da un grande monolite poggiato in orizzontale su due pareti verticali parallele…

La finestra della Chiaraviglio

Altro tratto tecnico da affrontare è una piccola discesa da affrontare in corda doppia (sosta attrezzata) di circa 15m, tratto che è superabile anche disarrampicando con difficoltà di III/III+

Si giunge infine quasi al termine dell’itinerario quando ecco che si presenta un altro tratto bellissimo ed esposto, sempre da affrontare con tecnica Dulfer. Consiglio qui di fare un piccolo tiro (il tratto è lungo non più di una quindicina di metri), potendo anche sfruttare una sosta che è adoperata per le calate verso la sottostante ferrata Danesi, da chi proviene dalle vie di arrampicata dei versanti Est della Torre Cicchetti e del Torrione Aquila. All’inizio è presente un chiodo, il traverso poi è difficilmente proteggibile; si perviene così ad una cengia da dove è possibile far sicura al secondo da una clessidra scavata con cordino.

Stefano alle prese con l’ultimo esposto traverso..

Seguono alcuni altri brevi tratti di arrampicata veri e propri (tra cui una discesa in una spaccatura poco agevole con gli zaini) prima di arrivare in vista delle prime scalette della ferrata Danesi. Da queste è possibile proseguire per la cima del Corno Piccolo, oppure ridiscendere e tornare alla Sella dei due Corni.

Meglio delle mie parole e delle sole foto spero possano mostrare la bellezza di questi luoghi e di questo itinerario, il video realizzato durante la salita on compagnia di Stefano. Giornata magica in un posto magico, su un pezzo di storia che non può mancare negli appassionati di alpinismo di questo gruppo montuoso. Buona visione!

 

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PESCOPENNATARO VERTICALE 2017

PROGRAMMA ATTIVITA’

Sabato 23 settembre

Ore 10.00
Ritrovo nella piazza di Pescopennataro presso Roxy Bar Pescopennataro
Ore 10:30
Arrampicata libera alla scoperta degli itinerari presenti nel paese
Pausa pranzo
Pomeriggio
Highline project di Luca Geko Luciani e Valerio De Luca..cosa ci riserveranno quest’anno i due “funamboli” ormai ospiti fissi della manifestazione? Venite a scoprirlo insieme a noi!
Ore 15:00
Workshop: conoscenza ed uso dei freni in arrampicata sportiva. Sei davvero sicuro di saper usare il tuo freno abituale?!?! Una panoramica sull’uso dei più diffusi sistemi di sicura cercando di comprenderne e testarne i pro e i contro. Test pratici individuali.
Costo della lezione 20,00 euro/persona comprensiva di: supervisione della Guida con RCT, materiale ad uso personale. Indispensabile prenotazione entro il 18 settembre scrivendo a info@riccardoclimbing.com

Ore 18:00

Aperitivo presso Roxy Bar di Pescopennataro, dove sarà possibile degustare dell’ottima birra artigianale

Ore 19:00
Proiezione a cura di Bruno Vitale dal titolo “GRAN SASSO: STORIE VERTICALI” presso Abete Bianco – Pescopennataro
Ore 20:00
Cena presso Abete Bianco Ristorante e Parco Attrezzato – Pescopennataro (necessaria prenotazione) Rif. Maria, cel. 3403657885

Domenica 24 settembre

Ore 9:00
Colazione presso Parco Attrezzato “Abete Bianco”.
Ore 9:30 -14:00
Workshop: trad climbing ed uso delle protezioni mobili. Momento formativo per chi volesse iniziare a scoprire l’uso delle protezioni mobili e questo stile di arrampicata.
Costo della lezione 20,00 euro/persona comprensiva di: supervisione della Guida con RCT, materiale ad uso personale. Indispensabile prenotazione entro il 18 settembre scrivendo a info@riccardoclimbing.com
Pausa pranzo
Ore 15:00 -17:00
Mini gara a premi di speed climbing
Una via da salire in top rope alla massima velocità possibile! Ogni partecipante avrà a disposizione 1 tentativo; saranno premiati i primi 3 maschi e le 3 donne che avranno ottenuto il tempo minore. Il costo dell’iscrizione al contest è di euro 5,00/persona.
Nel pomeriggio:
Highline project by Luca Geko Luciani & Valerio De Luca
Ore 18:00
Premiazione della Mini gara di speed climbing sul belvedere di Pescopennataro
Cena e saluti.
PER ENTRAMBE LE GIORNATE E’ POSSIBILE PRENOTARE TEST di ARRAMPICATA contattando la guida mediante una email a info@riccardoclimbing.com

DOVE MANGIARE/DORMIRE
Bar: “Roxy Bar” nella piazza del Paese
Risto-camping Parco Attrezzato Abete Bianco, Pescopennataro (IS). Rif. Maria, cel. 3403657885
B&B Masseria Acquasalsa Agnone Rif. Armando, cel. 3339657207

NOTA e RINGRAZIAMENTI
Questa manifestazione, giunta alla III edizione, nasce dal contributo di appassionati di arrampicata ed highline, di gente che vive e lavora sul territorio, di aziende e professionisti che lavorano nel campo della montagna e più in generale nel fornire servizi alle persone che trascorrono il loro tempo libero in questi luoghi o a coloro che “semplicemente” ci vivono; è supportata dall’Amministrazione comunale di Pescopennataro. Senza di loro tutto ciò non sarebbe possibile: per questo voglio dedicare un ringraziamento a chi continua a credere nello sviluppo del turismo legato agli sport outdoor e alla promozione dei luoghi magici dell’alto Molise.

LUCA LUCIANI e VALERIO DE LUCA, high liners
Climbing Technology (www.climbingtechnology.com)
PASSAGGIO CHIAVE, negozio di articoli da montagna (www.passaggiochiave.com)
Alta Quota, negozio di articoli da montagna (www.altaquota-shop.com)
Palestra di arrampicata “Orizzonti Verticali” (www.orizzontiverticali.it)
a. GUIDA ALPINA Riccardo Quaranta (www.riccardoclimbing.com)
PARCO ATTREZZATO ABETE BIANCO, pagina FB (https://www.facebook.com/abetebiancopescopennataro/…)
ROXY BAR, pagina FB (https://www.facebook.com/roxybarpescopennataro/)

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